UN TEMPO si diceva televisore, ed era finita lì. Si sapeva bene cosa faceva e a cosa serviva. Oggi no, televisore vuol dire tante altre cose, perché sullo schermo si vede molto altro. Le foto di famiglia, ad esempio, le pagine di un giornale, i siti Internet preferiti, le trasmissioni del satellite, i videogiochi, il digitale terrestre e i film on demand, la posta elettronica e i social network, la radio e la musica. Insomma, l'oggetto che troneggia nel salotto di casa è diventato più largo, più sottile e soprattutto ha cambiato natura.
Tutto è cambiato da quando anche la televisione è entrata nell'era digitale, da quando, semplificando esageratamente, i chip hanno preso il posto del tubo catodico. Del vecchio televisore è rimasto poco o nulla. Sono cresciute le dimensioni degli schermi e si sono ridotte all'infinitesimo quelle delle altre parti, fino a trasformare le tv in futuristiche cornici, dallo spessore millimetrico, che possono elegantemente essere appese al muro come un quadro. Il televisore ha inglobato tutto, lentamente, costantemente, ribadendo il proprio ruolo centrale non solo nel nostro salotto ma, soprattutto, nella nostra vita. Due schermi resistevano, strenuamente, a questa lenta conquista, ed erano quelli del computer e dello smartphone. Entrambi hanno provato a fare il gioco contrario: prendere il contenuto della tv e portarlo dentro le loro trame, e qualche successo lo hanno ottenuto, ma chi produce computer e cellulari non si aspettava che la vecchia televisione fosse in grado di reagire, potesse improvvisamente rimescolare le carte di un gioco che sembrava già deciso.
Il primo passo verso la convergenza lo ha fatto il computer, ed era ovvio che fosse così. La rivoluzione digitale nelle nostre case è iniziata da li, da quei computer sempre più "personal", che hanno iniziato a prendere sempre più spazio nella nostra vita e che, tramite Internet, hanno portato la radio, la tv, i giornali, i libri, sullo schermo del pc. Poi, però, sono arrivati gli smartphone, che hanno provato a fare di più e soprattutto dall'arrivo dell'iPhone in poi, hanno rivoluzionato tutto con le "apps", che ci consentono di fare non tutto ma di tutto. La televisione sembrava destinata a soccombere, a restare confinata in un angolo, toccata solo di striscio dalla diffusione del web, sempre più legata ad un pubblico di anziani, mentre i giovani restavano collegati al web attraverso pc e cellulari. Cosa è successo, cosa ha cambiato le carte in tavola, cosa ha portato improvvisamente la vecchia tv a riconquistare il suo spazio? Anche la tv è diventata digitale: abbandonate le vecchie frequenze analogiche, in Europa come negli Usa, tutta la tv ha iniziato a vivere di bit. E, visto che di bit si tratta, era naturale che qualcuno pensasse di metterli insieme, sullo schermo della televisione.
I produttori di televisioni si sono mossi immediatamente, offrendo una ampia gamma di televisori che si collegano alla Rete e che sono in grado non solo di ricevere i segnali della nuova televisione digitale, ma anche quelli del Web, tramite moltissime "apps" pensare apposta per la tv, con contenuti spesso sorprendenti, come quelli dei giornali. E anche Repubblica ha realizzato la propria app, per far arrivare le notizie in diretta sui nuovi televisori "connected".
Questi televisori si collegano a Internet via cavo, tramite una presa Ethernet, o in wi-fi. I contenuti e i servizi di cui è possibile fruire su una "connected tv" sono di vario tipo, si va dalla visualizzazione di notizie e informazioni alla navigazione web, dalla videoconferenza via Skype o videosorveglianza fino alla riproduzione in streaming di film, anche in alta definizione, presenti sul proprio pc o direttamente dalla rete, su YouTube o disponibili attraverso servizi di vendita o noleggio online, ricette, giochi, contenuti per bambini ed esercizi per il fitness, un po' di tutto, insomma. Poi si sono attrezzati i produttori di console per videogiochi, la Microsoft, la Sony e la Nintendo, trasformando le loro macchine in centrali multimediali in grado non solo di far giocare gli adolescenti, ma di far vedere film e tv ai genitori.
E quindi sono arrivati i grandi operatori del mondo digitale che hanno scoperto che lo schermo del computer o quello del cellulare non erano abbastanza grandi per stare in salotto e che le nuove tv servivano bene al loro scopo. Lo ha fatto la Apple, presentando la sua Apple Tv qualche settimana fa, lo ha annunciato Google, che proporrà tra breve la sua Google Tv, Yahoo nel frattempo ha preparato "apps" e "widget" attraverso le quali distribuire anche i propri contenuti, dimostrando che il mondo di Internet è più che interessato a conquistare spazio nei nuovi televisori. "E' un mercato per noi importantissimo", dice Arlo Rose, direttore dell'area "connected tv" di Yahoo!, "stiamo portando una grande varietà di contenuti e servizi della Rete direttamente nel salotto degli utenti, incorporando il video on demand, i social network, i giochi, lo shopping online, e rendendo più semplice per i telespettatori personalizzare il proprio consumo televisivo. Stiamo cambiando le regole del gioco".
Per il futuro già si parla di standard comuni per le tv "connesse", Loewe, Philips e Sharp lo hanno già annuciato, come sottolinea Stefano Borgognoni amministratore di Loewe Italia: "E' una novità che allargherà molto lo sviluppo di nuove applicazioni e di nuovi canali, facendo diventare queste televisioni sempre più utili per molte cose, non solo per guardare programmi, ma anche per acquisti, interattività, giochi". Ne è convinto anche Paolo Sandri, vicepresidente della divisione audio-video di Samsung Italia: "Aumenteranno le possibilità d'interazione con lo spettatore, i nuovi televisori diventeranno sempre più centrali nella vita quodidiana". E accanto a loro ci sono Lg, Sony, Panasonic: gli analisti prevedono che nel giro di 5-6 anni tutti i nuovi televisori avranno il collegamento alla rete e che per il 2015 la maggior parte delle case sarà dotata di una "connected tv".
Del resto i numeri parlano chiaro: il pubblico della tv tradizionale è in ritirata, è diventato sempre meno numeroso e sempre più vecchio, mentre il pubblico di Internet, più numeroso e più giovane, è alla ricerca di contenuti video sempre più interessanti, da vedere al di fuori delle regole del vecchio palinsesto, con piena libertà di orari e di scelta. E' per intercettare questi nuovi spettatori, pronti a sostituire i vecchi, che la tv sta cambiando, si confonde con la rete, prova a diventare più "social", più interattiva, più personalizzata, abbandonando innanzitutto il vecchio palinsesto. "La vera innovazione è rappresentata da quello che gli anglosassoni definiscono "mash-up", l'incontro tra i tradizionali palinsesti lineari ed i contenuti on demand, permesso dal collegamento dello schermo con le reti a banda larga", sottolinea Marco Ghiglioni, direttore generale di Telecom Italia Media, ed è proprio in questo territorio "ibrido" che possono nascere gli esperimenti più interessanti. Come quello di qualche giorno fa, la diretta su Facebook di "Le invasioni barbariche", il talk show di Daria Bignardi.
E gli artisti, cosa pensano di questo "schermo unico" che sta per inglobare tutto? "Gli artisti sono sempre stati multimediali", dice Jovanotti, "ma la cosa bella di questa epoca è che gli spazi si espandono bel oltre il luogo fisico", Da sempre interessato alle nuove tecnologie, primo artista al mondo ad essere su Ping, il social networkl della Apple, sempre impegnato sul fronte del video in maniera creativa, Jovanotti non teme le nuove tecnologie: "Sfido chiunque a non entusiasmarsi per i nuovi media, chi non si entusiasma è solo per timore del nuovo. Una cosa positiva è che nessun nuovo media cancella quelli passati ma si aggiunge, espande, rilancia". Lo schermo unico, quello del grande televisore in salotto, digitale, multimediale, interattivo, prova a catturare l'attenzione di una generazione che fino ad ora lo ha snobbato, preferendo comunicazioni mobili, veloci, leggere. "Si, l'iPad, la consolle Wii e i nuovi videogame stanno introducendo nuovi sistemi di navigazione che superano strumenti come il mouse e il joystick e il futuro è nel 3D e nei suoi sviluppi", aggiunge Jovanotti, "Credo nell'immersione all'interno dello spazio digitale con tutto il proprio corpo. Non è la realtà virtuale che si pensava in passato, quella con gli occhiali per intenderci, ma l'animazione dello spazio reale, la sovrapposizione della rete e della realtà, credo che ne vedremo delle belle".
Ernesto Assante (La Repubblica - 14 dicembre 2010)
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