In questi
giorni hanno fatto molta notizia le considerazioni di Mentana, esternate a
caldo alla “sette” durante la conduzione di un suo telegiornale delle venti.
Premesso
che la libertà d'opinione è uno dei principi fondamentali in una democrazia, la
disquisizione vuole riferirsi essenzialmente alla funzione svolta dal
conduttore in quel momento, quella di giornalista, che non coincideva affatto
al ruolo tipico di un opinionista.
Sentire
dire, quindi, a un Enrico Mentana di essersi rammaricato per non aver saputo
censurare tempestivamente – nel corso della diretta del notiziario – le
esplicite accuse del Presidente del Consiglio dirette a specifici esponenti
dell'opposizione, non apparirebbe del tutto in linea con la professionalità
richiesta a chi da sempre si professa completamente libero: Giornalismo è
quello di fare cronaca.
La
“supercazzola” tirata fuori poi nel notiziario dell’indomani, durante la quale tendeva a dissertare, cercando di motivare le sue tesi, è apparsa peggiore
della scivolata occorsa il giorno prima. Nel suo dire, si sentiva il tipico
rumore di unghia sul vetro che “si avvicinava a quello di chi tenta di
arrampicarsi sugli specchi”.
Le
argomentazioni addotte sono sembrate più consone all’assuefazione, più inclini a
una rassegnata tolleranza verso altre forme si di violenza verbale – spesso
sguaiata e non sempre sollevata a proposito - che per taluni noti personaggi
dell’opposizione politica è divenuta ormai una regola che identifica e
caratterizza.
All’indomani,
quindi, è quasi sembrato di assistere a una di quelle posizioni sempre più
spesso assunte da quei genitori di figli che palesano maleducazione a scuola. Quelli che,
quando vedono riprese le “creature”, piuttosto che redarguirle in modo
appropriato ed energico per l’indisciplina, ne prendono invece aprioristicamente
le difese e pretendono anzi le scuse dal docente educatore.
In molti
hanno fortunatamente evidenziato l'inopportuno pentimento, esternato da Mentana
alla fine del collegamento in diretta con Palazzo Chigi. I colpi di scena evidentemente non
gli erano stati graditi e appare strano per uno che ha navigato in tanti mari.
Verrebbe
da dire, al riguardo, che l'autoreferenzialità già di per sè non è una gran
bella cosa, ma anche attribuirsi medaglie e stellette al fine di poter sostenere
una tesi di parte non è neanche elegante e non porta nemmeno tanto onore. Auto-certificarsi, poi, sull’irreprensibilità nelle varie
militanze – durante i differenti momenti della propria storia giornalistica -
non è sufficiente per autocelebrarsi e collocarsi da se nel Pantheon dei “santi
illuminati” della carta stampata.
Occorre,
a dire il vero, riconoscere che la questione in oggetto è purtroppo di più vasta portata.
Ormai sono tanti i soloni di ogni genere che pontificano dicendoci
ciò che è giusto e quello che non lo è: in pantalone o in gonnella.
Troppe
apparizioni in molti spazi dell’etere che non prevedono contraddittori
inebriano, alterano talvolta la percezione delle realtà e creano situazioni
strane. Come accade a colui che parla sempre davanti a uno specchio o dialoga
da solo con la telecamera. Alla lunga, dandosi sempre ragione, senza essere sfiorati da dubbi, si rischia in entrambi i casi di fare la stessa fine di Narciso.
Per
inciso, è noto che i podisti amanti delle maratone optano di percorrerne ogni
anno solo alcune; 42,195 km sono tanti e si sa per certo che il lungo percorso
massacra l’individuo: ogni corsa di fondo mette in crisi il fisico. E farne
troppe di maratone, metaforicamente parlando, oltre a pregiudicare la qualità
dei risultati, procura anche un certo annebbiamento al cervello.
In
conclusione si vuole però spezzare anche una lancia a favore, riconoscendo a Mentana il
merito di aver saputo introdurre in TV un nuovo metodo di conduzione in un
telegiornale, enfatizzando anche - a proprio modo - le notizie sugli accadimenti
giornalieri. E si può pure dire che, fatta eccezione per l’emulazione di Emilio Fede
nella volontà di aver voluto creare un nuovo “Brosio”, bisogna dargli atto
che resta fra il meglio che può oggi offrire la piazza. Del resto può sempre capitare a chiunque di poter scivolare su una buccia di banana, no?
© Essec
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