Scrivere su un fotografo che nasce e si afferma
principalmente come giornalista costituisce per tutti un azzardo, ma voglio
correre questo rischio perché in alcuni casi vale la pena osare.
Dotato di una naturale e raffinata ironia, ha sempre avuto
un occhio attento verso personaggi ed eventi, riuscendo a classificare,
caratterizzandole in sintesi, le umanità che ha avuto modo di
incrociare.
Dialogare con Nino presuppone una dilatazione infinita
del tempo, svariando in argomenti che, seppur partendo dalla fotografia, si
sviluppano e si orientano verso aneddoti mai banali.
Bastano piccoli accenni per perdersi in discipline
diverse, cronache ed eventi di ieri e di oggi.
Ci si ritrova per un caffè e il tavolino resta occupato per ore; meno male che basta una piccola ordinazione al tavolo e non facciano ancora pagare con consumazioni a tempo.
Il dottor Giaramidaro a Palermo rappresenta una “istituzione” conosciuta da tutti; disponibile e affabile, riesce a rapportarsi con tutti nel giusto modo.
Ci si ritrova per un caffè e il tavolino resta occupato per ore; meno male che basta una piccola ordinazione al tavolo e non facciano ancora pagare con consumazioni a tempo.
Il dottor Giaramidaro a Palermo rappresenta una “istituzione” conosciuta da tutti; disponibile e affabile, riesce a rapportarsi con tutti nel giusto modo.
Con altri illustri soggetti, più o meno a lui
coetanei, costituisce un serbatoio della cultura cittadina; negli incontri non disdegna però
di aggregare anche curiosi ed appassionati.
Partecipare a convivi insieme a loro diventa occasione di conoscenza che consentono di scoprire personalità locali curiose, quale ad esempio il signor Patricolo, che visse relegato nell’ombra del famoso Studio Cappellani; che sicuramente appartiene alla storia, per le peculiarità e le caratterizzanti uniche specializzazioni nei ritocchi, sicuramente meritevoli oggi di ricordo e attenzione.
Partecipare a convivi insieme a loro diventa occasione di conoscenza che consentono di scoprire personalità locali curiose, quale ad esempio il signor Patricolo, che visse relegato nell’ombra del famoso Studio Cappellani; che sicuramente appartiene alla storia, per le peculiarità e le caratterizzanti uniche specializzazioni nei ritocchi, sicuramente meritevoli oggi di ricordo e attenzione.
Per me l’occasione di conoscerlo nacque da una
telefonata per un concorso fotografico interbancario da me
organizzato (cosa che già facevo da alcuni anni); volle incontrarmi di persona
e mi dedicò anche in seguito spazi di visibilità nella cronaca culturale
cittadina del Giornale di Sicilia.
Diversamente da altri non fui mai invadente, lasciando
che fosse lui a prendere eventualmente l’iniziativa; forse questo ha
contribuito a creare un rapporto empatico estremamente trasparente e di reciproca stima.
Nel tempo mi ha ripagato con interventi in tavole rotonde e
presentazioni, regalandomi anche una sagace prefazione all’unico libro che ho realizzato con la
collaborazione - nei testi “originali” - del mio amico Michele (Un'immagine, un
racconto).
Recentemente ha proposto una bellissima mostra sul terremoto del Belice. Presente alla inaugurazione, ho
avuto il coraggio pretenzioso o l'incoscienza di ribaltare per una volta i
ruoli, azzardando
a scrivere di lui e dell'evento nel mio blog, documentando il tutto. Il grande successo
ricevuto ha fatto si che la mostra avesse un seguito e fosse ripetuta in
diverse altre location siciliane.
Un aneddoto emblematico che ama raccontare
su quell’esperienza del terremoto è questo: a un certo punto, viaggiando con la sua
Fiat Cinquecento tra le tortuose strade di Montevago e Gibellina, non riuscì
più a governare il veicolo ed ebbe l’impressione di avere bucato. Fermò la
macchina e scese: si accorse che la terra stava continuando a tremare. Quindi, non aveva
forato una ruota, bensì stava direttamente vivendo gli effetti, ondulatori o
sussultori che fossero, del terremoto. Di quella esperienza resta una foto
molto particolare che immortala il “mosso” di quei terribili momenti. La prima
foto sul terremoto del ’68 diffusa dai giornali fu proprio una foto scattata da
lui in quell’occasione e pubblicata sulla prima pagina del giornale L’Ora.
Quest’ultima è stata la sua testata d’inizio come giornalista,
dove ha avuto modo di lavorare a fianco di colleghi diversamente assurti alla
celebrità, tra i tanti, ad esempio Mauro De Mauro, Salvo Licata e Letizia Battaglia.
Fra le molteplici attività che lo gratificano ci sono gli
interventi nelle presentazioni di eventi fotografici, nel corso dei quali intrattiene, con il suo innato acume critico e la sua sottile ironia, un
pubblico sempre attento.
La collaborazione alla rivista web Dialoghi Mediterranei lo
vede oggi attivo con i suoi articoli e impegnato alla ricerca di collaborazioni di
“fotografi” che sappiano rappresentare, senza preclusione di genere, con
fotografie e testi, argomenti e storie originali.
Fra i suoi "racconti" pubblicati in questo spazio spicca,
per i miei gusti, la poetica “Mazara
forever” (Dieci anni nella memoria),
dove i tanti personaggi del tempo della sua infanzia, sapientemente dipinti, rivivono nella piacevole narrazione. Ma anche "Con
tanto di barba. Da Sparta ad oggi", piccolo gioiello, emblema
letterario del saper raccontare mescolando insieme sapienza e spumeggiante
ironia.
La sua ricerca di macchine fotografiche è continua e costante;
quando lo incontri, ti esibisce un nuovo storico cimelio che ha appena acquistato su Ebay
o attraverso un'altro dei tanti canali “ecommerce”.
Un limite è costituito dalla sua istintiva avversione al computer,
forse dovuta alle tante giornate che lo hanno visto in passato inchiodato, nella ordinaria attività lavorativa al giornale, al
“maledetto marchingegno”. Questo, però non è un vero problema perché sopperisce in ciò la sua “Enza” che,
diversamente, trova interesse e divertimento nel leggere navigando su internet.
Unica concessione che si regala è l’utilizzo di Photoshop, al quale ricorre “traducendo in
digitale” la maestria precedentemente sviluppata con le tanks in camera oscura.
Nino, serbatoio di ricordi di una infinità di
personaggi, è lui stesso un “personaggio” di cui tutti dicono un gran bene e
che trova o si inventa sempre spunti per curiosare e divertirsi, oggi come ieri.
Non si decide però ad annodare i tanti fili in uno
scritto, per raccontare e regalare a tutti noi le infinità di storie che
custodisce nell’album dei ricordi.
Sollecitato al riguardo, ti dice comunque si, che ci sta pensando, ma intanto rimanda ancora.
Sollecitato al riguardo, ti dice comunque si, che ci sta pensando, ma intanto rimanda ancora.
Buona luce a tutti!
© Essec
Nino Giaramidaro, giornalista prima a L’Ora poi al Giornale di Sicilia
– nel quale, per oltre dieci anni, ha fatto il capocronista, ha scritto i
corsivi e curato le terze pagine – è anche un attento fotografo documentarista.
Ha pubblicato diversi libri fotografici ed è responsabile della Galleria
visuale della Libreria del Mare di Palermo. Recentemente ha esposto una
selezione delle sue fotografie scattate in occasione del terremoto del
1968 nel Belice.
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P.S. - Un sentito ringraziamento va alla Professoressa Enza,
sua compagna di vita, preziosa nell'avermi aiutato a rettificare parecchi strafalcioni e a
inserire alcuni aspetti di Nino che sconoscevo, meritevoli anche essi di essere annotati per il completamento di
questo sintetico quadro.
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