Siccome la politica italiana è un manicomio
organizzato, i giornali di ieri mattina riprendevano le dichiarazioni
dei lettiani, dei bersaniani, dei dalemiani e dei napolitaniani, cioè di
tutti gli sconfitti da Renzi alle primarie del Pd, con questo titolo:
“Se fa l’accordo con Berlusconi, cade il governo Letta”. Raramente si
era concentrata tanta demenza in così poche parole: come può il governo
Letta, nato dall’accordo fra B. e il Pd con la benedizione di
Napolitano, cadere se il segretario del Pd si accorda con B.?
Si dirà: ma B. e il suo partito non ne fanno più
parte. Vero. Ma l’ha deciso B., non gli altri, che lo pregarono fino
all’ultimo di restare con loro.
Si dirà: ma B. è un pregiudicato per frode fiscale.
Vero. Ma lo è dal 1° agosto e ha lasciato la maggioranza e il Senato a
fine novembre: per quattro mesi è rimasto, da pregiudicato, alleato del
Pd senza che Letta, Bersani, D’Alema e Napolitano muovessero un
sopracciglio.
Si dirà: ma se Renzi incontra B. nella sede Pd lo
rilegittima e lo resuscita. Dipende: è vero se fa un accordo per
riportarlo al governo; è falso se fa un accordo per una legge elettorale
che ponga fine alle larghe intese.
Si dirà: ma l’accordo per la legge elettorale va
fatto con gli alleati di governo. Falso: una legge elettorale imposta
dalla maggioranza alle opposizioni sarebbe una mascalzonata identica a
quella del centrodestra che nel 2005 varò il Porcellum per fregare il
centrosinistra alle elezioni 2006. Se Renzi facesse altrettanto,
imponendo il sistema di voto a colpi di maggioranza (fra l’altro
puramente virtuale, frutto del mostruoso “premio” del Porcellum appena
dichiarato incostituzionale e antidemocratico dalla Consulta),
regalerebbe a B. una formidabile arma polemica da spendere in campagna
elettorale. È naturale che l’iniziativa di proporre una o più leggi
elettorali agli altri partiti spetti a quello che ha raccolto più voti
(il Pd); e che i destinatari della proposta siano, nell’ordine, le altre
forze più votate (5Stelle, FI, Scelta civica, Lega, Sel ecc). Renzi s’è
rivolto anzitutto a Grillo, che ha commesso un grave errore nel
rispondere picche, rinchiudendosi autisticamente nel web-referendum fra
gli iscritti (che è cosa buona e giusta, ma che non può legare
preventivamente le mani ai “cittadini” di M5S, eletti apposta per
occuparsi di questi temi in Parlamento). Tantopiù che aveva l’occasione
di mettere in crisi il Pd, cogliendo al balzo la promessa di Renzi di
rinunciare ai rimborsi elettorali, affamando i suoi apparati
elefantiaci. In ogni caso, in attesa della consultazione fra gli
iscritti, i 5Stelle sono in freezer e dunque Renzi, che ha una fretta
boia, è passato al terzo partito classificato: FI.
Si dirà: con B. non
doveva parlare perché è un delinquente. Vero, ma con chi altri di FI
doveva parlare? Era meglio Verdini, che ha più processi che capelli in
testa? Con Fitto o con la Santanchè, condannati in primo grado?
Dialogare con B. è il colmo dell’immoralità. Ma purtroppo nessuno, nel
Pd, può credibilmente fare lo schizzinoso dinanzi all’incontro Renzi-B.
Non D’Alema che nel ’95 invitò B. al congresso del Pds, poi andò in
pellegrinaggio a Mediaset e lo incontrò a fine ‘96 per farci insieme non
una legge elettorale necessaria, ma una riforma costituzionale inutile
anzi dannosa nella Bicamerale. Non Bersani, che incontrò B. l’anno
scorso per fargli scegliere il candidato del Pd al Quirinale nella
persona di Marini. Non Letta jr., che si fece scegliere da B. come
premier e lo incontrò per farci il governo di larghe intese. Non
Napolitano, che ricevette B. per farsi chiedere di ricandidarsi e poi lo
ringraziò per la sua condotta “da statista”? La vera questione, ora, è
che Renzi non si faccia fregare da quel noto baro di B., che finora ha
messo nel sacco chiunque credeva di farlo con lui. Insomma, ciò che
conta è che, se accordo ci sarà, produca una buona legge elettorale, non
una qualsiasi, purchessia.
Perciò, finite le consultazioni, Renzi dovrebbe prendere esempio dai
5Stelle e sottoporre il risultato a un referendum online fra gli
iscritti del Pd. Lorsignori se lo mettano bene in testa: la legge
elettorale non è roba loro. Appartiene a noi cittadini.
Marco Travaglio (Jack's Blog - Il Fatto Quotidiano, 19 gennaio 2014)
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