Originalità
creativa è in concetto complesso e articolato con il quale si usa definire un
qualcosa che è frutto di un’elaborazione mentale ma i cui risultati, in
pratica, offrono spunti per osservazioni che evidenziano limiti all’effettivo
apporto innovativo dell’autore.
Un artista
che artigianalmente crea la sua opera di certo attua una creatività intanto
oggettiva. Attraverso sue realizzazioni di fatto genera un qualcosa che prima
non esisteva autonomamente in natura e questo anche se si tratta di una copia
fedele di un qualcosa che già effettivamente esiste e che ha solamente copiato.
Lo scultore
trae dal marmo, assembla con crete. plastiline o gessi, fonde con metalli opere
che traggono ispirazioni dal reale o che sono, anche in parte, frutto di
originali immaginazioni; realizza in pratica un derivato di una visuale
personale o il frutto, anche se parziale, di sue fantasie; il tutto,
rispondendo generalmente a canoni comunque comprensibili, riconosciuti e
accettati dalla cultura vigente del tempo.
Il pittore
ritrae su supporti e con materiali vari sue visioni con tecniche personali
(ritratti, paesaggi, forme astratte, etc…) e con risultati più o meno omologati
in fatto di aderenza alle realtà di riferimento da cui egli parte (reali o
fantasiose che siano).
Intanto in
fotografia, superata la lunga diatriba tra analogico e digitale, occorre
sgombrare il campo dagli aspetti fisici collegati alla realizzazione delle
immagini. Del resto, anche se agli inizi, solo tecniche chimiche di
trasformazione e fissaggio consentivano l’impressione di vetri e pellicole
trattate, ancor oggi, dopo l’avvento del digitale e di sofisticate macchine di
ripresa, i problemi principali permangono sempre gli aspetti afferenti alla
cattura e alla gestione ottimale della luce.
Se già nelle
più classiche delle arti visive è un fattore di per se complicato, in
fotografia come si può riconoscere l’effettiva originalità creativa?
Fino a tempi
recenti risultava un complimento il commento che definiva l’immagine
contemplata come una vera e propria cartolina, oggi non è più così, anche se
con dei distinguo.
La
fotografia, essendo una delle arti visive più giovani, conserva in se il
fascino implicito del racconto. Le prime rappresentazioni
paesaggistiche/urbane, ancorchè frutto di combinazioni sperimentali,
costituiscono pietre miliari di assoluta valenza. Scopo principale di allora
era quello di riprodurre visivamente immagini attinenti al reale.
Con
l’avvento delle foto si rese democratica la gestione e fruibilità di documenti
prima riservati ad aristocrazie facoltose, le sole che potevano avere la
possibilità di collezionare disegni e dipinti d’autori vari. A prescindere dai
temi rappresentati, solo case nobiliari o borghesi e strutture museali
potevano, infatti, permettersi la facoltà di detenere ed esporre opere
pittoriche. Alternative per le masse popolari restavano disegni e stampe
dozzinali protrodotte in varie forme editoriali.
Con la
fotografia, c’è l’avvento delle cartoline postali che costituirono un modo
nuovo ed originale per consentire ai viaggiatori di testimoniare i luoghi
visitati. Come per tutte le mode, per i più facoltosi, si diffuse ben
presto la mania collezionistica. Immagini di luoghi dislocati nei vari
angoli del mondo, attraverso foto in cartolina, consentirono a molti di
raccogliere viste anche di “viaggi virtuali”, di posti anche per loro difficili
da raggiungere.
Il vezzo
collezionistico ben presto si diffuse con raccolte di cartoline più
specialistiche: le viaggiate. Soggetti incaricati allo scopo provvedevano,
infatti, a veri e propri “viaggi per conto terzi” con spedizioni postali dalle
località più disparate. Ciò forse per dare l’illusione ai destinatari della
missiva di aver visitato quei posti e forse solo per esibire una prova di
viaggi solamente desiderati: chissà?
Con
l’evolversi dell’uso della cartolina si sviluppò e si affinò sempre di più
l’intera filiera produttiva e ben presto subentrò l’uso della stessa anche come
missiva.
Nelle prime
cartoline postali era consentito però apporre nella parte posteriore della foto
soltanto l'affrancatura e l’indirizzo del destinatario. Ne derivava che
eventuali brevi messaggi venivano scritti dal mittente invadendo le parti più
libere anteriori ovvero dell’immagine illustrata.
Il vezzo
diffuso di scrivere messaggi indusse presto a variare le regolamentazioni
tariffarie globali e a rivisitare la parte d’indirizzamento con la creazione
dell’apposito spazio ancor oggi riservato ai saluti ed ai messaggi liberi. Con
queste nuove regole si spinse ancor di più l’utilizzo della cartolina come
sistema semplice, efficace e originale di corrispondenza turistica.
Prima
dell’avvento delle foto a colori cartoline riprodotte in bianco e nero furono
anche commercializzate in forme colorate, abbellite con interventi manuali ad
acquerello. Costi uniformi delle affrancature mantennero diffuso e socialmente
accessibile l’’uso, confermando come validissima l’intuizione di base.
Col passare
del tempo, visto il successo e la popolarità, cartoline divennero oggetto anche
di pubblicità, di propaganda sociale e politica; per l’impiego sempre più usato
come veicolo di corrispondenza interpersonale, con questo mezzo si evocarono le
nuove mode, insomma, il loro utilizzo si adeguò alle molteplici sfaccettature
del vivere quotidiano dell’epoca.
Riaccostandoci
all’aspetto documentale fotografico da cui ha tratto origine, le variegate
tecniche artigianali sperimentate e le tematiche dei soggetti rappresentati
delle cartoline illustrate raccontano molto dell’evoluzione intrinseca della
fotografia.
Valutate le
potenzialità e l’efficacia del nuovo strumento, sono stati tanti gli autori che
hanno cominciato a discostarsi dalla “creatività copiativa” per introdurre
nuove formule espressive e, nel tempo, altrettanti seguaci hanno aiutato
l’evoluzione delle tecniche di ripresa e dei processi procedurali sottostanti.
In tutto
questo trova ampio spazio la fantasia latente che è sempre intrinseca in ogni
forma artistica, quindi, per cercare di individuare l’originalità creativa
nell’ambito fotografico, oggi forse occorre concentrarsi sui risultati
conseguiti nel tempo dai vari capiscuola, indipendentemente dalle tecniche e
supporti più o meno elaborati e complessi attuati.
A questo
punto è interessante soffermarsi sulle tematiche perseguite dai diversi
fotografi che, nelle varie epoche, si sono sempre più resi autonomi dalle
“cartoline illustrate”, per capirne il loro vero ruolo e dare pieno
riconoscimento al sostanziale contributo in ogni caso offerto nello sviluppo
creativo e complesso del versante “artistico”.
In questo
processo è anche da considerare la contaminazione che caratterizza ogni forma
d’arte e che, in fotografia, raggiunge forse la sua sublimazione nelle
immagini che riescono a racchiudere un qualcosa che suscita un’emozione e che,
nella foto concettuale in particolare, costituisce un mix indissolubile in una
rappresentazione visiva apparente di un racconto celato non apertamente
manifesto.
Dal momento
in cui si delineano queste nuove forme, la fotografia si rende autonoma come
disciplina artistica e si esalta; si affianca pienamente alla pittura e alle
molteplici, già affermate e riconosciute sue forme espressive (tipici, al
riguardo, evidenti parallelismio con le opere realizzate da Leonardo, Van Gogh,
Michelangelo, Caravaggio, Picasso, etc…).
Per inciso e
in conclusione, all’uso popolare dei telefonini e agli infiniti prodotti mi
piace oggi pensare come ad un’attualizzazione moderna e fruizione diffusa delle
vecchie cartoline illustrate d’un tempo.
La
possibilità concessa a tutti di poter liberamente fotografare ogni cosa e in
ogni istante equivale, del resto, alla facoltà che ha ognuno di potersi
esprimere, attraverso la parola, con la sua scrittura.
Come sempre, in ogni caso, il tempo dimostrerà che resteranno sempre in pochi i veri poeti o i narratori capaci di raccontare delle storie, facendole rivivere al lettore con la fantasia attraverso veri romanzi.
Come sempre, in ogni caso, il tempo dimostrerà che resteranno sempre in pochi i veri poeti o i narratori capaci di raccontare delle storie, facendole rivivere al lettore con la fantasia attraverso veri romanzi.
Come in
tutte le manifestazioni umane valgono pure le occasioni concesse dalla fortuna
che governa gli incontri; magari l’opportunità offerta da case editrici, la
sponsorizzazione, più o meno, veritiera o interessata di opinionisti e di
critici d’arte affermati.
In questo
mondo, comunque, c’è spazio per tutto e tutti: e ognuno, se vuole, può trovare
opportunità per esprimersi nel divertimento, magari continuando a vivere una
vita serena.
La
creatività continua ancor oggi a non essere un fatto oggettivo poiché è
strettamente collegato al proprio modo di essere, pertanto vale sempre il motto
assoluto del Magnifico Lorenzo, quello che recita …… “chi vuol esser lieto sia
….. di doman non v’è certezza”.
© Essec 2017
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