Oggi il Corriere della Sera ospita, a pagina 13, una durissima
lettera di Fausto Bertinotti al Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano. Una missiva nella quale l'ex presidente della Camera accusa
il Capo dello Stato di congelare la democrazia con il suo appoggio
esplicito all'attuale esecutivo. Una lettera scandita da una serie di
perentori "Lei non può"
"Signor Presidente,
Lei non può. Lei non può congelare
d'autorità una delle possibili soluzioni al problema del governo del
Paese, quella in atto. come se fosse l'unica possibile, come se fosse
prescritta da una volontà superiore o come se fosse oggettivata dalla
realtà storica.
Lei non può, perché altrimenti la democrazia
verrebbe sospesa. Lei no può trasformare una Sua, e di altri ,
previsione sui processi economici in un impedimento alla libera
dialettica democratica. I processi economici, in democrazia, dovrebbero
poter essere influenzati dalla politica, dunque, dovrebbero essere
variabili dipendenti, non indipendenti. Lei non può,
perché altrimenti la democrazia sarebbe sospesa. Sia che si sostenga che
viviamo in regimi pienamente democratici, sia che si sostenga, come fa
ormai tanta parte della letteratura politica, che siamo entrati in
Europa, in un tempo post-democratico, quello della rivincita delle
élites, Lei non può. Nel primo caso, perché
l'impedimento sarebbe lesivo di uno dei cardini della democrazia
rappresentativa cioè della possibilità, in ogni momento, di dare vita ad
un'alternativa di governo, in caso di crisi, anche con il ricorso al
voto popolare. Nel secondo caso, che a me pare quello dell'attuale
realtà europea, perché rappresenterebbe un potente consolidamento del
regime a-democratico in corso di costruzione. C'è nella realtà politico
istituzionale del paese una schizofrenia pericolosa: da un lato si
cantano le lodi della Costituzione Repubblicana, dall'altro, essa viene
divorata ogni giorno dalla costituzione materiale. La prima, come lei mi
insegna, innalza il Parlamento ad un ruolo centrale nella nostra
democrazia rappresentativa, la seconda assolutizza la governabilità fino
a renderlo da essa dipendente. Quando gli chiede di sostenere il
governo perché la sua caduta porterebbe a danni irreparabili, Ella
contribuisce della costruzione dell'edificio oligarchico promosso da
questa costituzione materiale. Nel regime democratico ogni previsione
politica è opinabile perché parte essa stessa di un progetto e di un
programma che sono necessariamente di parte; lo stesso presunto
interesse generale non si sottrae dalla diversità delle sue possibili
interpretazioni. Ma, se mi permette, Signor Presidente c'è una ragione
assai più grande per cui Lei non può.
La nostra costituzione è, come sappiamo, una costituzione
programmatica. Norberto Bobbio diceva che in essa la democrazia è
inseparabile dall'eguaglianza come testionia il suo articolo 3. Ma essa,
rifiutando un'opzione finalistica nella definizione della società
futura, risulta aperta a modelli economico sociali diversi e a quelli
dove sarà condotta da quella che Dossetti chiamava la democrazia integrale e Togliatti la democrazia progressiva.
Quando Lei allude ai possibili danni irreparabili per il paese, lo
può fare solo perché considera ineluttabili le politiche economiche e
sociali imperanti nell'Europa leali, le politiche di austerità. Ha poca
importanza, nell'economia di questo ragionamento, la mia radicale
avversione a queste politiche che considero concausa del massacro
sociale in atto.
Quel che vorrei proporLe è che nella politica e in democrazia si
possa manifestare un'altra e diversa idea di società rispetto a quella
in atto e che la Costituzione Repubblicana garantisce che essa possa
essere praticata e perseguita. Il capitalismo finanziario globale non
può essere imposto come naturale, né la messa in discussione del suo
paradigma può essere impedito in democrazia, quali che siano i passaggi
di crisi e di instabilità a cui essa possa dar luogo. O le rivoluzioni
democratiche possono essere possibili solo altrove? No, la carta
fondamentale garantisce che, nel rispetto della democrazie e nel rifiuto
della violenza, possa essere intrapresa anche da noi. C'è già un
vincolo esterno, quello dell'Europa leale, che limita la nostra
sovranità, non può esserci anche un vincolo esterno anche alla politica
costituita dall'autorità del Presidente della Repubblica. Lei non può,
signor Presidente. Mi sono permesso di indirizzarLe questa lettera
aperta perché so che la lunga consuetudine e l'affettuoso rispetto che
ho sempre nutrito per la Sua persona mi mettono al riparo da qualsiasi
malevola intepretazione e la mia attuale lontananza dai luoghi della
decisione politica non consentono di pensare ad una qualche
strumentalità. È, la mia, soltanto, l'invocazione di un cittadino, anche
se ho ragione di ritenere che essa non sia unica.
Mi creda, con tutta cordialità.
Fausto Bertinotti."
Nessun commento:
Posta un commento
Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.