Scriveva
Max Weber nel 1918 in 'La politica come professione': «I programmi di
governo hanno un significato quasi puramente fraseologico». Sono cioè
solo «parole, parole, parole» per citare una vecchia canzone di Mina. Ne
abbiamo un esempio paradigmatico nella campagna elettore di queste
settimane. Tutti promettono tutto e di tutto: abolizione dell'Imu,
riduzione dell'Imu, riduzione delle tasse in generale, lavoro per i
giovani, crescita. Dopo le elezioni di febbraio, chiunque le vinca,
l'Italia dovrebbe diventare il Paese di Bengodi. Ma il campione dei
campioni della fraseologia non poteva essere che Silvio Berlusconi con
la sua proposta-choc: «Nel primo Consiglio dei ministri restituiremo
l'Imu pagata per la prima casa nel 2012. Subito. Cash.» Come? Elementare
Watson: « Sottoscriveremo un accordo con la Svizzera per la tassazione
delle attività finanziarie detenute dai cittadini italiani oltre
confine. Un'operazione che vale una tantum 25-30 miliardi». Paolo
Bernasconi, ex procuratore capo di Lugano, ha osservato:« Quella di
Berlusconi mi sembra una proposta del tutto onirica innanzitutto perchè
viene da un ex premier il cui ministro dell'Economia ha sempre visto
come fumo negli occhi un patto fiscale con la Svizzera. Dubito che un
nodo rimasto insoluto per anni possa sciogliersi per una frase lanciata
dalla tribuna di un comizio. Tanto più che qui da noi, nel frattempo, è
cresciuto un sentimento anti-italiano. Eppoi le cifre indicate da
Berlusconi sono del tutto aleatorie: non sappiamo qual'è l'ammontare dei
patrimoni italiani in Svizzera, non sappiamo quale sarebbe l'aliquota
loro applicata, possiamo piuttosto prevedere che molti soldi, alla
notizia di una possibile tassazione, lascerebbero la Svizzera per altri
lidi. Infine c'è una questione di tempi. Anche ammesso che le
delegazioni italiana ed elvetica raggiungano un accordo, occorrerà
l'approvazione del Parlamento. E poichè buona parte dell'opinione
svizzera è contraria ai patti fiscali si andrebbe incontro a una
raccolta di firme e a un referendum. Quindi, anche nella migliore delle
ipotesi, Roma non vedrebbe i primi soldi da Berna prima di quattro o
cinque anni».
Ma,in
fondo, non ci vuole la competenza tecnica di Paolo Bernasconi per
capire che quella di Berlusconi è la solita favola raccontata agli
italiani. E a noi le favole piacciono tanto, salvo, al momento del
dunque, andare a sbattere il muso contro la dura realtà, come accadde
con Mussolini. Capisco che si potesse credere a Berlusconi nel 1994,
quando 'scese in campo', anche se già qui c'era una stranezza perchè,
dopo Mani Pulite e il marciume partitocratico che aveva scoperchiato,
gli italiani dicevano di volere una Seconda Repubblica, pero' votarono
in massa per un imprenditore che era stato il principale sodale
economico di colui che era ritenuto l'emblema stesso della Prima
Repubblica e della sua corruzione, Bettino Craxi. Comunque Berlusconi si
presento' come 'l'uomo della Provvidenza' e gli italiani ci credettero.
Ma sono passati 18 anni, una vita, la nostra. Berlusconi ha governato
per dieci anni, per otto è stato capo assoluto dell'opposizione. Sfido
chiunque a sostenere che l'Italia di questi 18 lunghissimi anni sia, in
qualsiasi campo, migliore di quella del 1994. Si è rivelata anzi di gran
lunga peggiore. Come 'uomo della Provvidenza' Berlusconi ha fallito
completamente. Non ha fatto miracoli, non ha camminato sulle acque, ma
ha potentemente contribuito ad affondarvi i suoi concittadini. Del resto
uomo abbarbicato in modo patologico al potere com'è non lo avrebbe
precipitosamente lasciato se non avesse temuto, nello tsunami generale,
di affogare anche lui. Ora è venuto il momento di un'altra favola, meno
idilliaca. Si puo' gridare « Al lupo ! » una, due, tre volte. Ma alla
quarta la gente non ti crede più.
Massimo Fini (Il Gazzettino, 8 febbraio 2013)
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