“Andate avanti. Non fermatevi ora”: è questo l’incitamento incessante e continuo, quasi imbarazzante, che riceviamo in queste settimane, in qualsiasi contesto o luogo ci troviamo, in qualsiasi angolo d’Italia.
Si tratta di un spinta prepotente e popolare, per certi versi inaspettata nelle dimensioni che ha assunto, e molto impegnativa nelle responsabilità che ne derivano.
Una spinta che proviene dai settori più disparati ed eterogenei, sia anagraficamente che socialmente e ideologicamente, della società italiana.
E’ come se avessimo fatto saltare un argine al disincanto e al distacco rassegnato con il quale si guardava da parte di tanti cittadini alla politica, rimettendo in movimento la speranza nella possibilità del cambiamento e nella fuoriuscita dal tunnel interminabile della “transizione italiana”.
E’ bene tenere nella più grande considerazione questo elemento nelle settimane che precedono appuntamenti fondamentali per la nascita del nostro nuovo movimento politico. E allora va bene la stesura di un programma/manifesto, va bene l’individuazione di percorsi organizzativi, va bene la definizione di organismi e gruppi di lavoro, vanno bene le riunioni e gli approfondimenti.
Bisogna però avere ben chiaro che due elementi sono imprescindibili e rappresentano il vero perimetro pubblico e politico della nostra nuova impresa e dello stato nascente della nostra identità: la coerenza e l’esempio.
La coerenza nei comportamenti parlamentari su “temi sensibili” come legalità e giustizia: quindi una chiusura netta a qualsiasi ulteriore legge ad personam e un impegno a viso aperto per rendere operative immediatamente rigorosissime norme anticorruzione e antimafia.
E poi la coerenza in un percorso aggregativo nel quale i mezzi devono essere adeguati ai fini, iniziando a tenere ben lontani facce e storie politiche legate a concezioni e prassi clientelari o comunque spregiudicate nella ricerca del consenso.
Solo così riusciremo a rappresentare il terminale della prepotente domanda di “nuovo” che nasce dalla società italiana. Idee forti e uomini all’altezza di una Italia diversa.
A 150 anni dall’unità nazionale, tornare a rappresentare un’Italia profonda, semplice e moderna ma coerente con una storia antichissima e nobile.
Quell’Italia che ritroviamo negli occhi orgogliosi e felici dei vecchi e dei bambini e che vediamo mortificata e umiliata negli sguardi spenti e nelle mani umide di cricche, mafie e affaristi privi di scrupolo: la faccia al Sole dell’Italia. Quella che amiamo e che possiamo tornare a far prevalere.
Fabio Granata (Il Fatto Quotidiano - 19 ottobre 2010)
Si tratta di un spinta prepotente e popolare, per certi versi inaspettata nelle dimensioni che ha assunto, e molto impegnativa nelle responsabilità che ne derivano.
Una spinta che proviene dai settori più disparati ed eterogenei, sia anagraficamente che socialmente e ideologicamente, della società italiana.
E’ come se avessimo fatto saltare un argine al disincanto e al distacco rassegnato con il quale si guardava da parte di tanti cittadini alla politica, rimettendo in movimento la speranza nella possibilità del cambiamento e nella fuoriuscita dal tunnel interminabile della “transizione italiana”.
E’ bene tenere nella più grande considerazione questo elemento nelle settimane che precedono appuntamenti fondamentali per la nascita del nostro nuovo movimento politico. E allora va bene la stesura di un programma/manifesto, va bene l’individuazione di percorsi organizzativi, va bene la definizione di organismi e gruppi di lavoro, vanno bene le riunioni e gli approfondimenti.
Bisogna però avere ben chiaro che due elementi sono imprescindibili e rappresentano il vero perimetro pubblico e politico della nostra nuova impresa e dello stato nascente della nostra identità: la coerenza e l’esempio.
La coerenza nei comportamenti parlamentari su “temi sensibili” come legalità e giustizia: quindi una chiusura netta a qualsiasi ulteriore legge ad personam e un impegno a viso aperto per rendere operative immediatamente rigorosissime norme anticorruzione e antimafia.
E poi la coerenza in un percorso aggregativo nel quale i mezzi devono essere adeguati ai fini, iniziando a tenere ben lontani facce e storie politiche legate a concezioni e prassi clientelari o comunque spregiudicate nella ricerca del consenso.
Solo così riusciremo a rappresentare il terminale della prepotente domanda di “nuovo” che nasce dalla società italiana. Idee forti e uomini all’altezza di una Italia diversa.
A 150 anni dall’unità nazionale, tornare a rappresentare un’Italia profonda, semplice e moderna ma coerente con una storia antichissima e nobile.
Quell’Italia che ritroviamo negli occhi orgogliosi e felici dei vecchi e dei bambini e che vediamo mortificata e umiliata negli sguardi spenti e nelle mani umide di cricche, mafie e affaristi privi di scrupolo: la faccia al Sole dell’Italia. Quella che amiamo e che possiamo tornare a far prevalere.
Fabio Granata (Il Fatto Quotidiano - 19 ottobre 2010)
Nessun commento:
Posta un commento
Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.