Da molto tempo la società di Fantozzi versava in gravi condizioni. Ma ultimamente una fioca speranza: forse arrivava un investimento da una potentissima società tedesca. Le delicatissime trattative erano state portate avanti dallo stesso Direttore Generale. Era stata un'operazione lentissima durata quasi un anno, ma alla fine della quale, se le cose fossero andate a buon fine, sarebbero arrivati i soldi e con questi si salvava il pane a tutti i millecinquecento dipendenti. Tutti gli impiegati avevano seguito atterriti la manovra. A livello Fantozzi arrivavano notizie ora confortanti, ora terribili, ma per tutti a dir il vero, anche a livello direzionale, gli ultimi tre mesi erano stati pieni di paure e di incubi notturni. Venerdì finalmente la grande notizia: arrivava da Düsseldorf il prof. Otto Kraus-Kollman con i fondi! La vita di tutti era salva! In società si festeggiò l'evento con molti brindisi e molti avevano deciso di andare in pellegrinaggio a piedi fino alla Madonna del Monte. Il prof. Kraus-Kollman arrivava all'aeroporto domenica mattina, c'era quindi il problema di fargli passare delle ore liete fino a lunedì mattina. Il Direttore Generale fece domandare dai suoi segretari chi poteva essere l'uomo ad hoc e che soprattutto sapesse parlare in tedesco. L'indagine aveva dato esito negativo: nessuno o quasi. Quei pochi che parlavano altre lingue non avevano osato avanzare la loro candidatura: i rischi erano troppi. Il Direttore Generale era disperato e non sapeva più dove battere la testa, quando Fantozzi disse a Fracchia (erano le 6 di quel drammatico venerdì pomeriggio): “Ma veramente io un po' di tedesco alle commerciali l'ho studiato!”. Fracchia sobbalzò sulla sedia: “la sua grande occasione, tutti gliene saranno grati, le aumenteranno lo stipendio, lo faccia per i nostri figli...”. Fantozzi era irremovibile: non se la sentiva, anzi si fece giurare da Fracchia che non avrebbe fatto trapelare la notizia. Ma Fracchia lo tradì e lo disse al caposervizio Montorsoli. Come una folgore la notizia rimbalzò di tavolo in tavolo, di telefono in telefono fino al Direttore Generale. Questi chiamò Fantozzi e gli disse semplicemente: “Siamo nelle sue mani... vada all'aeroporto domenica mattina e ce lo porti qui sano e salvo lunedì per il consiglio”. Fantozzi fu mandato con la macchina della società a casa a riposare e si mise in salotto con una grammatica tedesca in mano. Era terrificato, aveva freddo e ogni tanto gli girava la testa. Passò una notte tremenda. La giornata di sabato mangiò solo un brodo tiepido, ma vomitò subito. Il Direttore Generale gli telefonò a casa e lo rincuorò. Domenica mattina alle 4 era già all'aeroporto, completamente distrutto. L'aereo da Dusseldorf arrivò a mezzogiorno. La direzione gli aveva dato un foglietto con una descrizione sommaria del professore. “Nome: Otto. Tipo da tedesco” ed era tutto! Scesero dall'aereo 40 “tipi da tedeschi”. Fantozzi aspettava dietro le transenne del pubblico. Vide il gruppo minaccioso che si avvicinava. Tentò il tutto per tutto: “Otto!” gridò (era il nome più diffuso in Germania!). Su 40 venti alzarono la testa. Si affidò alla fortuna, si diresse verso l'“Otto” più vicino e gli baciò la mano e gli chiese in dialetto armeno: “Venga... professore, ho qui la macchina”. Salirono in macchina. Lo portò a casa sua, e “Otto” mangiò tre piatti di spaghetti, una bistecca, bevve mezza bottiglia di Chianti e si addormentò. Gli calarono lentamente le serrande e lo lasciarono dormire due ore. Si svegliò con una fame tremenda, e Fantozzi scese di volata dal portinaio e si fece prestare sei uova. Alle 7 di sera, Otto in perfetto italiano disse: “Beh! Me ne vado a casa... abito qui vicino, vi ringrazio tanto, mi chiamo Ottonelli”. Fantozzi non cercò neppure di ucciderlo e si scaraventò all'aeroporto. Qui c'era un “tipo da tedesco” di nome Otto che stava cercando di accoltellare i funzionari dell'Alitalia. Fantozzi vomitò alla toilette e carponi gli si avvicinò. Lo pregò di salire in macchina. Otto diede una tremenda coltellata a un barista e docilmente si avviò verso l'auto. Salirono in macchina, fecero cento metri e Fantozzi si accorse che aveva una gomma a terra. Si scusò in dialetto romagnolo e fece un tragico cambio di ruota. Il prof. Kraus-Kollman rimaneva seduto in macchina e pesava una novantina di chili. Fantozzi si sporcò anche le orecchie di grasso, si squarciò la giacca nuova e si portò via quasi un occhio con la chiave avvitabulloni. Partì dimenticandosi la ruota cambiata e gli attrezzi, partì ma non osò tornare indietro. Disse a Otto in sloveno: “Vuole visitare la città?”. Il prof. Otto Kraus-Kollman fece di sì con la testa. Girarono per tre ore senza che il prof. Otto Kraus-Kollman dicesse una parola né desse un segno di approvazione o disapprovazione. Passarono vicino alla stazione di monta taurina. “Cosa è questo?” domandò il professore in tedesco. Fantozzi capì: “Voglio vedere questo!”. Scesero ed entrarono. Subito all'ingresso il prof. Kraus-Kollman si chinò fino a terra per decifrare una oscura iscrizione nel pavimento finemente mosaicato. In quel preciso istante Gorgo, il più grosso toro colà ospitato si faceva sulla porta e certamente equivocando usava al professore lunga quanto atroce pubblica violenza. Risalirono in macchina e Fantozzi si accorse che il prof. Otto Kraus-Kollman era disorientato. Passarono vicino al tendone del Gran Circo Tonbai. “Ridere? Vuole ridere?” propose Fantozzi. Il prof. Kraus-Kollman fece di sì con la testa ed entrarono. Erano vicini alla pista, e al professore cadde il fazzoletto: si chinò fino a terra per raccoglierlo. In quel preciso istante Urus, il più grande rinoceronte del circo, da 12 anni in astinenza, partiva dalle lontane scuderie. Il prof. Kraus-Kollman partì con l'aereo della sera per Düsseldorf, non senza aver prima accoltellato un tassista. Fantozzi non osò neppure telefonare in ufficio, e dopo due settimane lo trovarono sulle colline che predicava e aveva allineato sull'erba dei pani e dei pesci e prometteva ad una folla inesistente che li avrebbe moltiplicati.
Paolo Villaggio "Fantozzi"
Paolo Villaggio "Fantozzi"
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