L'avvento
imprevedibile del pericoloso nemico killer Corona Virus ha anche creato un
congelamento dello status quo che ha, di fatto, generato un'istantanea ad alta
definizione della situazione socio-economica del paese Italia.
Dalla foto ingrandita, il dettaglio evidenzia una moltitudine di complessità a tutti note e che nessuno ha mai voluto ammettere, vedere e tantomeno tentare di risolvere.
E’ pur vero che sviluppare un’analisi di dettaglio appariva difficile, perchè i tanti colori sovrapposti, stratificati o nascosti, necessitavano di osservazioni molto attente.
Ora, oggi, vedere è però possibile, perché la staticità fermata con l'istantanea fotografica scattata consente di evidenziare ogni minimo dettaglio e una attenta osservazione non nasconde più, in ogni caso, i piani sovrapposti.
Fino a ieri, nella visione prospettica di un'immagine piana, non si era solo portati a non immaginare quanto potesse esserci di realmente sommerso. Nel film che scorreva giornalmente del nostro vivere frenetico, nessuno si era mai voluto preoccupare di visionarne i frames, rallentandone magari la sequenza.
Tutto questo ci ha sempre portati a tollerare, a far finta di niente, a pensare che i problemi fossero marginali, a non porci domande e, in assenza di intellettuali di spessore, a illuderci nel credere agli stereotipati slogan dei politici e degli amministratori, alla bellezza del nostro “sociale” umano 2.0, il Truman Show dei nostri tempi.
Sono tante le tessere che compongono il mosaico di un complesso paese. Stante il fermo immagine e il decorrere rallentato, cerchiamo per un attimo di impegnarci nell'abbozzare una analisi osservando ogni pixel della gigantografia fotograficamente prodotta; guardando magari i dettagli del plastico ricostruito, come fossimo archeologi che classificano i singoli reperti scoperti.
Chiamiamo in nostro ausilio anche tecnici e scienziati esperti, per valutare la qualità e la consistenza delle componenti che costituiscono il puzle tridimensionale da sottoporre a verifica.
Il plastico ricostruito attraverso la fotografia, con un’attenta scansione, mostrerà la natura di tutti gli elementi, mobili e immobili; anche la struttura di ciò che proietta ombre e la corrispondenza alle ombre stesse; lo spessore e la tenuta delle fondamenta, la consistenza della eventuale ruggine, delle muffe, la valenza delle singole componenti meccaniche che assicurano il dinamismo del contesto sociale in esame.
Attraverso una dettagliata analisi non potrà, quindi, non emergere la coesistenza di un’economia sana apparentemente contrapposta e che spesso s’integra con quella sommersa o che magari talvolta ne fa pure da indotto.
Non potrà non vedersi una moltitudine di gente che ogni giorno s’inventa un modo per sopravvivere, falsi invalidi, mazzette, collaudi fasulli, appalti pilotati, corruzioni diffuse, posteggiatori abusivi, pizzo, lavoratori in nero, tanti disoccupati senza speranze, tanti cervelli che continuano migrazioni verso l’estero in cerca di fortuna, tanti immigrati invisibili, tanti imprenditori pronti a lucrare su ogni occasione, fosse anche un evento nefasto o speculando anche sui morti.
Non potrà non essere colta la prassi clientelare, la mafia reale e quella dei partiti, la burocrazia autonoma e quella pilotata che attanaglia; la pletora di lobbies contrapposte, gli abusi, la disomogeneità delle regole e l’irrazionalità di norme contraddittorie che alimentano discrezionalità inammissibili ma legalmente legittime; la farraginosità e l’opinabilità nell’operato di organi giudiziari, i protocolli disarticolati per gli ampi margini d’autonomia gestionale.
Oggi però, volendo, tutto appare trasparente e visibile perché il “lockdown” ha diradato la "nebbia dei porti", quella che aiutava la confusione sociale, che caratterizza e avvolge ogni contesto urbano, specie nei grandi centri ove, in qualche modo regna assoluto e incontrastato l’anonimato, l’isolamento sociale e l’abbandono.
Oggi, quindi, quell’istantanea bloccata e l'abbondanza di tempo a molti "giornalisti" è disponibile e potrebbe tornare loro utile, se solo volessero, per poter procedere ad acute osservazioni oggettive - di cose, di fatti e di fenomeni - per far affiorare e catalogare la reale capacità/incapacità gestionale dei diversi apparati, privati e pubblici, e anche quella decisionale dei managers e dei politici.
Competenze e capacità, quindi, apparirebbero oggi ineludibili per apportare i correttivi necessari al riequilibrio complessivo.
Improvvisazioni o un continuare a gridare “al lupo al lupo” risultano pertanto solo degli atteggiamenti infantili, irresponsabili, oltre che pericolosi.
Del resto è a tutti evidente il come le presunte “eccellenze” siano evaporate davanti agli eventi.
Seppur imprevedibili certe azioni irresponsabili sono state ingenerate non soltanto dal panico, dalla sorpresa, ma anche per l’incapacità gestionale di taluni, cooptati a presidiare posizioni delicate e strategiche. E non si può certamente biecamente tentare di addebitare alla classe medica l’accelerazione inopportuna dei decorsi clinici, il mandare deliberatamente allo sterminio tanti poveri cristi con i ricoveri avventati nelle RSA, emulando i lager nazisti delle deportazioni ebree. Con l'emergenza scoppiata indubbiamente si è creata la necessità di liberare posti letto negli ospedali, ricoveri di terapia intensiva, ma la soluzione assunta per scongiurare la saturazione dei pochi posti disponibili è stata una pura follia. Per non parlare, poi, delle situazioni patologiche della provincia e dei medici del territorio, rimasti abbandonati al loro destino, mentre ai VIP si assicuravano tamponi e al “patrimonio” delle società di calcio altrettanto.
E’ del tutto evidente che il sistema è ben presto impazzito, che le discrimine e che le “conoscenze” o i ruoli sociali hanno assicurato privilegi.
Lo stallo socio-economico venutosi a determinare necessita ora che siano al più presto approntate delle risposte, delle scelte percorribili; anche se prive di garanzie e certezze, appaiono indispensabili per limitare i danni e evitare potenziali ulteriori disastri.
La pace sociale e le garanzie per la tutela pubblica dipendono da decisioni e scelte, non più demandabili o delegabili, che devono essere assunte esclusivamente dalla classe politica, nel suo insieme.
In queste circostanze difficili, occorre senso dello Stato, di responsabilità da parte di tutte la parti in causa.
Politicamente, maggioranza di governo e opposizione sono chiamate a lavorare per un intento unico: quello di cercare di limitare il più possibile potenziali danni e di assicurare piena assistenza, non solo sanitaria; dare il massimo delle garanzie possibili, per avviare prontamente il paese verso una ripresa economica.
Le diverse ideologie possono solo orientare in un’unica direzione e il compromesso politico è la sola risposta, assolutamente indispensabile e costituisce l’unica strada percorribile.
Occorre un’azione basata su decisioni che vedano un'attività lucida del governo e un’opposizione responsabile e attenta, volta a garantire trasparenza e assicurare quel controllo assegnato al ruolo dalla democrazia. Ma aimè questa disamina, ha il sapore d’utopia.
Ancora, per concludere e tornare al quel realismo che ci identifica come italiani, è bene tenere sempre a mente la massima siciliana di “Cannilivaru o cu ci va appressu”.
A tal proposito riporto, quindi, fedelmente uno scritto ripreso nel web da un blog e attribuito a “Apollonio Discolo”.
Dalla foto ingrandita, il dettaglio evidenzia una moltitudine di complessità a tutti note e che nessuno ha mai voluto ammettere, vedere e tantomeno tentare di risolvere.
E’ pur vero che sviluppare un’analisi di dettaglio appariva difficile, perchè i tanti colori sovrapposti, stratificati o nascosti, necessitavano di osservazioni molto attente.
Ora, oggi, vedere è però possibile, perché la staticità fermata con l'istantanea fotografica scattata consente di evidenziare ogni minimo dettaglio e una attenta osservazione non nasconde più, in ogni caso, i piani sovrapposti.
Fino a ieri, nella visione prospettica di un'immagine piana, non si era solo portati a non immaginare quanto potesse esserci di realmente sommerso. Nel film che scorreva giornalmente del nostro vivere frenetico, nessuno si era mai voluto preoccupare di visionarne i frames, rallentandone magari la sequenza.
Tutto questo ci ha sempre portati a tollerare, a far finta di niente, a pensare che i problemi fossero marginali, a non porci domande e, in assenza di intellettuali di spessore, a illuderci nel credere agli stereotipati slogan dei politici e degli amministratori, alla bellezza del nostro “sociale” umano 2.0, il Truman Show dei nostri tempi.
Sono tante le tessere che compongono il mosaico di un complesso paese. Stante il fermo immagine e il decorrere rallentato, cerchiamo per un attimo di impegnarci nell'abbozzare una analisi osservando ogni pixel della gigantografia fotograficamente prodotta; guardando magari i dettagli del plastico ricostruito, come fossimo archeologi che classificano i singoli reperti scoperti.
Chiamiamo in nostro ausilio anche tecnici e scienziati esperti, per valutare la qualità e la consistenza delle componenti che costituiscono il puzle tridimensionale da sottoporre a verifica.
Il plastico ricostruito attraverso la fotografia, con un’attenta scansione, mostrerà la natura di tutti gli elementi, mobili e immobili; anche la struttura di ciò che proietta ombre e la corrispondenza alle ombre stesse; lo spessore e la tenuta delle fondamenta, la consistenza della eventuale ruggine, delle muffe, la valenza delle singole componenti meccaniche che assicurano il dinamismo del contesto sociale in esame.
Attraverso una dettagliata analisi non potrà, quindi, non emergere la coesistenza di un’economia sana apparentemente contrapposta e che spesso s’integra con quella sommersa o che magari talvolta ne fa pure da indotto.
Non potrà non vedersi una moltitudine di gente che ogni giorno s’inventa un modo per sopravvivere, falsi invalidi, mazzette, collaudi fasulli, appalti pilotati, corruzioni diffuse, posteggiatori abusivi, pizzo, lavoratori in nero, tanti disoccupati senza speranze, tanti cervelli che continuano migrazioni verso l’estero in cerca di fortuna, tanti immigrati invisibili, tanti imprenditori pronti a lucrare su ogni occasione, fosse anche un evento nefasto o speculando anche sui morti.
Non potrà non essere colta la prassi clientelare, la mafia reale e quella dei partiti, la burocrazia autonoma e quella pilotata che attanaglia; la pletora di lobbies contrapposte, gli abusi, la disomogeneità delle regole e l’irrazionalità di norme contraddittorie che alimentano discrezionalità inammissibili ma legalmente legittime; la farraginosità e l’opinabilità nell’operato di organi giudiziari, i protocolli disarticolati per gli ampi margini d’autonomia gestionale.
Oggi però, volendo, tutto appare trasparente e visibile perché il “lockdown” ha diradato la "nebbia dei porti", quella che aiutava la confusione sociale, che caratterizza e avvolge ogni contesto urbano, specie nei grandi centri ove, in qualche modo regna assoluto e incontrastato l’anonimato, l’isolamento sociale e l’abbandono.
Oggi, quindi, quell’istantanea bloccata e l'abbondanza di tempo a molti "giornalisti" è disponibile e potrebbe tornare loro utile, se solo volessero, per poter procedere ad acute osservazioni oggettive - di cose, di fatti e di fenomeni - per far affiorare e catalogare la reale capacità/incapacità gestionale dei diversi apparati, privati e pubblici, e anche quella decisionale dei managers e dei politici.
Competenze e capacità, quindi, apparirebbero oggi ineludibili per apportare i correttivi necessari al riequilibrio complessivo.
Improvvisazioni o un continuare a gridare “al lupo al lupo” risultano pertanto solo degli atteggiamenti infantili, irresponsabili, oltre che pericolosi.
Del resto è a tutti evidente il come le presunte “eccellenze” siano evaporate davanti agli eventi.
Seppur imprevedibili certe azioni irresponsabili sono state ingenerate non soltanto dal panico, dalla sorpresa, ma anche per l’incapacità gestionale di taluni, cooptati a presidiare posizioni delicate e strategiche. E non si può certamente biecamente tentare di addebitare alla classe medica l’accelerazione inopportuna dei decorsi clinici, il mandare deliberatamente allo sterminio tanti poveri cristi con i ricoveri avventati nelle RSA, emulando i lager nazisti delle deportazioni ebree. Con l'emergenza scoppiata indubbiamente si è creata la necessità di liberare posti letto negli ospedali, ricoveri di terapia intensiva, ma la soluzione assunta per scongiurare la saturazione dei pochi posti disponibili è stata una pura follia. Per non parlare, poi, delle situazioni patologiche della provincia e dei medici del territorio, rimasti abbandonati al loro destino, mentre ai VIP si assicuravano tamponi e al “patrimonio” delle società di calcio altrettanto.
E’ del tutto evidente che il sistema è ben presto impazzito, che le discrimine e che le “conoscenze” o i ruoli sociali hanno assicurato privilegi.
Lo stallo socio-economico venutosi a determinare necessita ora che siano al più presto approntate delle risposte, delle scelte percorribili; anche se prive di garanzie e certezze, appaiono indispensabili per limitare i danni e evitare potenziali ulteriori disastri.
La pace sociale e le garanzie per la tutela pubblica dipendono da decisioni e scelte, non più demandabili o delegabili, che devono essere assunte esclusivamente dalla classe politica, nel suo insieme.
In queste circostanze difficili, occorre senso dello Stato, di responsabilità da parte di tutte la parti in causa.
Politicamente, maggioranza di governo e opposizione sono chiamate a lavorare per un intento unico: quello di cercare di limitare il più possibile potenziali danni e di assicurare piena assistenza, non solo sanitaria; dare il massimo delle garanzie possibili, per avviare prontamente il paese verso una ripresa economica.
Le diverse ideologie possono solo orientare in un’unica direzione e il compromesso politico è la sola risposta, assolutamente indispensabile e costituisce l’unica strada percorribile.
Occorre un’azione basata su decisioni che vedano un'attività lucida del governo e un’opposizione responsabile e attenta, volta a garantire trasparenza e assicurare quel controllo assegnato al ruolo dalla democrazia. Ma aimè questa disamina, ha il sapore d’utopia.
Ancora, per concludere e tornare al quel realismo che ci identifica come italiani, è bene tenere sempre a mente la massima siciliana di “Cannilivaru o cu ci va appressu”.
A tal proposito riporto, quindi, fedelmente uno scritto ripreso nel web da un blog e attribuito a “Apollonio Discolo”.
"Il mondo in balia di un idiota" è il titolo dell'articolo di spalla che oggi, 11 settembre 2010, compare sulla prima pagina di un importante quotidiano italiano. Lo firma il direttore. L'idiota (è appena il caso di dirlo) è quel religioso americano amante, a suo dire, dei roghi.
A margine delle dichiarazioni di intenti del pastore, dell'articolo dell'illuminato direttore e di tutto l'assordante e caotico rumore che intorno a quelle dichiarazioni è stato fatto, nessun commento è migliore, a parere di Apollonio, di quello fornito dalla saggezza popolare espressa in un tradizionale detto siciliano: "Cu è chiù fissa, Carnalivaru o cu ci va appressu?" [Chi è più stupido, Carnevale o chi gli va dietro?].
Il mondo in balia di un idiota? Quando mai! Come sempre, il mondo in balia degli innumerevoli stupidi che stanno nel codazzo di un idiota, anche solo per atteggiarsi facilmente a critici, e che amplificano con le proprie idiozie l'eco delle sue, altrimenti insignificanti, sovente per calcolo sconsiderato di interessi meschini.
Per tornare all'argomento principale, per le caratteristiche antropologiche del popolo italiano, che sono frutto di una accozzaglia di tifoserie disparate, sempre intente a seguire un proprio leader, da esaltare o da ghigliottinare a secondo gli interessi d’occorrenza, anche con tutto l'ottimismo possibile, rimangono poche le speranze di successo.
© Essec
P.S. - Dopo aver fatto leggere in anteprima l'articolo, alcuni amici mi hanno trasmesso delle piccole chiose, che sintetizzano l'essenza del messaggio.
La prima: "l’Italia è il paese dei campanili, ci sono ancora signorie e principati che nella versione attuale delle regioni si muovono in ordine sparso di fronte ad un avversario che richiederebbe un fronte unitario e compatto. Comunque la speranza, non so fino a che punto fondata, è che, come già qualcuno ha scritto, che il carattere degli italiani non “sia genetico e immutabile ma frutto di circostanze sulle quali si possa intervenire “.
La seconda: "la soluzione salvifica rimane nel confidare in coloro che posseggono valori individuali che hanno saputo resistere al richiamo delle sirene mistificatrici, eufesmistica definizione, dei nostri tempi. Sarebbe auspicabile, come dicono gli oratori aulici, che tali individui si organizzassero in una coalizione sinergica per tentare l'impossibile impresa di una sana, umana ribellione e che demolisca tutti gli ottimi schemi di facciata che ci hanno portato a questi risultati. Se così non sarà io speriamo che me la cavo e chi s'è visto s'è visto. La situazione è fluida....... e attualmente non vedo l'ora di andare nel mio arcadico rudere di campagna."
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