Profumo
…di casa
27 Dicembre 2010
Stamattina
farò i buccellati! Dopo Natale e non prima, com’è consuetudine. Non ho avuto
tempo, sono stata troppo presa da mille cose e non ne ho avuto voglia. Il
ricovero in ospedale di un caro amico ci ha fatto vivere sottotono queste feste
e poi Claudia è arrivata proprio la vigilia di Natale.
Quella dei buccellati a Natale, così come l’estratto di pomodoro, in estate, sono diventate tappe obbligate della mia vita.
L’avanzare negli anni mi fa fare delle cose che prima detestavo o vivevo quasi come incubi.
Erano “compiti” di mia mamma, ma da quando Lei non sta più tanto bene, inevitabilmente, senza bisogno di dirlo, sono subentrata io, la figlia più grande.
Mentre per l’estratto di pomodoro non trovo facilmente “aiutanti”, per i buccellati, ormai da un po’ di anni, è mia nipote a collaborare.
Claudia ama molto i dolci e ama farli. Il nostro dolce natalizio, ha un significato particolare per Lei che ormai da sei anni vive a Milano. Motivi di studio prima e di lavoro adesso, la tengono in questa città che non la entusiasma molto sia per il clima atmosferico che umano che vi si respira.
Fare i buccellati è per Claudia un modo per riaffermare le sue radici. È costretta a vivere fuori ma si sente molto legata alla sua terra, alla famiglia e, poiché torna solo per le feste, i dolci della tradizione diventano simboli di “appartenenza”.
Ieri sera ho preparato il ripieno: fichi secchi, uvetta, zuccata, cedro candito, mandorle, noci, nocciole, scorza d’arancia, tanta cioccolata a pezzi, cacao, caffè e poche gocce di olio di cannella.
Quella dei buccellati a Natale, così come l’estratto di pomodoro, in estate, sono diventate tappe obbligate della mia vita.
L’avanzare negli anni mi fa fare delle cose che prima detestavo o vivevo quasi come incubi.
Erano “compiti” di mia mamma, ma da quando Lei non sta più tanto bene, inevitabilmente, senza bisogno di dirlo, sono subentrata io, la figlia più grande.
Mentre per l’estratto di pomodoro non trovo facilmente “aiutanti”, per i buccellati, ormai da un po’ di anni, è mia nipote a collaborare.
Claudia ama molto i dolci e ama farli. Il nostro dolce natalizio, ha un significato particolare per Lei che ormai da sei anni vive a Milano. Motivi di studio prima e di lavoro adesso, la tengono in questa città che non la entusiasma molto sia per il clima atmosferico che umano che vi si respira.
Fare i buccellati è per Claudia un modo per riaffermare le sue radici. È costretta a vivere fuori ma si sente molto legata alla sua terra, alla famiglia e, poiché torna solo per le feste, i dolci della tradizione diventano simboli di “appartenenza”.
Ieri sera ho preparato il ripieno: fichi secchi, uvetta, zuccata, cedro candito, mandorle, noci, nocciole, scorza d’arancia, tanta cioccolata a pezzi, cacao, caffè e poche gocce di olio di cannella.
Stamattina
preparo l’impasto, nell’attesa che arrivi Claudia: farina, zucchero, uova, strutto, lievito in polvere, vanillina, aroma
di arancia e una spruzzata di Marsala.
La cucina diventa campo di battaglia, sul tavolo sistemo una spianatoia di legno, i mattarelli, le rotelline taglia-pasta, la ciotola con il ripieno e quella dell’impasto, che ha bisogno di riposare un po’.
Claudia arriva: baci, caffè, coccole e poi al lavoro. Pezzi di impasto vengono spianati, ne facciamo delle losanghe, posizioniamo al centro il ripieno, arrotoliamo appiattendo leggermente il “filone” tagliandolo in piccoli pezzi.
Il forno è acceso, l’ambiente è caldo, parliamo, ridiamo. Si alzano anche le mie figlie, non partecipano ai lavori, ma si divertono a guardarci. Irene prova ad usare il mattarello: “Però non è difficile, magari vi aiuto!”
Una vera e propria catena di montaggio, i piccoli pezzi finiscono allineati sulle teglie e poi in forno. Un intenso profumo si diffonde per casa.
Clara assaggia i primi dolci sfornati, aveva detto che non le interessavano, si ricrede, sono buoni!!!
Anche Lei è qui per le vacanze, tanti anni di studio, una laurea in Economia a pieni voti e poi … l’emigrazione.
Da tre anni vive e lavora a Dublino. Un buon lavoro, certo, ma lontana da casa, dagli affetti, dagli amici.
Sì, un po’ di buccellati se li vuole portare, vuole farli assaggiare ai suoi amici: irlandesi, australiani, spagnoli, francesi, franco-libanesi, boliviani …. con i quali passerà il Capodanno.
Le ferie non bastano, dovrà rientrare in ufficio prima della fine dell’anno.
L’Irlanda per un po’ di anni ha vissuto un grosso boom economico, grandi aziende vi hanno impiantato le loro sedi e tanti giovani vi hanno trovato lavoro.
Ma è giusto che i nostri ragazzi per trovare lavoro debbano andare via?
Mi fa rabbia, vorrei che rimanessero o che almeno avessero la possibilità di scegliere se restare o andare, come è stato concesso a noi. Invece no, non possono scegliere, non possono restare!
Abbiamo finito, i buccellati sono tutti allineati nei vassoi e adesso il tocco finale: una spolverata di zucchero a velo.
Anche per quest’anno la tradizione è stata rispettata!
La cucina diventa campo di battaglia, sul tavolo sistemo una spianatoia di legno, i mattarelli, le rotelline taglia-pasta, la ciotola con il ripieno e quella dell’impasto, che ha bisogno di riposare un po’.
Claudia arriva: baci, caffè, coccole e poi al lavoro. Pezzi di impasto vengono spianati, ne facciamo delle losanghe, posizioniamo al centro il ripieno, arrotoliamo appiattendo leggermente il “filone” tagliandolo in piccoli pezzi.
Il forno è acceso, l’ambiente è caldo, parliamo, ridiamo. Si alzano anche le mie figlie, non partecipano ai lavori, ma si divertono a guardarci. Irene prova ad usare il mattarello: “Però non è difficile, magari vi aiuto!”
Una vera e propria catena di montaggio, i piccoli pezzi finiscono allineati sulle teglie e poi in forno. Un intenso profumo si diffonde per casa.
Clara assaggia i primi dolci sfornati, aveva detto che non le interessavano, si ricrede, sono buoni!!!
Anche Lei è qui per le vacanze, tanti anni di studio, una laurea in Economia a pieni voti e poi … l’emigrazione.
Da tre anni vive e lavora a Dublino. Un buon lavoro, certo, ma lontana da casa, dagli affetti, dagli amici.
Sì, un po’ di buccellati se li vuole portare, vuole farli assaggiare ai suoi amici: irlandesi, australiani, spagnoli, francesi, franco-libanesi, boliviani …. con i quali passerà il Capodanno.
Le ferie non bastano, dovrà rientrare in ufficio prima della fine dell’anno.
L’Irlanda per un po’ di anni ha vissuto un grosso boom economico, grandi aziende vi hanno impiantato le loro sedi e tanti giovani vi hanno trovato lavoro.
Ma è giusto che i nostri ragazzi per trovare lavoro debbano andare via?
Mi fa rabbia, vorrei che rimanessero o che almeno avessero la possibilità di scegliere se restare o andare, come è stato concesso a noi. Invece no, non possono scegliere, non possono restare!
Abbiamo finito, i buccellati sono tutti allineati nei vassoi e adesso il tocco finale: una spolverata di zucchero a velo.
Anche per quest’anno la tradizione è stata rispettata!
Concetta Giamporcaro
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