Quando ho scoperto di far parte
dei baby boomers
(nati tra il 1946-1965 e vissuti nell’epoca della fondamentale invenzione del computer)
ho sentito un pizzico d’orgoglio, dovuto forse all’espressione anglofona che riecheggia
una forza dinamica in progressiva, incessante crescita.
Moto d’orgoglio in verità
subito sopito, per aver appreso che tale “prorompente” fascia generazionale è
stata abbondantemente superata dalle progenie successive, invero meno numerose, denominate, con un richiamo ancor più
futurista, “X” e ““Millenials””.
La sensazione si è trasformata in
amarezza, avendo preso coscienza che la generazione “baby-boomers” è anche
quella in cui le conoscenze (lavorative e non solo) acquisite negli anni,
perdono più velocemente valore sotto la scure di un processo, mai sperimentato
prima, di generale sviluppo tecnologico e di “digitalizzazione” del mondo e
della nostra vita.
In passato, le persone più
anziane erano rispettate in quanto depositarie del “sapere” maturato e
tramandato negli anni. Oggi nel migliore dei casi sono oggetto di ironica
attenzione - per la minore fluidità nell’uso quotidiano della tecnologia - e
sono destinatarie di inviti, più o meno espliciti, a farsi da parte,
abbandonando le posizioni ritenute (in verità non sempre a torto) di ingiusto
privilegio dalle nuove generazioni.
Per fortuna di recente un amico
anglosassone mi ha detto “Experience will
give you wisdom!”. Se il “sapere” acquisito nel tempo tende in parte a
svalutarsi, il valore della “saggezza” maturata
con l’esperienza (nelle sue diverse dimensioni dell’assennatezza, equilibrio,
buonsenso, accortezza, discernimento, avvedutezza, ecc.) non invecchia, è “forever young”; origina nel passato ed è
sempre spendibile nel futuro.
Questa convinzione sconta forse
un pizzico di interesse personale, ma mi piace condividere l’approccio
culturale secondo il quale l’invecchiamento non è un problema ma un’opportunità (v. “Il Futuro che (non) c’è”,
Egea Editore) che agevola la società e l’economia nel produrre un benessere condiviso
cogliendo “i frutti positivi di tutte le stagioni della vita”.
P.T.
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