Chi sono oggi nemici dell’ironia?
È presto detto.
Sono quelli che, proprio come te, odiano il malcostume, ma non riescono a trovare un modo divertente per dirlo. E allora criticano te e coloro che sanno farlo, e vi chiamano con disprezzo “i battutisti”.
Sono quelli che, proprio come te, odiano il malcostume, ma non riescono a trovare un modo divertente per dirlo. E allora criticano te e coloro che sanno farlo, e vi chiamano con disprezzo “i battutisti”.
Sono quelli che non hanno mai rischiato di scoppiare a ridere nel momento meno opportuno.
Sono quelli che guardano con sospetto qualsiasi battuta che tocca la
morte e le tragedie, senza fare distinzioni, perché non capiscono che i
bersagli della satira, quando è venata di amarezza, non sono le vittime
ma i colpevoli, gli ipocriti e i moralisti. E invocano il silenzio, la
compostezza, il decoro, la severità monacale, la birra per non pensarci,
persino gli ansiolitici, così possono dormire tranquilli e dimenticare
tutti i mali del creato. Per sognare mondi perfetti che non esistono,
relegando l’uomo nero nelle fiabe.
Sono quelli che ti chiedono di spiegare le battute,
perché prendono ogni cosa alla lettera. Ma le battute vivono anche di
ritmo e sintesi, e nessuna spiegazione potrà mai render loro giustizia.
Per cui dopo il chiarimento giunge l’immancabile sentenza: “Ah, ora l’ho
capita. Non fa ridere”.
Sono i detentori del potere dittatoriale, sempre
all’erta nel timore di una pericolosa onda anomala capace di sovrastare
il cielo, e cioè della famosa risata che li seppellirà.
A proposito di politica, è da registrare un fenomeno relativamente
nuovo e tutto italiano. C’è una categoria che merita un discorso a
parte, salita prepotentemente alla ribalta negli ultimi anni e nota fra i
cultori dell’ironia su costume e società: mi riferisco a quelli che, in
tutti i luoghi della santificata rete, difendono a spada tratta Beppe Grillo in maniera acritica e rabbiosa
(non sto generalizzando, so che esistono militanti di buon senso nel
M5S, ma la loro voce non di rado è annichilita dalle troppe persone
propense all’urlo). Tali individui sono allergici alla satira e
considerano qualunque essere umano reo di pensiero non allineato con il
loro alla stregua di un giornalista prezzolato, come se si trattasse di
un emissario della più becera propaganda piddina o forzaitaliota. E
trasformano il Movimento 5 Stelle, con i loro insulti sparsi nel web, in un oggetto sacro su cui giammai si può scherzare.
Perché, dal loro punto di vista, è corretto dire che quelli del PD sono vermi striscianti sull’orlo della putrefazione,
con digressioni nell’immaginario horror anni Ottanta, mentre qualsiasi
beffa nei confronti del M5S equivale a disinformazione, connivenza,
corruzione dell’anima.
E mentre perdi tempo a spiegare che da sempre ti scagli con pari
veemenza contro il PD e il PDL, per non parlare della Lega, ti accusano
di essere del PD, o berlusconiano, o servo del potere, o colluso con il
sistema. E invece no, cazzo, tu sei un fottuto comunista,
ma sei anche del parere che la satira debba essere uguale per tutti,
proprio come la legge, e che nessuno possa ritenersi al sicuro. Per
questo non ti sottrai al gioco di tirar bordate alla sinistra radicale,
malgrado la tua fede antiliberista.
Ma torniamo ai pentastellati. La cosa più
inquietante è che molti (troppi) di loro concedono il plauso ai giochi
di parole per nulla comici che campeggiano con feroce ridondanza nel
blog di Beppe Grillo, come Minchionne per definire Marchionne, per non parlare del gettonatissimo Forminchioni al posto di Formigoni.
E se fai notare la pochezza di tali appellativi, ti accusano di essere
sostenitore (se non addirittura complice) dei suddetti, recandoti
peraltro grave offesa, dato che Marchionne e Formigoni sono due
maledetti stronzi che non hai mai sopportato. Perché. Ribadiamolo. Tu.
Sei. Un. Fottuto. Comunista. Chiaro? E allora speri che vincano gli altri, le mosche bianche fin troppo silenziose, i militanti del Movimento 5 Stelle che hanno conservato la preziosa capacità di sorridere guardandosi allo specchio. Insomma, lode e gratitudine a chi è dotato di autoironia. Quella strana cosa che Grillo ha perso da almeno 10 anni.
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