ECCO COME “RE GIORGIO” NAPOLITANO,
TRA DICHIARAZIONI PUBBLICHE E INCONTRI PRIVATI, HA CONDIZIONATO LE SCELTE DI
PALAZZO CHIGI, DEL PARLAMENTO E DELLE SEGRETERIE
Spifferi e moniti del Quirinale, incontri
pubblici e privati. Ecco come il presidente della Repubblica ha commissariato
governo e partiti. E protetto, da polemiche e scandali, i ministri Alfano e
Cancellieri.
L’agenda Letta fabbricata al Quirinale -
20 maggio 2013
“Il presidente della Repubblica ha
ricevuto nel pomeriggio il ministro per le Riforme costituzionali, Gaetano
Quagliariello, con i presidenti delle Commissioni Affari costituzionali dei due
rami del Parlamento, Anna Finocchiaro e Francesco Paolo Sisto. L’incontro ha
consentito di verificare la comune volontà di avviare senza indugio e di
portare avanti in Parlamento un processo di puntuali modifiche costituzionali
relative ad aspetti dell’ordinamento della Repubblica che richiedono di essere
adeguati a esigenze da tempo individuate di un più lineare ed efficace funzionamento
dei poteri dello Stato”. Napolitano osserva la nascita del governo di Enrico
Letta come se fosse, e nei fatti è, un’estensione del Quirinale. L’investitura
includeva un programma da eseguire in 18 mesi (al massimo) e, soprattutto, la
riforma costituzionale che passa attraverso la modifica dell’articolo 138, la
cassaforte della Carta: tempi più rapidi per il presidenzialismo. In più di
un’occasione, in pubblico con gli ormai famosi moniti e in privato con riunioni
con i capi di partito (spesso democratici), Napolitano ha aumentato le
pressioni su Parlamento e Palazzo Chigi. Il 2 di giugno ripeteva: “Vigilerò”.
Il 3 giugno Napolitano fa sapere che il governo con un decreto vuole nominare
una commissione di saggi per il riassetto costituzionale, precisa che “la
composizione dell’organo è discrezione di Palazzo Chigi”. Ma l’appunto
ufficiale ricorda che il Quirinale aveva già nominato dei saggi che possono
tornare utili anche a Letta (suggerimento accolto). E il 23 ottobre, dopo aver
rimproverato Matteo Renzi sulla legge elettorale, arringa: “Il fuoco di
sbarramento non ci fermerà”.
Vietata la caccia ai caccia F-35 - 3 luglio 2013
Miliardi e armamenti. Scrive l’Ansa: “Il presidente
della Repubblica, in piena sintonia con il governo e i ministri interessati, in
una complessa nota ha spiegato come ‘tale facoltà del Parlamento non può
tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici
che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali
dell’Esecutivo’”.
A cosa si riferisce la “complessa nota”? A una commessa da decine di miliardi di euro che mezzo Parlamento vuole disdire, quella dei fragili (lo dicono svariate perizie di svariati eserciti) caccia F-35. Spesso il Quirinale consiglia al potere legislativo dove, come e quando agire. In questa circostanza, il presidente della Repubblica, capo delle Forze Armate, ammonisce deputati e senatori: la decisione spetta al governo. Che coincide con la decisione del Colle.
A cosa si riferisce la “complessa nota”? A una commessa da decine di miliardi di euro che mezzo Parlamento vuole disdire, quella dei fragili (lo dicono svariate perizie di svariati eserciti) caccia F-35. Spesso il Quirinale consiglia al potere legislativo dove, come e quando agire. In questa circostanza, il presidente della Repubblica, capo delle Forze Armate, ammonisce deputati e senatori: la decisione spetta al governo. Che coincide con la decisione del Colle.
La benedizione a Elkann per Rcs - 4 luglio 2013
La casa editrice Rcs soffre un faticoso
aumento di capitale, mentre i debiti sono fuori controllo . La Fiat aumenta le
quote in Rcs e John Elkann, presidente di Fiat, fa sapere di aver telefonato a
Giorgio Napolitano per comunicare la quota di azioni raddoppiata al 20%. Il
Quirinale non smentisce e non richiama alla discrezione. Il socio Diego Della
Valle s’infuria: “Una cosa da Istituto Luce”.
Lo scudo kazako per Angelino Alfano - 18 luglio
2013
“Dico che anche, ma non solo, per dei
ministri è assai delicato e azzardato evocare responsabilità oggettive, ovvero
consustanziali alla carica che si ricopre”. Da una settimana l’Italia s’indigna
per l’espulsione notturna, misteriosa e per tanti disumana, di Alma
Shalabayeva, moglie di un dissidente kazako, e di una bambina di 7 anni, la
figlia Alua. Alfano, ministro degli Interni, liquida uno scandalo
internazionale con un pilatesco “non mi avevano informato”. Le notizie
rincorrono anche la Farnesina e il ministro Emma Bonino. Così Napolitano
interviene e, con un paio di frasi, salva Alfano, Bonino e Letta.
Cavaliere: grazia sì grazia no - 1 agosto
2013
“Ritengo e auspico che possano ora aprirsi
condizioni più favorevoli per l’esame, in Parlamento, di quei problemi relativi
all’amministrazione della giustizia, già efficacemente prospettati nella
relazione del gruppo di lavoro da me istituito il 30 marzo scorso”.
Non sono trascorse neanche due ore dal dispositivo in Cassazione letto dal giudice Esposito: Berlusconi, condannato a quattro anni per frode fiscale Mediaset. Il Quirinale detta una nota alle agenzie per sottolineare la reazione composta del Cavaliere e, come se fosse uno scambio, per evocare l’ennesima riforma, stavolta della giustizia. A Berlusconi non serve più a nulla. E così, il 13 agosto, il Colle illustra all’ex premier come chiedere la grazia. E lo rassicura: “A proposito della sentenza passata in giudicato, va innanzitutto ribadito che la normativa vigente esclude che Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto”. B. opterà per i servizi sociali.
Non sono trascorse neanche due ore dal dispositivo in Cassazione letto dal giudice Esposito: Berlusconi, condannato a quattro anni per frode fiscale Mediaset. Il Quirinale detta una nota alle agenzie per sottolineare la reazione composta del Cavaliere e, come se fosse uno scambio, per evocare l’ennesima riforma, stavolta della giustizia. A Berlusconi non serve più a nulla. E così, il 13 agosto, il Colle illustra all’ex premier come chiedere la grazia. E lo rassicura: “A proposito della sentenza passata in giudicato, va innanzitutto ribadito che la normativa vigente esclude che Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto”. B. opterà per i servizi sociali.
Fuori tutti: amnistia e indulto - 28
settembre 2013
Da Poggioreale: “Pongo al Parlamento un
interrogativo: se esso ritenga di prendere in considerazione la necessità di un
provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia”.
Le carceri italiane sono in condizioni pietose, ma anziché rivedere i termini di custodia cautelare e numerose leggi che rendono troppo affollati i penitenziari – come vorrebbe gran parte del Pd – Napolitano ‘propone’ il palliativo. Per un casuale gioco d’incastri, chissà se voluto, il provvedimento favorirebbe anche il condannato Berlusconi, imputato in altri processi. Il Parlamento non è entusiasta, protesta il Movimento Cinque Stelle e Napolitano li accusa: “Se ne fregano del Pa e s e”. Quando Renzi manifesta le sue perplessità, e si dice contrario, il presidente cerca di convincerlo con una telefonata.
Le carceri italiane sono in condizioni pietose, ma anziché rivedere i termini di custodia cautelare e numerose leggi che rendono troppo affollati i penitenziari – come vorrebbe gran parte del Pd – Napolitano ‘propone’ il palliativo. Per un casuale gioco d’incastri, chissà se voluto, il provvedimento favorirebbe anche il condannato Berlusconi, imputato in altri processi. Il Parlamento non è entusiasta, protesta il Movimento Cinque Stelle e Napolitano li accusa: “Se ne fregano del Pa e s e”. Quando Renzi manifesta le sue perplessità, e si dice contrario, il presidente cerca di convincerlo con una telefonata.
La ministra dei Ligresti non si tocca - 18
novembre 2013
“Il presidente della Repubblica ha
apprezzato la chiarezza e il rigore delle decisioni e delle precisazioni venute
dalla Procura di Torino”. Mancano due giorni al voto a Montecitorio sulla mozione
di sfiducia al ministro Anna Maria Cancellieri, un pezzo del Pd vuole le
dimissioni. La Procura di Torino, nel trasferire gli atti ai magistrati
competenti di Roma, non iscrive la Cancellieri nel registro degli indagati per
una questione tecnica, e non di merito. Ma dal Colle arriva la segnalazione al
governo: la faccenda è chiusa, la Cancellieri (in quota Quirinale) resta dov’è.
Lo stesso Letta sarà costretto a immolarsi davanti all’assemblea del Pd, che si
allinea.
Carlo Tecce (Jack's Blog - Il Fatto Quotidiano, 21 novembre 2013)
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