Il guaio vero non è solo quello che i politici non fanno contro la
corruzione, ma anche quello che non dicono. Il che fa pensar male comunque,
perché delle due l’una: o hanno la testa vuota e non sanno di che cosa parlano,
o lo sanno benissimo ma hanno la testa bacata.
Prendiamo Renzi che, essendo appena arrivato, non dovrebbe avere
nulla di personale da nascondere. Appena uno scandalo gli esplode in mano, se
ne esce con dichiarazioni tonitruanti. Dopo il caso Expo annunciò “il Daspo per
chi ruba”. Risultati concreti: zero assoluto. Dopo il caso Mose, la spara ogni
giorno più grossa. Mercoledì è “turbato”. Giovedì vuole incriminare i corrotti
per “alto tradimento”. Venerdì li vuole “fuori dalla politica”, mentre i suoi
giannizzeri fingono di non conoscere il sindaco Orsoni per la decisiva ragione
che non s’è iscritto al Pd che l’ha candidato, fatto eleggere e sostenuto per
quattro anni. Ieri si accorge che forse Orsoni c’entra col Pd e promette di
“mandare a casa i ladri a calci nel sedere”. Oggi dirà che vuole prenderli a
ceffoni. Domani che gli sputerebbe in faccia. Dopodomani che meritano una
bastonata in testa e pure qualche cinghiata. Poi che li cospargerebbe di miele
e li lascerebbe lì sotto il sole legati a un albero infestato di formiche
rosse.
Chi offre di più? Tanto è tutto gratis. Intanto giovedì il nuovo
ddl anti-corruzione (già necessario visto che il precedente, detto comicamente
Severino, partorito 16 mesi fa dal governo Monti e votato dagli stessi partiti
che sostengono ufficialmente o ufficiosamente il governo Renzi, è un colabrodo)
era pronto per il voto in commissione e l’approdo nell’aula della Camera
martedì, magari completato e inasprito con emendamenti del governo. Ma Renzi
l’ha bloccato, annunciandone uno nuovo di zecca che ancora non c’è, però
garantisce che arriva venerdì (non si sa ancora a che ora). Così la rumba
riparte da zero e se ne riparla fra qualche mese.
Tutti sanno che l’azzeramento l’ha imposto B. da Cesano Boscone,
non volendo sentir parlare di falso in bilancio e minacciando di bloccare la
boiata del Senato. Ma Renzi racconta che “il rinvio è stato una mia scelta”
perché “occorre una duplice risposta, strutturale e culturale assieme”.
Perbacco. “Bisogna ripartire dall’emergenza educativa”. Perdindirindina.
“Cambiare radicalmente il processo amministrativo, l’impostazione della
procedura”. Ah bè, allora. Quindi se politici, imprenditori, funzionari,
amministratori, manager, tecnici e alti ufficiali rubano sempre su tutto,
collezionano Tintoretto e Canaletto, seppelliscono milioni nell’orto (leggi
qui) , scrivono pizzini su carta commestibile per poi
mangiarseli a colazione (leggi
qui) , è perché sono poco educati, culturalmente
svantaggiati, strutturalmente traviati dalle procedure.
L’idea che le grandi opere servano soltanto a far girare soldi da
rubare per sfamare la Banda Larga e che gli onesti siano pochi deviati
infiltrati in un sistema fondato sulla razzia, non sfiora Renzi né i cervelloni
che lo circondano. Infatti continuano a trattare la corruzione come un
incidente di percorso, un’eccezione di poche mele marce (i famosi “ladri” che,
beninteso, diventano tali solo in Cassazione, ergo ci rivediamo fra 10 anni).
E, anziché fermare la rapina, spaccano il capello in quattro tirando in ballo
la burocrazia e l’educazione, disquisendo su tesserati e non, o addirittura (la
Moretti, che Dio la perdoni) sulla minor gravità del finanziamento illecito di
Orsoni rispetto alla corruzione di Galan.
La scena ricorda Prendi i soldi e scappa, con Woody Allen che
tenta di rapinare la banca consegnando all’impiegato un bigliettino con scritto
“Agite con calma, siete sotto tiro”. Ma l’altro non capisce perché legge “apite
con calma, siete sotto giro”. Allora si apre un ampio e articolato dibattito
fra decine di persone sulla lettera g che sembra una p e sulla t che pare una
g, fino alla scena finale dell’aspirante ladro in guardina, condannato su due
piedi a 10 anni di galera, senza attenuanti, prescrizioni, indulti, servizi
sociali. A noi manca giusto il finale. Sempre.
Marco Travaglio (Jack's Blog - Il Fatto Quotidiano - 8 giugno 2014)
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