D’Alema e Berlusconi la pensano allo stesso modo: la magistratura è pericolosa. I dispacci dell’ambasciata Usa, diffusi da Wikileaks, confermano l’esistenza di un inciucio tra centrodestra e centrosinistra, sospetto che insegue D’Alema dai tempi della Bicamerale del 1997. L’ex ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli, racconta che D’Alema, da ministro degli Esteri nel 2007 gli ha confessato che “la magistratura è la più grande minaccia per lo Stato italiano”. Il giudizio, contenuto in un cablogramma del 3 luglio 2008, è lo stesso che avrebbe potuto esprimere Berlusconi in persona. Che infatti definisce la magistratura “il più grande problema dell’Italia”, secondo quanto rivelato dal successore di Spogli, David Thorne, in un dispaccio dell’1 gennaio 2010.
Il parere di D’Alema risale al 2007, quando al governo era il centrosinistra. Il 20 luglio di quell’anno il gip di Milano, Clementina Forleo, chiede alle Camere l’autorizzazione a utilizzare le intercettazioni in cui i ‘furbetti del quartierino’ parlano delle scalate bancarie con D’Alema, Piero Fassino e Nicola Latorre. Telefonate in cui D’Alema incita l’ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte impegnato nella scalata alla Bnl: “Facci sognare”. Mentre Fassino chiede conferma: “Abbiamo una banca?”. Nel 2007 inoltre il governo Prodi propone il ddl Mastella. Un disegno di legge per limitare l’uso delle intercettazioni e la loro pubblicazione: l’antenato della legge bavaglio targata Berlusconi.
Spogli scrive che le intercettazioni telefoniche sono spesso pubblicate dalla stampa. E questa situazione crea “imbarazzo”. “La fonte all’interno della magistratura responsabile della fuga di notizie viene scoperta raramente”, continua il diplomatico americano. “Sebbene la magistratura italiana sia tradizionalmente considerata orientata a sinistra, l’ex premier ed ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema ha detto lo scorso anno all’ambasciatore che la magistratura è la più grande minaccia per lo Stato italiano”. Parole che fanno il paio con quelle contenute nel dispaccio dell’1 gennaio 2010, scritte dall’attuale ambasciatore Thorne, che racconta: “Berlusconi ha affermato che un sistema giudiziario in cui i casi non sono mai definitivamente risolti, dove puoi essere assolto e poi vedere il tuo caso riaperto, mina il sistema politico ed economico del Paese”. Ragione per cui il Cavaliere ritiene che la magistratura sia “il più grande problema dell’Italia”.
La valutazione è simile a quella di D’Alema, che però smentisce e parla di incomprensione: “Accanto a osservazioni ovvie su fughe di notizie e intercettazioni – dice l’attuale presidente del Copasir – viene riportato un giudizio abnorme sulla magistratura che non ho mai pronunciato, che non corrisponde al mio pensiero e che evidentemente all’epoca è stato frutto di un fraintendimento tra l’ambasciatore Spogli e me”.
Ma nei cablogrammi diffusi da Wikileaks, oltre all’analogia di vedute tra Cavaliere e D’Alema, c’è dell’altro. Nel dispaccio dell’1 gennaio 2010, Thorne scrive infatti che Berlusconi ha detto “di essere pronto a formare un’alleanza con l’opposizione di centro sinistra per realizzare la riforma della giustizia” e di avere nell’opposizione “alleati riguardo alla necessità di una riforma, incluso il leader del Pd Bersani”. Che il premier e il sottosegretario Gianni Letta considerano persona “leale con elevata intelligenza”. I complimenti, secondo il dispaccio, ci sono pure per D’Alema, di cui Letta critica la permalosità, ma riconosce “la capacità di giudizio e l’efficacia politica, motivo per cui Berlusconi sostenne la sua candidatura per la carica di ministro degli Esteri Ue nonostante le loro differenze”.
Luigi Franco (Il Fatto Quotidiano - 24 dicembre 2010)
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