"Dopo gli anni ovattati dell'infanzia e quelli spensierati dello studio ci si immerge nella catena lavorativa che, al di là di qualunque gratificazione, assorbe e lascia poco tempo ... e poi finalmente arriva la tua quarta dimensione ... e ritrovi quella serenità smarrita."

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sabato 11 dicembre 2010

Passaparola: "Provenzano for President"

Testo:

Buongiorno a tutti, intanto parliamo della trattativa Stato /mafia e ci aggiorniamo: ci aggiorniamo perché succedono sempre cose nuove.
Ora scoprono la trattativa - Recentemente, come avrete notato, non solo alcuni giornali che di solito se ne infischiavano allegramente di questa trattativa, cioè i giornali berlusconiani, ma anche il TG1 ci si stanno appassionando molto: ci si stanno appassionando molto, perché?
Perché credono di avere trovato un’arma propagandistica da usare per negare i rapporti tra Berlusconi, Dell’Utri e la mafia. Quale è questo appiglio? E’ il fatto che l’ex Ministro della giustizia Conso ha rilevato che nel 1993 aveva annullato, o meglio non rinnovato decine di provvedimenti di 41 bis, cioè di carcere duro e isolato per i boss mafiosi, nella speranza che la mafia si desse una calmata nella stagione delle stragi e quindi tutti questi signori a esultare “ evviva, avete visto? La trattativa non l’hanno fatta Berlusconi e Dell’Utri, l’ha fatta il governo Ciampi”, di cui era Ministro della giustizia Conso, quindi la sinistra. Intanto il governo Ciampi era un governo tecnico sostenuto dal pentapartito, cioè dalla Democrazia Cristiana, dal Partito Socialista, dai liberali, dai socialdemocratici e, se non erro, anche dai repubblicani. Per cui non si capisce di quale sinistra si vada cianciando: il PDS, che doveva farne parte, si ritrasse il primo giorno, il giorno stesso in cui nacque il governo Ciampi, perché il Parlamento aveva respinto con i voti determinanti della maggioranza, che sosteneva il governo Ciampi, l’autorizzazione a procedere contro Craxi su alcune richieste della Procura di Milano. Quindi il governo Ciampi e la sinistra non c’entrano assolutamente niente, c’entra la vecchia Repubblica e c’entrano i partiti della vecchia Repubblica. Il Ministro Alfano, che evidentemente queste cose non le sa - del resto la capienza della sua scatola cranica è piuttosto ridotta, nonostante le apparenze, evidentemente non riesce a trattenere le nozioni! - adesso ha deciso di diffondere e tirare fuori le carte sugli annullamenti del 41 bis, perché dice “ immaginate che cosa sarebbe successo se quei 41 bis li avesse tolti o non rinnovati il governo Berlusconi!”. Forse gli sfugge che il governo Berlusconi per la mafia ha fatto ben di più che togliere qualche 41 bis e spostare qualche boss da un reparto carcerario a altri, ma comunque andiamo con ordine, perché ci sono novità, almeno due, che riguardano Ciancimino e una che riguarda l’iter, la storia tortuosa del papello.
Mettiamo le cose in ordine e partiamo da Ciancimino: recentemente avete letto e avete visto in tv che Ciancimino è finito di nuovo nell’occhio del ciclone per due diverse situazioni, di cui la prima è un suo incontro a Verona, senza scorta, con un certo Girolamo Strangi, professionista legato, secondo i magistrati, al clan Piromalli e quindi alla ‘ndrangheta. Questo Strangi era sotto intercettazione, aveva delle cimici nell’ufficio, per cui si è sentito il colloquio tra lui e Ciancimino e, a un certo punto, uno dei due dice all’altro “ ti do 100. 000 Euro in contanti in cambio di 70. 000 Euro in assegni”. Da quello che hanno scritto i giornali sembrerebbe che Ciancimino ci rimetta 30. 000 Euro in questa transazione, perché darebbe 100. 000 Euro in contanti a questo signore in cambio di 70 in assegni e quindi ovviamente ce ne rimetterebbe 30. Ciancimino - ma qui la storia è talmente complicata che ve la potete leggere nell’articolo di Marco Lillo, pubblicato sul sito ilfattoquotidiano.it, il titolo è “ Ciancimino contro Ciancimino”, spiega che in realtà in quell’intercettazione ambientale le voci sono state invertite e quindi certe frasi compromettenti non le direbbe lui, ma le direbbe questo Strangi, in ogni caso veniamo al sodo. Ciancimino ha incontrato una persona che non avrebbe dovuto incontrare, dovrebbe stare molto attento alle persone che incontra, ha pure una scorta, ha pure un rapporto continuo con i magistrati per le testimonianze che sta facendo e dovrebbe prendere informazioni sulle persone con le quali si mette in affari, perché Ciancimino naturalmente ha una sua attività che è di intermediazione nelle vendite di acciai e metalli, quindi sostiene che, dato che le banche non gli fanno più credito dopo che il suo nome è entrato nelle cronache nazionali a proposito di questioni molto delicate, allora si deve rivolgere a finanziatori e a soci privati e che il suo commercialista gli aveva fatto perdere un finanziamento, mettendolo in contatto con un truffatore e conseguentemente, sentendosi in debito con lui, aveva cercato altri finanziatori e l’aveva messo in contatto con questa persona. Adesso Ciancimino dice di avere rimproverato il suo commercialista per averlo messo in contatto con questa persona, che comunque lui non avrebbe dovuto incontrare: ha già tanti guai, non si vede per quale motivo andarsene a cercare degli altri, fermo restando che per sua fortuna naturalmente non è certamente in bolletta, non è certamente un uomo in miseria.
Ma che cosa comporta questo episodio ai fini della credibilità di Ciancimino? Assolutamente niente, nel senso che quello che conta nelle parole di Ciancimino è che vengano riscontrate, poi ci sono un sacco di cose che lui dice e che non sono riscontrate: vuole dire che sono false? No, vuole dire che non sono riscontrate: se ricordo che venti anni fa un tizio mi ha detto una cosa, me lo ricordo io, come faccio a dimostrare che è vero? Quella cosa me la ricordo, la dico, non ci sono possibilità di stabilire se è vera o se è falsa, rimane lì sospesa e buonanotte. Poi ci sono cose che vengono smentite o che potrebbero essere smentite e finora però, tra le cose dette da Ciancimino, questo non è avvenuto: niente di quello che ha detto Ciancimino finora è stato smentito dai fatti, molte cose sono state smentite da persone, Ciancimino dice una cosa e la persona dice “ non è vero”, ma questo non è smentire Ciancimino, smentire Ciancimino vuole dire riuscire a dimostrare che ha detto il falso e questo non è mai successo per il momento.
Ci sono delle cose che uno dice che vengono riscontrate e che quindi possono essere utilizzate dai magistrati, poi ci sono delle cose che uno dice e che non vengono riscontrate, perché non c’è la possibilità di riscontrare oggi quello che è avvenuto tanti anni fa, se non ci sono pezze d’appoggio, testimoni che aderiscono alla stessa versione e poi ci sono delle cose non riscontrate, nel senso che vengono smentite, sbugiardate e questo nel caso di Ciancimino finora non è avvenuto. Per cui quale è l’atteggiamento? E’ quello della Procura di Palermo, la quale ha detto “ noi continueremo a sentire Ciancimino e a verificare caso per caso se è attendibile o meno, se è riscontrabile o meno”. Apriti cielo! Hanno detto “ ecco, ne vogliono prendere un pezzo e non un altro”: assolutamente no, è semplicemente l’atteggiamento laico dell’inquirente che non ha pregiudizi né favorevoli né contrari, quando una persona racconta delle cose intanto verifica che quella persona possa in qualche modo averle sapute (era il figlio di Don Vito Ciancimino e può averle sapute).
Ha portato dei documenti in cui si dimostra che era a conoscenza di segreti e anche di carte, di documenti, quindi può aver saputo quelle cose, ma è vero che le ha sapute? Eh, caso per caso si va a vedere: se si trova riscontro per questa la si usa, se non si trova riscontro non la si usa, non è che lo si incrimina perché è un bugiardo, solo se si trova la prova che ha mentito lo si incrimina perché è un bugiardo e questo finora non è accaduto. Il fatto che abbia incontrato un poco di buono, che sapesse che questo signore era un poco di buono che doveva portare dei soldi, che non lo sapesse, che fosse impegnato, come insinuano alcuni giornali molto felici di poterlo fare, in un’operazione di riciclaggio o che non fosse impegnato in un’operazione di riciclaggio, ma che sia stato tutto un equivoco come sostiene lui, questo ai fini dell’attendibilità di Ciancimino con le cose che racconta su quello che è successo tra lui e suo padre ai tempi della trattativa e dopo non ha alcuna attinenza, Ciancimino potrebbe paradossalmente prendere un mitra, uscire di casa e ammazzare cinquanta persone questo non inficerebbe minimamente quello che racconta su quanto è accaduto nel periodo della trattativa, perché sono due cose separate. Uno può fare delle cose terribili e magari dire la verità, bisogna vedere se si trovano i riscontri o se si trovano le smentite, o se non si trovano né i riscontri né le smentite. Conseguentemente tutta questa storia che Ciancimino ha incontrato questa persona e quindi non è attendibile non c’entra niente, c’entra come i cavoli a merenda.
L’altra vicenda per la quale Ciancimino è finito sulle prime pagine dei giornali è quella che è stata chiamata l’accusa a Gianni De Gennaro: chi è Gianni De Gennaro? Gianni De Gennaro è stato il capo della Criminaloide a Palermo negli anni delle stragi, della lotta dura alla mafia e poi è stato il capo della Dia (Direzione Investigativa Antimafia), poi è stato il capo della Polizia e adesso capeggia l’organismo che coordina tutti i servizi segreti, i servizi di sicurezza in Italia. E’ stato condannato in appello per aver indotto alla falsa testimonianza un dirigente di Polizia sui fatti di Genova, per cui è pesantemente coinvolto, in base a questa sentenza d’appello, nella mattanza del G8 del 2001 a Genova, è una specie di salamandra, di abilissima salamandra che passa nel fuoco e ne esce sempre intatta, è riuscito a attraversare indenne - caso praticamente unico in Italia - le stagioni del centrodestra, del centrosinistra, della Prima Repubblica e della Seconda Repubblica mantenendo sempre intatta la sua immagine e il suo potere, è un poliziotto di altissimo livello, che ha collaborato con Falcone, con Borsellino, con Caselli, con gli investigatori americani nelle indagini internazionali sulla mafia e il riciclaggio, tant’è che appunto, dopo il cosiddetto attacco di Ciancimino a De Gennaro, abbiamo addirittura una dichiarazione dell’FBI che ieri ha testimoniato come De Gennaro sia un fidato partner da trenta anni etc., è ovvio che De Gennaro sta muovendo le sue pedine, ha molti amici tra i giornalisti e ne vediamo i risultati sui giornali: appena l’hanno toccato è stato praticamente come se toccassero la Madonna e in effetti sarebbe sorprendente se si scoprisse che De Gennaro ha qualcosa a che fare con la trattativa del 92 /93 di cui parla il figlio di Ciancimino.
Ciancimino, Gianni De Gennaro e il signor Franco - Ma è vero che il figlio di Ciancimino ha accusato De Gennaro? E’ vero che il figlio di Ciancimino ha detto che il signor Franco, il misterioso signor Franco è Gianni De Gennaro?No, non è vero: quello che leggete sui giornali è falso, non c’è nessun verbale in cui Massimo Ciancimino dica che il signor Franco è Gianni De Gennaro, o che Gianni De Gennaro e il signor Franco sono la stessa persona. Chi è il signor Franco? Il signor Franco è un uomo dei servizi di sicurezza, dei servizi segreti, un rappresentante degli apparati di sicurezza dello Stato che per trenta anni è stato l’ombra di Vito Ciancimino: Massimo, il figlio, vedeva sempre arrivare questo signor Franco, a volte si faceva chiamare Franco, a volte si faceva chiamare Carlo, il cognome lui non l’ha mai conosciuto, suo padre non gli ha mai detto il cognome di questo signore, che cosa faceva questo signore? Era l’angelo custode di Ciancimino: mentre Ciancimino commetteva i suoi reati, faceva le sue trattative, il signor Franco gli dava suggerimenti, gli chiedeva informazioni e poi, quando Ciancimino aveva delle difficoltà, dei guai giudiziari, il signor Franco lo avvertiva prima, gli diceva prima che sarebbe stato arrestato, gli diceva prima che cosa avrebbe dovuto dire e che cosa non avrebbe dovuto dire quando fosse stato arrestato, gli preannunciò l’arresto di Provenzano prima che avvenisse, cose di questo genere. No, anzi: gli preannunciò l’arresto di Provenzano una volta che poi Provenzano non fu arrestato, perché quando fu arrestato Provenzano Vito Ciancimino era già morto, era il 2006. Ma per farla breve è l’uomo che, nei giorni e nei mesi della trattativa, quando Ciancimino incontra il Generale Mori, il Colonnello De Donno etc. etc., c’è anche il signor Franco in quelle.. non presente agli stessi incontri, ma presente subito prima e subito dopo. Al signor Franco viene consegnato il papello, oltre che - dice Massimo Ciancimino - ai Carabinieri del Ros e da chi portava queste notizie a Ciancimino il signor Franco, che faceva la spola tra Ciancimino e chi, quali rappresentanti dello Stato, delle forze di Polizia, dei servizi segreti? Questa è la domanda: chi era il suo referente, chi era il suo superiore, perché Vito Ciancimino quando gli uomini del Ros si fanno avanti per imbastire quella trattativa chiede al signor Franco se c’è da fidarsi di Mori e De Donno? E anche con lui parla delle coperture politiche, vuole sapere se c’è qualcuno dietro a quei due ufficiali del Ros, o se stanno facendo tutto da soli, è lì che nasce la richiesta di garanzie politiche perché, secondo Massimo Ciancimino e secondo carte scritte dal padre, il padre voleva garanzie da Mancino, che non era ancora diventato Ministro dell’Interno, ma lui voleva garanzie da Mancino e chi gli aveva detto che Mancino sarebbe diventato Ministro dell’Interno di lì a poco, nel 1992, nel cambio di passaggio tra il governo Andreotti e il governo Amato? Quando cambiò il Ministro dell’Interno inopinatamente Scotti fu silurato e arrivò Mancino e Vito Ciancimino lo sapeva prima: chi glielo aveva detto? Che cosa c’è dietro la nomina di Mancino? Perché chiede anche la garanzia da Violante, che era il rappresentante più importante nel settore della giustizia e dell’antimafia dell’ex PC, del PDS? Perché si parla di Rognoni, che era stato Ministro della Difesa? Il signor Franco è questa interfaccia di fronte, Stato e antistato, raffigura l’anello di congiunzione, è la figura di collegamento: sono mesi che si cerca di individuare questo signor Franco, si sarebbe potuto individuarlo da un numero di telefono che stava nell’agenda elettronica di un telefonino di Massimo Ciancimino, nella scheda sim di un telefono di Massimo Ciancimino che fu sequestrata in casa sua nella perquisizione dei Carabinieri del 2005; quella scheda elettronica poi è scomparsa, chissà dove l’hanno portata i Carabinieri. E è ricomparsa, ma non si è certi che sia la stessa, qualche mese fa quando i magistrati l’hanno chiesta e poi c’era una cartolina che Ciancimino junior ha trovato in casa sua, dove suo padre gli aveva fatto segnare dei nomi di uomini dei servizi di sicurezza: c’era un certo Gross, che qualcuno aveva pensato fosse il signor Franco e per questo si sono fatto delle indagini, è un signore che ha lavorato a lungo come diplomatico italiano in Israele, poi si è scoperto che probabilmente non era lui, c’erano altri nomi come quelli del Prefetto Parisi, del Prefetto Finocchiaro, se non erro, e tanti altri e, a un certo punto, da questo Gross c’è una freccetta con scritto “ De Gennaro”. Perché? Perché Massimo Ciancimino sostiene che suo padre gli aveva detto che il signor Franco era molto legato a De Gennaro: c’è chi dice “ è impossibile che sia legato a De Gennaro o che sia De Gennaro, perché se il signor Franco è stato dietro a Ciancimino per trenta anni beh, Gianni De Gennaro trenta anni fa non è che fosse questa figura così importante come è oggi e come è lo è stata negli ultimi 15 /20 anni”, ma soprattutto, come si può immaginare che un uomo che ha rischiato la pelle nella lotta alla mafia, che è sempre stato sulla linea dura nella lotta alla mafia abbia invece potuto avere a che fare con i cedimenti del 92 e del 93? E allora come è possibile che i giornali scrivano in questi giorni che Massimo Ciancimino ha detto che il signor Franco e Gianni De Gennaro sono la stessa persona, visto che nello stesso tempo ha sempre detto ai magistrati “ sapevo che si chiamava Signor Franco, ma non so il cognome, mio padre non mi ha mai detto il nome e il cognome, non gli ho mai potuto chiedere la carta d’identità, mi ricordo il volto, fatemi vedere delle facce e vi dico se è lui o non è lui”? Hanno tirato fuori tutti i possibili album fotografici di tutti gli agenti dei servizi segreti che hanno lavorato in quegli anni e purtroppo, salvo alcuni che gli somigliavano, non siamo ancora riusciti a trovare quello che Massimo Ciancimino ha visto spesso in casa di suo padre. E allora è possibile che uno che cerca per mesi sugli album la faccia del signor Franco dica “ il signor Franco è Gianni De Gennaro”, la cui foto la conosciamo tutti e la vediamo tutti i giorni sui giornali? Vi sembra normale? O Ciancimino è impazzito, o Ciancimino ha deciso di suicidarsi come testimone attendibile sputtanandosi, oppure non può aver detto che il Signor Franco e Gianni De Gennaro sono la stessa persona. E allora che cosa è successo? E’ successa una cosa molto semplice: dovete andare nelle pieghe degli articoli per trovare quello che è successo, non nei titoli, soprattutto nei titoli dei giornali, che hanno tutto l’interesse in questo momento a sputtanare Massimo Ciancimino, perché siamo arrivati al succo della questione. E’ successo che lui un giorno, dato che è un chiacchierone, parlando al bar tra un interrogatorio e l’altro con un agente della Dia deve avergli detto una roba di questo genere - non c’eravamo, quindi non sappiamo le frasi testuali, ma questo è quello che deve essere successo -: ha detto a questo dirigente della Dia “ va beh, ma non l’avete ancora capito che dietro al signor Franco si cela De Gennaro?”, quello invece di prendere quello che gli diceva Ciancimino per quello che era, una chiacchiera da bar, una sua intuizione, una sua deduzione - non era davanti a un magistrato che faceva un verbale, dove uno è tenuto a dire solo e esclusivamente quello di cui è certissimo e di cui ha le prove, uno si fa anche delle idee, ragiona, magari sragiona: un conto sono le deduzioni, le illazioni, le elucubrazioni di Massimo Ciancimino e un’altra cosa è “quando suo padre le ha detto questo? Quando lei ha scoperto questo?”, è un’altra cosa- l’ufficiale della Dia fa il rapporto ai magistrati di Caltanissetta, i quali convocano Ciancimino e gli dicono “ scusi, ma lei ha detto che il signor Franco e De Gennaro sono la stessa persona?”, lui dice “ ma no, ma quando mai?! Ho detto semplicemente che secondo mio padre il signor Franco era una sorta di ambasciatore degli apparati e che faceva riferimento a De Gennaro”. A questo punto De Gennaro si incazza e ovviamente ha ragione: dice “ ma io ho combattuto la mafia, come si permette questo qua, figlio di un mafioso..”.. anzi, dice di più, “ messaggio mafioso, attacco mafioso”, dà del mafioso anche al figlio di Ciancimino, che al momento non ha condanne per mafia. Il giorno dopo viene fuori la notizia dell’incontro con questo strano professionista a Verona, legato alla ‘ndrangheta: De Gennaro annuncia querela per calunnia nei confronti di Ciancimino e, a questo punto, c’è una divergenza tra le Procure di Palermo e di Caltanissetta, quella di Caltanissetta sta valutando se iscrivere Massimo Ciancimino per calunnia motu proprio, per propria iniziativa, senza neanche aspettare la denuncia di De Gennaro. Se uno denuncia è automatico che la persona denunciata venga indagata, altra cosa è se invece la Procura decide di incriminare lei senza la denuncia di De Gennaro, anticipando la denuncia di De Gennaro, Massimo Ciancimino per averlo calunniato. La Procura di Palermo ha un atteggiamento più laico e, secondo me, più ragionevole, ossia quello di dire che se Massimo Ciancimino ci dice che suo padre gli aveva riferito che il signor Franco era legato a De Gennaro, non si può accusarlo di calunnia: ci sta semplicemente raccontando una cosa detta dal padre, mica ci ha detto che la sa lui, mica ha detto “ io accuso Gianni De Gennaro di”, ma “ io semplicemente ricordo quello che mi diceva mio padre”. Ci saranno mai guai giudiziari per De Gennaro in base a questo ricordo? No: perché? Perché è una delle classiche cose che non sono riscontrabili, l’unico riscontro è quella cartolina che Massimo Ciancimino scrisse sotto dettatura di suo padre, nella quale di fianco al nome di quel Gross c’è una freccia con un appunto con sopra scritto “ De Gennaro”, insieme a altri validi poliziotti e dirigenti di Polizia come Parisi e come altri. Quindi dove è la calunnia, se uno riferisce una cosa dettagli da un altro? Non è che la riferisca così, andando in televisione a sputtanare questo è quello, ma la riferisce a verbale, rispondendo a una domanda del magistrato: dove è la calunnia? Ecco perché la Procura di Palermo dice “ stiamo attenti, distinguiamo le cose che Massimo Ciancimino ha visto con i suoi occhi, quelle di cui ci porta carte e documentazione, dai ricordi”, che possono essere pure utili per spiegare delle cose su ciò che il padre gli raccontava in queste conversazioni, che poi si infittirono quando addirittura il padre decise di scrivere con il figlio un libro di memoria, per cui gli riversava un sacco di nozioni, di informazioni, di carte, di documenti e di spiegazioni, di collegamenti.Ciancimino è credibile? - Distinguiamo. Questo è quello che sta succedendo e per cui voi leggete sui giornali “ guerra tra Procure: Ciancimino impazzito accusa De Gennaro”, non accusa nessuno, le cose sono andate esattamente così. Del resto, scusate, facciamo finta che Ciancimino sia un bugiardo matricolato che si è inventato tutto: se si è inventato tutto perché poi le carte che porta collimano con quello che ha raccontato?Perché le carte che porta risultano autentiche? Perché ha detto “ io ho il papello” e poi ha portato il papello? E perché, dal momento in cui ha portato il papello con quelle annotazioni di suo padre, in cui si raccontavano particolari e persone che avrebbero dovuto garantire la trattativa, improvvisamente queste persone hanno ritrovato la memoria e hanno cominciato a raccontare delle cose che, prima che parlasse Ciancimino, non avevano mai voluto raccontare? Violante racconta che Mori gli voleva fare incontrare Vito Ciancimino a tutti i costi: perché non l’ha detto prima? Martelli ricorda che il suo Ministero della Giustizia nell’estate del 92 avvertì Borsellino che gli uomini del Ros erano andati a parlare, a interloquire, a trattare - chiamiamolo come vogliamo - con Vito Ciancimino per agganciare un rapporto con Cosa Nostra: perché non l’ha detto prima? E Conso recentemente dice “ beh, sì, nel novembre del 93 tolsi il 41 bis a 140 mafiosi di mia iniziativa, decisi da solo, non me l’aveva detto nessuno, non me l’aveva chiesto nessuno, perché così Provenzano, nuovo capo della mafia, rappresentante dell’ala trattativista e non stragista di Cosa Nostra, avrebbe interrotto le stragi”: ma come faceva, il Ministro della Giustizia del governo Ciampi, a sapere che il nuovo capo della mafia era Provenzano? Tra l’altro informazione falsa, perché il nuovo capo della mafia dopo l’arresto di Riina è Leoluca Bagarella, Provenzano subentra dopo l’arresto di Bagarella, ma soprattutto come fa a sapere che Provenzano è ancora vivo? A leggere i giornali dell’epoca si pensava che Provenzano fosse un po’ come Bin Laden oggi: non si sapeva bene se c’era ancora o se era morto, alcuni pentiti dicevano “ forse è morto”; come faceva a sapere che era diventato il capo della mafia? Come faceva a sapere che rappresentava l’ala trattativista? Sono tutte cose che oggi sappiamo perché sono quindici anni che i pentiti ce le raccontano, ma nel 92 /93 nessuno le sapeva, perché non c’erano ancora pentiti che parlavano: chi lo sapeva che idee aveva Provenzano rispetto a Riina e a Bagarella? Chi lo sapeva che Provenzano era contrario alle stragi da un certo momento in avanti? Chi lo sapeva che si era proposto come trattativa, se Conso dice di non averne parlato con nessuno? Chi lo sapeva che, in cambio della fine delle stragi, la mafia chiedeva la revoca dei 41 bis, se non era vero che c’era Stato il papello? Allora qualcuno aveva raccontato a Conso del papello? Vedete che Ciancimino agisce come il fosforo nella memoria svaporata di questi governanti che, diciassette /diciotto anni dopo, si ricordano cose gravissime e non riescono a motivarle, a spiegarle, perché Conso è una bravissima persona, è un insigne giurista e questo lo sappiamo benissimo, ma a chi vuole raccontarla che lui prende una decisione del genere, revocando 140 41 bis a 140 mafiosi senza sapere niente da nessuno e senza dire niente a nessuno?! Ma dico, che c’abbiamo scritto qua?! Chi glielo ha detto che revocando i 41 bis finiranno le stragi? C’ha un’apparizione dell’Arcangelo Gabriele che lo guida nei meandri di una mafia che era ancora completamente sconosciuta in quel periodo? Allora voi vedete che.. buttiamo pure via Ciancimino, se qualcuno non lo vuole, ma quello che racconta e quello che porta viene confermato dagli uomini delle istituzioni nel momento in cui non possono più tacere. Lui va avanti e loro vanno avanti fino a dove è arrivato lui, questo è quello che sta succedendo con Massimo Ciancimino e quel papello è veramente la pietra dello scandalo della Seconda Repubblica: intanto perché basta leggerlo per rendersi conto che i mafiosi non si accontentavano di togliere il 41 bis, i mafiosi hanno fatto dodici richieste in quel papello, tra le quali c’era la revoca del 41 bis, ma c’era anche la fine dell’ergastolo, la fine del sequestro dei beni (Legge Rognoni /La Torre), la fine del pentitismo, la revisione delle condanne definitive al maxiprocesso e la dissociazione sul modello brigate rosse, guarda caso tutte cose che negli anni successivi il Parlamento ha approvato o cercato di approvare. Il 41 bis in Italia diventa legge dello Stato - era già una prassi praticata un po’ prima, ma diventa legge dello Stato - con il famoso decreto antimafia votato il giorno dopo la strage di Via D’Amelio. Sapete che c’era pronto il decreto antimafia dopo la strage di Capaci, ma nel mese successivo, passata la festa, anzi la lacrima, gabbato lo santo: il decreto antimafia se l’erano insabbiato e non l’avevano convertito in legge. Fu proprio la strage di Via D’Amelio a costringere a furor di popolo governo e preliminare - parliamo del governo Amato - a varare quel decreto antimafia, che conteneva le norme sul 41 bis e, dopo la strage di Via D’Amelio, il giorno dopo, i boss vengono presi dall'Ucciardone e portati all’Asinara e a Pianosa, cioè nelle carceri sulle isole e è lì che scatta il vero isolamento che terrorizza i mafiosi. Ora Ciancimino ci dice che il papello viene consegnato agli uomini del Ros e al signor Franco prima della strage di Via D’Amelio, quando il 41 bis non dava fastidio praticamente a nessuno: era una prassi, un isolamento etc., ma non è che ci fosse il trasferimento in blocco di centinaia di mafiosi nelle isole, quello è dopo la strage di Via D’Amelio e quindi è evidente che, quando scrivono il papello, non è certamente il 41 bis il primo obiettivo della trattativa, sono ben altre le cose. Certo, quando Conso decide di dare il contentino alla mafia e di togliere i 41 bis, evidentemente sa che quella è una delle richieste, è una delle aspettative della mafia, ma non può essere quella la contropartita che chiude la stagione delle stragi: perché? Perché c’erano dodici richieste, il 41 bis era solo una di queste e era la meno importante nel periodo in cui fu portato il papello dagli uomini di Riina agli uomini del Ros. E allora? E allora tutta l’esultanza dei berlusconidi per il fatto che, se ha fatto la trattativa il governo Ciampi, non possono averla fatta Berlusconi e Dell’Utri, è del tutto destituita di fondamento: c’è qualche novità nel fatto che gli uomini della Prima Repubblica hanno trattato con la mafia? Ma neanche per sogno, l’hanno fatto per cinquanta anni: il governo Ciampi era sostenuto da gente della Prima Repubblica (Democratica Cristiana, Partito Socialista, Repubblicani, Socialdemocratici, Liberali: i soliti, quelli che per cinquanta anni avevano garantito grande prosperità alla mafia). Nel 92 /93 si spaventano, perché vedono le bombe, non sono abituati a una guerra tra Stato e mafia, i Carabinieri vanno immediatamente a trattare per vedere se si può riappattare la situazione, il contentino che in quel momento si riesce a dare da parte di Conso, che ci mette la faccia- poveretto, tanto ha 90 e passa anni - è la revoca di quei 41 bis, che non sono solo quelli che dice Conso, perché Conso dice di averne tolti 140 a novembre del 93, in realtà risulta che ne ha tolti altri 140 il giorno dopo la strage dei Parioli, della tentata strage a Maurizio Costanzo a metà maggio del 93. In totale ne ha tolti quasi 400 di 41 bis in quel 1993 e, dopo che ha tolto i primi, c’è stata la strage di Milano in Via Palestro, a fine luglio e ci sono state le bombe alle basiliche del Laterano e del Velabro, poi ne ha tolti altri a novembre, guarda caso quando doveva scoppiare la bomba all’Olimpico e chi dava la tempistica al governo? Finisce lì la trattativa? La mafia si accontenta di qualche revoca di qualche 41 bis, che non riguardavano i boss più importanti che ci sono rimasti?Berlusconi, il riciclato della Prima Repubblica - Ma è evidente che la mafia non si può accontentare di così poco! Nello stesso periodo viene a sapere che stanno arrivando Berlusconi e Dell’Utri con un nuovo partito, immaginate gli champagne che si stappano e le feste che si fanno a Palermo!E’ ovvio che le trattative sono due: una è quella degli ultimi rantoli della Prima Repubblica e l’altra è quella dei primi vagiti della seconda, che poi Prima e Seconda Repubblica proprio questa vicenda ci dimostra che sono la stessa cosa. Perché? Perché il traghettatore della Prima Repubblica nella Seconda è il gattopardo, è Berlusconi, il quale, cascame della Prima Repubblica, si rivernicia da nuovo, fa un partito su suggerimento di Dell’Utri e instrada, tant’è che la mafia vota in massa per Forza Italia: perché? Beh, perché il programma di Forza Italia e soprattutto le dichiarazioni di certi esponenti di Forza Italia erano meglio del papello e chi viene messo alla Commissione Consiliare giustizia? Tiziana Maiolo: è una persona che non penso affatto che sia mafiosa, tutt’altro, penso però che le sue idee, a mio avviso demenziali, deliranti per l’abolizione dei pentiti, del 41 bis, del 416 bis, del reato di associazione mafiosa, dell’ergastolo e addirittura della custodia cautelare siano l’ideale per chi sogna esattamente quelle cose lì e quindi è ovvio che, mandando quei messaggi, anche se non ci fosse stata un’intesa tra Dell’Utri e Mangano - cosa che invece io continuo a pensare che ci sia stata: carta canta, ma questa è una mia idea - la trattativa sarebbe avvenuta su queste garanzie, su questi messaggi. Ecco perché il fatto che ci sia stata una trattativa ai tempi del governo Ciampi non solo non esclude che ci sia stata una trattativa dopo, ma è assolutamente ovvio che ci sia stata una trattativa dopo: altrimenti per quale motivo la mafia avrebbe dovuto interrompere le stragi, visto che le stragi aveva cominciato a farle proprio per portare alla trattativa la classe politica? C’è riuscita con una caccolina, la revoca dei 140 più 140 41 bis con il governo Ciampi e poi improvvisamente la mafia rincoglionisce e non chiede niente di più in cambio a quelli che verranno dopo? In fondo quello era un governicchio tecnico provvisorio: da parte di quelli che verranno dopo la mafia si accontenta di leggere il programma, va sulla fiducia? Un’organizzazione così seria, che si è impegnata militarmente in una guerra mai vista contro lo Stato che cosa fa: dice “ va beh, adesso stiamo fermi e aspettiamo”?! Vogliamo credere veramente a questa panzana?! Le trattative sono due: sono almeno due, ossia quella che si fa nel 92 /93 e nella quale Berlusconi, per ovvi motivi, non era al governo e quindi non c’entra e quella che si fa fra il 93 e il 94 e in quella o Berlusconi o chi per lui - e sappiamo chi per lui - per forza prosegue (ci sono tutte le piste, le carte, gli incontri: Mangano a Milano etc., checché ne dica la Corte d’Appello di Palermo nella sua sentenza minimalista) e, ancora una volta, che cosa aveva detto Vito Ciancimino a suo figlio? “ Ecco, io ho fatto la trattativa, la prima, poi a dicembre del 92 mi hanno arrestato, poi è subentrato qualcun altro” e gli disse Dell’Utri “ e io non servivo più, a me mi hanno scaricato” e era furibondo, Vito Ciancimino, perché diceva “ ma vi pare normale che io, che ho investito i miei soldi a Milano 2, finisco in galera come un mafioso, mentre quelli là che hanno preso i miei soldi appaiono come delle persone perbene?! In fondo abbiamo fatto la stessa cosa, siamo figli della stessa lupa!”. Ciancimino sarà tutto quello che volete, però guardate che tutte queste cose si sposano perfettamente con quello che è successo in questi anni.
Volevo ancora parlarvi del papello scomparso, ma non c’è il tempo e quindi troverete anche lì notizie andando sul sito de Il Fatto Quotidiano, a proposito di un articolo di Sandra Rizza e di Giuseppe Lo Bianco, intitolato proprio “ Il papello nascosto” e vedrete che ci sono altri elementi (è uscito su Il Fatto il 30 ottobre).
Dato che domani presento il mio nuovo libro, che si intitola “ Colti sul fatto”: vi invito, almeno quelli che stanno a Milano o dintorni, alla presentazione alle 18: 00 alla libreria Feltrinelli, che è stata appena aperta alla stazione centrale di Milano. Venerdì sera a Bologna a Paladozza faremo una serata sul tramonto del berlusconismo organizzata da Italia dei Valori, insieme a un po’ di colleghi giornalisti e a qualche artista: credo che si cominci alle 20: 30. Passate parola e buona settimana.

Marco Travaglio (Passaparola del 6 dicembre 2010)


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