Un tizio più o meno conosciuto che di cognome faceva Einstein, una volta disse che non sapeva se sarebbe mai stata combattuta la terza guerra mondiale ma era certo che, nella quarta, ci si sarebbe dati battaglia con le clave. Le clave, quelle che usavano i nostri antenati, quelle con cui si dilettavano i famosi personaggi dei Flintstones nelle caverne in cui abitavano, le stesse che, in un tempo non troppo lontano, potremmo tornare ad usare. E, se non realmente, di certo nei meandri del nostro cervello. La tesi è dello studioso statunitense Nicholas Carr, il quale in un libro sostiene che, usando troppo internet, il nostro cervello regredisce. E da qui alle caverne la distanza è breve. Una giornalista de La Stampa ha intervistato lo studioso, approfondendo i rischi per le nostre sinapsi. Alla base della regressione c’è – secondo lo studioso – l’eccessivo bombardamento di notizie che affluiscono nella nostra mente. Ne consegue che quando, ad esempio, dobbiamo leggere un libro su carta, siamo preda di continue distrazioni. Internet funge da amplificatore delle distrazioni costanti che separano spesso noi dalla nostra mente. E’ la morte della creatività, il web crea un desiderio ed un bisogno incontrollati proprio come le droghe e senza di esso ci sentiamo spogli. Certo, internet facilita mille operazioni reali ma il prezzo da pagare potrebbe essere alto. La terapia? Rinunciare. Rinunciare per qualche ora a Facebook piuttosto che alle continue ricerche su Google e così via. Pensare, frenare, creare. Tornare a vivere fuori dalle caverne virtuali.
Dario La Rosa (Sicilia Informazioni - 7 ottobre 2010)
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