Devo ai
lettori del Corriere,
una meravigliosa comunità civile, un piccolo rendiconto della mia seconda
direzione. Ho avuto l’onore di guidare questa straordinaria redazione per
dodici anni complessivi. Un privilegio inestimabile. All’editoriale Corriere
della Sera fui assunto, giovanissimo praticante, la prima volta nell’ottobre
del ‘73. La proprietà era ancora Crespi. I Rizzoli sarebbero arrivati l’anno
dopo. Il Corriere era stato il mio sogno giovanile, è diventato la mia casa, la
mia famiglia. Il rapporto di lavoro con gli editori pro tempore si conclude
oggi, come è ormai noto da nove mesi. Il legame sentimentale con il giornale
era e resta indissolubile.
Nell’aprile
del 2009, al momento
di assumere la seconda direzione, scrissi che il Corriere - lungo il
solco della sua tradizione liberaldemocratica - ambiva a rappresentare
«l’Italia che ce la fa». Credo che vi sia riuscito perché è stato indipendente,
aperto e onesto. Ha svolto il ruolo che compete a un grande organo
d’informazione, orgoglioso dei suoi valori e di una storia di ormai 140 anni.
Ha dato spazio e rappresentatività a un’Italia seria, laboriosa, proiettata nel
futuro e nella modernità. Il Corriere non è stato il portavoce di nessuno,
tantomeno dei suoi troppi e litigiosi azionisti. Non ha fatto sconti al potere,
nelle sue varie forme, nemmeno a quello giudiziario. Ha giudicato i governi sui
fatti, senza amicizie, pregiudizi o secondi fini. E proprio per questo è stato
inviso e criticato. Chi scrive ha avuto lunghe vicende giudiziarie con gli
avvocati di Berlusconi, con D’Alema e tanti altri. Al nostro storico
collaboratore Mario Monti - che ebbe, per fortuna dell’Italia, l’incarico dal
presidente Napolitano di guidare il governo - non piacquero, per usare un
eufemismo, alcuni nostri editoriali. Come a Prodi, del resto, a suo tempo.
Pazienza.
Del giovane
caudillo Renzi, che dire? Un maleducato di talento. Il Corriere ha appoggiato le
sue riforme economiche, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo
di interpretare il potere. Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche.
Personalmente mi auguro che Mattarella non firmi l’Italicum . Una legge
sbagliata. Ad alcuni miei - ormai ex - azionisti sono risultate indigeste
talune cronache finanziarie e giudiziarie. A Torino come a Milano. Se ne sono
fatti una ragione. Alla Procura di Milano si sono irritati, e non poco, per
come abbiamo trattato il caso Bruti-Robledo? Ancora pazienza. L’elenco potrebbe
continuare.
Con il tempo, cari lettori, ho imparato che i
giornali devono essere scomodi e temuti per poter svolgere un’utile funzione
civile. Scomodi anche quando sono moderati ed equilibrati come il Corriere
. La verità è che i bravi giornalisti spesso ne sanno di più di coloro che
vorrebbero zittirli. In questo Paese, di modesta cultura delle regole,
l’informazione è considerata da gran parte della classe dirigente un male
necessario. Uno dei tanti segni di arretratezza. Piaccia o no, le notizie sono
notizie. I fatti sono i fatti, anche quando smentiscono le opinioni di chi
scrive. E le inchieste sono un dovere civile, oltre che professionale. Perché
le democrazie si nutrono di trasparenza e confronto, di attenzione e rispetto.
Dove c’è trasparenza c’è riconoscimento del merito, concorrenza e crescita.
Nell’opacità si regredisce. Una società democratica non deperisce solo se ha
un’opinione pubblica avvertita e responsabile, alla quale - come diceva Luigi
Einaudi, collaboratore del Corriere e presidente della Repubblica -
devono essere forniti gli ingredienti utili per scegliere. Non solo nelle urne
ma nella vita di ogni giorno. Conoscere per deliberare. L’opinione pubblica,
architrave di una democrazia evoluta, è composta da cittadini con spirito
critico non da sudditi che se le bevono tutte. E le opinioni vanno rispettate.
Tutte.
Il giornale
si è distinto in questi anni per aver promosso un tavolo costante di confronto
fra idee diverse, salvo dire
quando era necessario, la propria. Errori ce ne sono stati. E non pochi. La
colpa è esclusivamente mia. Un esempio? I giornali dovrebbero tutelare di più
le persone coinvolte in fatti di cronaca o inchieste. Non sono oggetti
inanimati delle notizie o protagonisti involontari di una fiction . Hanno
famiglie e sentimenti. La loro dignità va sempre salvaguardata e l’onore
restituito quando è il caso.
Poche cifre,
credo significative,
sull’andamento in questi anni del sistema Corriere della Sera che ha
raggiunto una vastità e complessità, come vedremo, non a tutti nota. Dal
quotidiano - nelle sue diciassette edizioni locali, nelle versioni digitale e
cartacea, online, e su smartphone - ai supplementi Sette , La Lettura ,
Corriere Economia , Io Donna , ViviMilano , Corriere Eventi , Corriere
Innovazione , Living e Style . In un mercato assai difficile se non drammatico
per l’editoria, il sistema Corriere ha realizzato nel 2014 un giro d’affari di
poco inferiore ai 300 milioni, con una redditività dell’11%, in crescita
rispetto all’anno precedente quando era stata del 9%. E questo nonostante il
crollo degli introiti pubblicitari, diminuiti del 40% circa in sei anni.
Efficienze e risparmi, negli ultimi due esercizi, sono stati pari a 45 milioni.
La redditività della parte stampa è del 7 per cento, di quella digitale del 16.
La casa editrice di libri e pubblicazioni collaterali a marchio Corriere è
diventata in questi anni una delle principali del mercato italiano. L’anno
scorso ha realizzato un fatturato di 30 milioni e un margine, in crescita, di
10.
Il Corriere
conserva la sua leadership nella diffusione (carta più digitale) con 421 mila
copie nella media del 2014. È quello che ha più lettori nei quotidiani
d’informazione generalista. Nelle ultime due rilevazioni Audipress ha superato
- e non accadeva da anni - il suo più diretto concorrente, con 2 milioni e 617
mila lettori giornalieri. Corriere.it , che ha rinnovato profondamente
la propria offerta (non senza qualche problema tecnologico, che ammettiamo),
con la diretta tv dei principali avvenimenti, ha circa 2 milioni e mezzo di
utenti unici al giorno, più di 30 milioni di pagine viste. Straordinario il
successo dei video: nel solo mese di febbraio gli streaming sul nostro sito
sono stati 24 milioni, contro i 16 del nostro diretto concorrente.
L’editoria
digitale del Corriere ha conosciuto una fase di grande sviluppo. Dalle
videoinchieste alle docufiction . Sono stati creati blog multiautore di
rilevante successo (come la 27esima ora oggi anche radio), prodotte alcune
importanti webseries (dalla Mamma Imperfetta al Viaggio di Vera , alla Scelta
di Catia , all’ultimo La Resistenza di Norma ). L’intero sistema Corriere è
presente su tutti i social network; su Twitter, per esempio, ha più di un
milione di followers . Un cenno solo all’attività sociale. La onlus Un Aiuto
subito , creata dal Corriere nel ‘97, è intervenuta, dopo tutte le più
grandi sciagure, terremoti e inondazioni, a favore delle popolazioni colpite,
impiegando i fondi ottenuti grazie alla generosità dei lettori (in totale oltre
40 milioni). Le realizzazioni sono documentate sul nostro sito.
Tutti questi
risultati sono stati possibili grazie a una grande redazione, al condirettore Luciano Fontana,
ai vicedirettori Antonio Macaluso, Daniele Manca, Venanzio Postiglione,
Giangiacomo Schiavi, Barbara Stefanelli. Sono certo che con la nuova direzione
il Corriere sarà ancora più autorevole, forte e innovativo. A tutti i
colleghi, al direttore generale Alessandro Bompieri e al suo staff, va la mia gratitudine.
Ai lettori, molti dei quali in questi giorni non mi hanno fatto mancare i segni
della loro vicinanza, un grande e ideale abbraccio.
Ferruccio de Bortoli (fdebortoli2@gmail.com)
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