"Dopo gli anni ovattati dell'infanzia e quelli spensierati dello studio ci si immerge nella catena lavorativa che, al di là di qualunque gratificazione, assorbe e lascia poco tempo ... e poi finalmente arriva la tua quarta dimensione ... e ritrovi quella serenità smarrita."

Il presente blog costituisce un almanacco che in origine raccoglie i testi completi dei post pubblicati su: http://www.laquartadimensione.blogspot.com, indicandone gli autori, le fonti e le eventuali pagine web (se disponibili).

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Fotogazzeggiando: Immagini e Racconti

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sabato 25 febbraio 2023

Le Bandiere arcobaleno riportano solo la scritta o il simbolo pace



T. Olà G., anche tu qui?
G. Certo. È un evento importante questo di oggi.
T. Indubbiamente, si respira l’aria di una politica pulita.
G. A proposito, vai a votare per le primarie?
T. No di certo, sono lontano da quella disputa.
G. Ma nel caso chi ti piacerebbe di più fra i due?
T. Nel caso avrei optato per la donna, il governatore lo vivo come un novello Mussolini.
G. Ma che dici .....
T. Ricordati che le origini del Duce erano socialiste. Io nascevo di area centrista e ora, come idee, mi ritrovo spesso collocato più a sinistra della sinistra.
G. In effetti io sono stata da sempre militante dell’estrema sinistra.

Il breve dialogo era stato con un’amica fotografa che, incurante della sua veneranda età, volava leggera tra la folla, richiamandomi per certi aspetti quella Luciana Castellina che ha lungamente rappresentato l’attivismo politico sano che ha fortemente caratterizzato una parte della nostra generazione.
Oggi trentacinque istituti del palermitano, aderendo ad una marcia della pace, annoveravano generazioni composite dell’universo scuola, creando un clima che intende infondere, nonostante tutto, positività e speranza. Al corteo partecipano classi che rappresentano simbolicamente l’intero arco del mondo studentesco, dalle elementari all’università.
Anche delle classi di bimbetti di una scuola dell’infanzia, partecipano da dietro il portone di una villa cittadina dove si trova ubicata il loro plesso scolastico, e salutano agitando le loro manine il corteo che transita.
I manifestanti, che marciano lungo un asse di Palermo assai ridotto (che va da Piazza Politeama ai Cantieri Culturali alla Zisa), espongono cartelli fantasiosi e correlati ai rispettivi livelli d'istituto scolastico d’appartenenza, accompagnati da professori e maestre che gestiscono da docenti l’ordinato scorrere del serpentone festoso.
Allegrie e musica si intervallano ai proclami inneggianti alla pace, in dispregio delle guerre.
Bambini di scuole elementari e medie si susseguono nel leggere - con l’uso dell’altoparlante - temi scritti sul tema pace preventivamente vagliati, intervallandosi con dei brani musicali.
Cori cantano, oltre a Bella ciao, note canzoni pacifiste di Bob Dylan, Jhon Lennon ed altri ancora.
Diverse sono le immagini del Mahatma Gandhi sui cartelli o in striscioni, ma non mancano neanche frasi di Nelson Mandela. Completamente assenti sono i partiti politici.
Le Bandiere arcobaleno riportano solo la scritta o il simbolo pace.
Alla marcia sono presenti anche rappresentanze di comunità islamiche, gruppi di colore e d'ordini religiosi impegnati.
Nelle scolaresche si mescolano le diverse etnie grandemente integrate nel tessuto sociale panormita.
Ma anche se mancano bandiere del Che con sfondo rosso, sono tanti gli anziani nostalgici che partecipando alla marcia riassaporano l’ebrezza delle loro adesioni alle manifestazioni di un tempo.
Personalmente credo di avere respirato fra i miei coetanei quello stesso tipo di aria che avevo inalato a Roma, durante un corteo delle Sardine che, partendo da Piazza Repubblica, si erano radunati a Piazza San Giovanni. Anche li serpeggiava con evidenza la voglia di riscatto di tanti che erano avviliti perchè delusi da personaggi e dai rispettivi partiti di riferimento.
Nell’arco di un paio d’ore l’operazione registrava a pieno il suo successo. Raggiunta la meta il corteo veniva a sciogliersi.
Ad ognuno rimanevano le impressioni positive per un profondo ripudio di tutti i manifestanti ad ogni qualsivoglia forma di guerra.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

mercoledì 22 febbraio 2023

La Fotografia come gioco e strumento di cultura



Fortunatamente la mente umana ha previsto fra le contorte elaborazioni esistenziali anche il gioco. Un escamotage che consente spesso di sfuggire in qualche modo dalle realtà meno desiderate e che aiuta a distrarsi da preoccupazioni che si presentano anche pesanti.
La fotografia è per molti di noi un trastullo giocoso che consente di cavalcare l’immaginazione, sia ponendosi come soggetti attivi che da osservatori di quanto ciascuno "osa" proporre, noncurante delle considerazioni altrui.
Partendo dal significato stesso della parola gioco, l’enciclopedia dice che corrisponde a “qualsiasi esercizio, singolo o collettivo, cui si dedichino bambini o adulti per passatempo o svago o per ritemprare le energie fisiche e spirituali: giochi all'aperto, infantili, di società”. Ammonisce anche, attraverso proverbi, che “ogni bel gioco dura poco”, così come “ogni scherzo o divertimento, anche piacevole, vien presto a noia.”
Lo stesso dizionario recita anche che si tratta spesso di “competizione fra due o più persone, regolata da norme convenzionali e il cui esito dipende in maggiore o minor misura dall'abilità o dalla fortuna: il gioco dell'oca, dei birilli, della dama, del poker. In senso figurato (dal gergo dei croupiers): il gioco è aperto, i giochi sono chiusi (les jeux sont faits), a proposito dei momenti iniziali o conclusivi di una operazione o competizione specialmente politica.”
Non si può che condividere entrambe le citazioni, soprattutto se si vuol mantenere nei giusti canali l’oggetto e l’intenzione finalizzata al gioco in sé stesso.
La fotografia è uno strumento tecnologico che in breve tempo ha sorpassato l'espressività innovativa introdotta a suo tempo dalla scrittura.
Come tale può essere vissuto come una forma sofisticata di trastullo ma, se mal gestita, può costituire uno strumento pericoloso che può condizionare negativamente il pensiero delle masse.
L’importanza della Fotografia è del resto riconosciuta e, specie in politica, costituisce anche un’arma di propaganda efficace e penetrante. Tanto si è detto e si continua a dire in proposito.
Il linguaggio dell'immagine, ormai collaudato, sta anche alla base del marketing commerciale che, al di là dei contenuti espliciti, condiziona attraverso i così detti "tagli" (specie se escludenti o parziali rispetto al reale), i colori, gli ammiccamenti, le pose evidenti o nascoste e tanto altro ancora.
Consci delle peculiarità e della natura che possono caratterizzare il fenomeno, almeno nella pratica hobbistica della fotografia, sarebbe assai salutare il mantenersi entro i “confini” correlati al gioco, inteso come gioiosità, trastullo, narrazione positiva, competizione culturale, forma di arricchimento con gl’interscambi naturali che con le diversificazioni alimenta.
Tutto il resto lasciamolo fuori, per aiutarci a vivere e a non avvilire ulteriormente un’esistenza egocentrica che crede da tempo d'essere “a immagine e somiglianza”.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

P.S. La foto in copertina l'ho intitolata "Maschera". Chissà quanti erano riusciti a vederla (come gioco di ricerca fotografica, quanto meno)

lunedì 20 febbraio 2023

Commento suscitato dall'articolo di Gerardo Coppola pubblicato su Economia & Finanza Verde



"In qualche modo le considerazioni di questo articolo costituiscono quasi un parallelo con le tesi sostenute da Thomas Fazi sulla politica economica nel volume “Una civiltà possibile – La lezione dimenticata di Federico Caffè”, edito da Meltemi.
Fazi, dopo aver fatto un ampio escursus nel substrato formativo dell’economista, pure approdato in Banca d’Italia e fermo sostenitore del pensiero keynesiano, conclude mestamente il suo libro, soffermandosi sulle sovrapposizioni sociali incompatibili ormai venutesi a creare tra la Costituzione italiana e i Trattati europei vigenti, cui il nostro paese aderisce.
Le tante incongruenze tra i diversi principi, portano quasi a manifestare una dicotomia difficilmente conciliabile con quei valori chiari ai padri fondatori della Repubblica italiana.
Una sottolineatura in blu evidenzia, anzi e pone come fondamentale spartiacque, il famoso divorzio fra Tesoro e Banca, che fece venir meno lo strumento di politica economica principale, volto a creare elasticità e temporanei tamponamenti nella gestione ai fabbisogni di tesoreria statale e nelle politiche sociali conseguenti.
Il venir meno di quelle preziose autonomie per far fronte alle esigenze finanziarie del paese, in qualche modo corrisponde oggi al venir meno – stante accentramenti di compiti e funzione alla BCE – di una serie di strumenti usati dalla Banca d’Italia; specie nell’assorbimento di realtà bancarie patologiche e nell’inglobamento delle crisi nascenti nell’universo bancario nazionale più in generale. Principale obiettivo della Banca Centrale era sempre stato quello di assicurare stabilità all’intero sistema. (In funzione di ciò sono stati tanti i sarcofagi di cemento che nel tempo, come per Chernobyl, hanno bloccato diverse centrali nucleari andate fuori controllo).
Come per il sistema Europa palesa già da tempo - e con molta evidenza - anche la politica sociale limitata alle Banche nazionali, ha sconvolto la disponibilità di collaudati strumenti, agili e flessibili, utilizzati a risolvere con immediatezza l’insorgere di crisi.
Il tutto, sempre nell’interesse generale volto alla tutela costituzionale del risparmio e orientato alla “sana e prudente gestione” del credito assurta come un faro.
La complessità di tante culture sociali differenti comporta - però e come sempre – dei compromessi che non sempre trovano logiche nella storia degli specifici e radicati pensieri autoctoni locali.
Per non dilungarsi oltre, il “Bail in” bancario e la guerra in Ucraina d’oggi, ad esempio e a prescindere dal pensiero di ciascuno, costituiscono evidenti vincoli insormontabili (in parte dei veri spartiacque) che limitano le diverse autonomie e condizionano, pur non risultando pienamente aderenti alle democrazie di tutti quanti i paesi consorziati.
Ci sarebbe tanto altro da dire su molte altre cose, ma ci si astiene.
Forse sarebbe opportuno solo tornare a ripensare e riflettere su quanto ci accade e da vicino. Anche perché si mantiene confuso l’orizzonte verso cui si sta velocemente andando." (Commento suscitato dall'articolo di Gerardo Coppola, pubblicato su Economia & Finanza Verde https://www.economiaefinanzaverde.it/2023/02/18/dentro-la-storia-della-vigilanza-di-bankitalia-in-compagnia-di-gianni-toniolo/ )

Buona luce a tutti!

© ESSEC

P.S. La foto in copertina l'ho intitolata "Sei fotografi in cerca d'autore". Ispirandomi a Luigi Pirandello che, come spesso capita con intellettuali e sottili pensatori, era troppo avanti rispetto ai tempi in cui ha vissuto.

giovedì 16 febbraio 2023

"Baaria" preso a pretesto da Ferdinando Scianna e Giuseppe Tornatore per discutere anche di fotografia



L’operazione messa in piedi da Ferdinando Scianna e Giuseppe Tornatore prima dell'uscita nelle sale cinematografiche, prende come pretesto il film Baaria per creare un fitto dialogo/confronto fra i due, incentrato sulle peculiarità di discipline artistiche interconnesse quali Fotografia e Cinematografia.
La comunanza del paese d’origine per entrambi e il dislivello d’età fra loro arricchiscono i contenuti che, in qualche modo, collegano il seminatore Scianna al Tornatore regista che, in qualche modo ne ha anche seguito le tracce.
In più momenti Giuseppe Tornatore richiama, infatti, quelli che per lui sono stati i punti di riferimento giovanili nel coltivare quella sua innata voglia filmografica. Una passione che per necessità intrinseche e propedeutiche alla sua coltivazione, gioco forza, ha visto anche un suo prolungato impegno nella fotografia.
Nel volume edito a suo tempo da Contrasto, dal centrale argomento inerente al film Baaria e alle specificità tecniche richieste - che avevano indotto a ricreare una copia del paese dei ricordi - lentamente porta a leggere una serie di citazioni e domande incrociate fra Scianna e Tornatore, che si infittiscono sempre più, si approfondiscono, si incrociano e quasi si intersecano nel completare un affresco basato sulle memorie di cui entrambi riconoscono perfettamente e lucidamente il disegno.
Nessuno dei due però tende mai voler salire in cattedra e, anzi, la stima reciproca crea e facilita lo sviluppo di visioni, talvolta pure differenti, che si incontrano sempre e, come detto, collegando il filo unico dei racconti con personaggi baarioti che entrambi hanno avuto modo di conoscere direttamente o per dei racconti.
Il legame con Bagheria dei due appare pure accomunato dalla necessità per entrambi di custodirla ermeticamente blindata coi vecchi ricordi.
A uno Scianna che quasi ne scappa alla ricerca d'avventura, a distanza di anni si sovrappone un Tornatore che capisce bene anche lui che per realizzare il suo sogno deve allontanarsi da quel luogo.
Ma per entrambi Baaria resta e resterà indelebile nell'intimo, per tutto quello che quel crogiolo siciliano ha saputo trasmettere, inculcare e insegnare.
Nel dialogo fra i due non può certo mancare Leonardo Sciascia, con i tanti aneddoti citati e le sue lucide analisi concettuali. Ma non mancano neanche Cartier-Bresson, Barthes, Berengo Gardin e tanti altri, tutti utilizzati per richiamare punti importanti nell’interpretazione delle realtà documentate come fotografi e regista.
La lettura delle circa cento pagine risulta così scorrevole e sempre interessante, anche per le abbondanti storie e rievocazioni citate da entrambi.
Nonostante sia stato dato alle stampe nel 2009, il volume mantiene una sua freschezza anche per le tante tematiche sviluppate che, per loro natura, restano spesso centrali e stentano ad invecchiare.
In ultimo, alla luce di quanto viene raccontato, chi ha avuto modo di vedere già il film di Tornatore (anche più volte) troverà di certo curiosità di tornare a rivederlo ...... magari per osservarlo con altri occhi, tenuto anche conto delle tantissime nuove cognizioni apprese.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

mercoledì 15 febbraio 2023

Populismo & populisti



Ogni tanto soffermarsi sulle questioni che riguardano più direttamente la società in cui viviamo aiuta a capire meglio la realtà di tutti i giorni.
La politica, oggi tanto vituperata, spesso viene vista da molti come una entità estranea che non li riguarda. È questo il motivo che induce i cittadini dei paesi democratici a non utilizzare al meglio l’opportunità sociale fortunata che si offre loro: quella di poter, in qualche modo, condizionare e decidere a chi delegare la gestione del contesto socio-economico in cui ci si muove.
Ogni contesto sociale ha una cultura propria che costituisce la sintesi di tante esperienze autoctone consolidate. Le diversità presenti nel mondo sono un po' o anche conseguenza parallela dell’evoluzione morfologica della terra, correlata alla stessa millenaria deriva fisica dei continenti.
La scienza ci insegna, infatti, che la specie umana contemporanea viene dalla specializzazione e adattamento dell’Homo sapiens. Il suo lungo processo evolutivo, come specie distinta e la sua diffusione sulla Terra, di conseguenza tratta una serie di materie interdisciplinari connesse, che includono antropologia, fisiologia, primatologia, archeologia, geologia, linguistica e, infine, genetica.
Quest’ampia premessa è ben sufficiente a far comprendere meglio le diversità intrinseche connaturate a razze e culture che affollano il pianeta Terra. Differenze che trovano logiche e origini idonee a giustificare la babele che il globalismo d’oggi ha esaltato, nell’aver più strettamente interconnesso - con una tecnologia per molti aspetti illusoria e sicuramente incompresa da coloro che hanno la facoltà di decidere sul futuro che ci attente – i destini del mondo.
Tralasciando questi aspetti esistenziali primordiali, dei quali rimane solo il prendere atto, volando più basso, può rivelarsi interessante soffermarsi sulla quotidianità contemporanea più vicina a noi che più ci interessa; magari occupandoci solo del piccolo nostro orticello che è l’Italia.
Lasciando perdere gli insegnamenti della storia, l’attualità dei nostri giorni mostra una involuzione socio-politica che appare quasi naturale, causata dall’utilizzo costante e dai diversi fronti, di quelle ellissi grammaticali o retoriche che determinano omissioni di segmenti discorsivi recuperabili – e solo per alcuni più esperti - attraverso l’integrazione di conoscenze esterne.
Di fatto gli attuali uomini politici, orientati a detenere le leve del potere, costituiscono un mondo avulso dal contesto sociale che sono chiamati a gestire e rappresentare e, consciamente o meno, teorizzano nella maggioranza programmi di marketing volti a soddisfare (almeno a parole) desideri delle masse. Ne deriva la classica differenza fra teoria e pratica specie nel caso in cui accade che l’ala che cavalcava la protesta riesce a scalzare il precedente governo del paese. Nell’attualità può quindi accadere - e succede - che un partito di chiara opposizione, impegnato a promettere di voler girare come un calzino l’assetto sociale che non soddisfa, una volta raggiunto il potere, persegua con una certa indifferenza la continuità naturale che deriva dalle interconnessioni incancrenite che vincolano e impediscono una qualsiasi opzione per altre scelte.
Alleanze, comunanze di interessi di oligarchie reali, sono condizioni che ostacolano sempre i vari “Franceschiello” che illudono nel tempo. In Italia, negli ultimi anni, il M5S eveva fatto credere in molti su un vero cambiamento, oggi però anche il partito di Fratelli d’Italia si avvia a ripercorrere in parte lo stesso sentiero.
C’è chi li etichetta tutte le opposizioni come delle forme di populismo – e forse lo sono, in parte - ma non da intendersi in modo spregiativo, bensì come una necessità delle masse che si ritengono non rappresentate dalle oligarchie esistenti le quali, nella loro solita e costante azione parassitaria, invadono tutti i campi sempre adattandosi ai tempi (conservatori, progressisti o di protesta).
Non occorre fare nomi, ciascuno saprà associare figure ai teorici utopisti, agli illuminati, agli opportunisti cialtroni e a quant’altro lo scenario offre. Trovo pertanto interessante soffermarmi sui fenomeni più attuali che riguardano l’astensionismo, il populismo e la protesta in genere che, alternandosi nei ruoli, ha temporaneamente vestito sempre il compito riserato all’opposizione politica. Il così detto populismo del resto c’è sempre stato da che mondo e mondo. Solo la presenza nello scenario politico di personaggi avveduti, poi riconosciuti come “statisti”, ha spesso tenuto ai margini l’ampiezza del fenomeno.
Del resto si sa che la politica costituisce una sintesi e che presuppone compromesso. Il problema nasce, quindi, quando la classe dirigente si allontana vistosamente dalla realtà sociale che è chiamata ad amministrare. Quando cioè la distanza fra problemi reali in campo è talmente marcata da essere percepita come noncuranza da parte di moltitudini significative di cittadini.
Nell’attuale classe politica i “Marchesi del Grillo” abbondano e la loro tracotanza e sicumera non può certo costituire per tutti quanti una figata, specie quando le cose non vanno bene e il cittadino non trae alcun vantaggio diretto come vassallo, valvassore o valvassino del Principe eletto.
La politica d’oggi è coniugata solo al presente, il passato è visto come una noiosità storica, mentre il futuro non interessa tanto specie se riguarderà solamente altri che oggi non votano. In tutto questo l’etica costituisce un optional visto quasi come stupidità in un’agorà politica blindata quasi del tutto e ormai arroccata. Nessuna novità prospettica può costituire pertanto oggetto di politica; storie di guerre e rivoluzioni hanno testimoniato e continuano a testimoniare la relatività che caratterizzano le miopie della specie umana.
Ma il populismo recente merita forse di una maggiore riflessione, nell’analisi almeno, anche perché per le problematiche in campo e le prospettive future, nel breve periodo sarà destinato a ripresentarsi con ciclicità sempre più frequenti. Le sue incarnazioni sono costituite da “fenomeni politici” temporanei di poca durata, proprio per l’insita difficoltà connesse all’attuazione di possibili soluzioni.
Restando in Italia, nato nel 1944 e scioltosi nel 1953, già il “Fronte dell'Uomo Qualunque” (Guglielmo Giannini: 1891-1960) è stato un movimento postfascista e, successivamente, un partito politico che intendeva portare avanti istanze liberal-conservatrici, populiste, anticomuniste e legate all'antipolitica, in polemica sia col fascismo sia con tanti partiti antifascisti del tempo. Il fenomeno raccolse un significativo consenso nazionale con il voto di chi era sfiduciato dal sistema partitocratico e dallo scarso interesse che la politica mostrava verso i reali problemi della gente, dell'uomo qualunque appunto.
In po' allo stesso modo il Movimento 5 Stelle ha inteso perseguire gli stessi intenti ideali. Nato quasi come una provocazione verso la classe politica del nostro tempo, il comico Beppe Grillo e l’informatico Gianroberto Casaleggio, raccogliendo anche loro il malcontento diffuso della gente - e delle nuove generazioni in primis - si sono inventati un movimento (ottobre 2009) che, abilmente veicolato mediaticamente, ebbe a raccogliere risultati eclatanti e ben oltre ogni rosea aspettativa.
Nelle politiche del febbraio 2013 al M5S alla Camera va il 25,55% dei voti e il 23,79% al Senato. L’onda lunga continua e il Movimento 5 stelle risulta il vincitore indiscusso delle elezioni politiche 2018 con il 32% dei voti, mentre il centrodestra conquista la posizione di prima coalizione con il 35%.
Per quanto ovvio, l’impreparazione fattuale a ricevere un consenso di tale portata veniva inevitabilmente a comportare elezioni a parlamentare di candidati estemporanei, rappresentanti delle variegate caratteristiche semantiche dell’italiota. Le dogmatiche regole imposte dai fondatori da un lato ormai fanno parte della storia del movimento e fatto sì che soggetti “ortodossi”, oltre a moltissimi opportunisti, hanno in breve incamerato i tanti privilegi di parlamentare e abbandonato (anche perché talvolta ritrovatisi espulsi) il movimento ormai incanalato a diventare partito.
L’eccezionale risultato politico ha però comportato una trasformazione della natura originaria del movimento che, da partito di pura opposizione (Vaffa), si trovava ora a assumere il difficile ruolo di dirigenza politica del paese.
Per quanto comprensibile e naturale, una cosa è fare opposizione “dura e pura”, altra cosa è ricoprire incarichi ministeriale, assumere la Presidenza del Consiglio nazionale e spesso decisioni impopolari (o spesso pilotate per tali perché contrapposte a Lobby). Nel tempo trascorso ciascuno avrà avuto modo di verificare da sé i fatti, valutando in positivo, in negativo o in maniera equanime ogni scelta, anche in relazione alle vicissitudini sanitarie del paese e all’azione politica condotta a livello internazionale.
Tranne qualche isolata eccezione, che potrebbe solo confermare la regola, è anche storia il fatto che esponenti 5S (non escluso forse o anche perchè ancora giovani nel ruolo) non si sono mai ritrovati coinvolti in truffe, corruzione e reati tipici dei parlamentari più disinvolti, spesso pure imprestati alla politica. Altro aspetto, ampiamente pure riconosciuto anche dalle opposizioni, è anche il fatto che il M5S è riuscito a incanalare il malcontento di molti cittadini, che hanno riversato le loro attese sul movimento per la soluzione dei loro problemi e del paese in genere.
Venendo all’attualità più recente, al grande successo riportato dal partito di Giorgia Meloni si contrappone quasi nell’immediato l’imponente astensionismo nelle elezioni regionali appena concluse. Il suo partito, nonostante gli anni di opposizione presunta e l'essersi preparato a gestire l'annunciato successo, presenta però vistose carenze di organico e qualche eccesso di familismo.
A prescindere dalle diverse problematiche che attanagliano dirigenze di partiti che ormai si contorcono su eterne lotte intestine per leadership spesso di breve durata, l’allontanamento dal voto non può costituire elemento di tranquillità per nessun fronte e ad alcuna appartenenza.
Come il fenomeno dei 5 Stelle ha dimostrato, il voto fluttuante nella realtà italiana è ormai una regola e, per quanto è facile dedurre, se anche nel breve periodo qualcuno fosse in grado dell’alchimia capace di ripetere in altra veste un rinnovato accadimento “populista”, il 60% dell’astensionismo potrebbe facilmente diventare immediatamente una nuova maggioranza nel paese.
Tutto questo nel bene e nel male, come ha avuto modo di dimostrare tristemente a noi italiani la storia del ventennio mussoliniano socialista (??) e come potrebbe accadere per una qualunque altra avventura.
Tutto quello che si presenta fluido spesso può anche costituire una insidia difficile da gestire specie se simile a un magma soggetto a consolidamenti irreversibili.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

domenica 12 febbraio 2023

https://www.frankiefotogarage.com/frankie



Tra gli amici virtuali che seguo, spesso la creatività è rappresentata forse in modo stravagante, ma certamente in alcuni l’originalità sta alla base e merita un'attenzione.
L’amico Marco che ogni tanto si riaffaccia nel mio orizzonte con uno dei suoi tanti travestimenti è sostanzialmente un “artista” irrequieto, che non sta mai fermo e che mai si adagia o mostra di deprimersi oltre misura …… lui va avanti, comunque, sempre con nuove trovate, documentando con immagini il suo mondo e così ama intrattenere chi l’osserva, magari cercando d’insinuare una logica ben nascosta nel sano divertimento ironico che staziona dietro la lacrima di un clown impegnato a far ridere.
La sua proposta di fotografo è comunque reale. Il suo sito, riveduto per l’ennesima volta e che non trova pace, è:

https://www.frankiefotogarage.com/frankie

Buona luce a tutti!

© ESSEC

Chi siamo

Su commissione per eventi e locations: Non realizziamo servizi fotografici esaustivi, ma pochi significativi fotogrammi di scene generalmente spontanee, a rappresentare l’evento/location, limitando quanto più possibile l’evidenza della presenza del fotografo nella scena di ripresa.
Sia per eventi e locations che per ritratti, le riprese verranno realizzate esclusivamente outdoor, con la luce che si trova nella scena, senza alcuna aggiunta di fonti luminose né di pannelli riflettenti, con stile documentaristico.
Frankie Foto Garage non ha e non avrà mai uno studio fisico, ed è esclusivamente online (questo sito). Si occupa solo di riprese e fornisce solo file digitali (no stampe né altro di materiale fisico). Le fotografie non sono manipolate in post produzione (se non in rari ed evidenti casi che confermano la regola).

La mia etica per la fotografia di strada

Premessa:
Street photography, ovvero... come é diventata la normalità il fare foto a caso a gente in strada (ossia a persone che stanno lì a fare qualcosa o, più spesso, che non fanno niente); foto che non documentano nulla o che non hanno nessun interesse "estetico" (forme e/o colori).
​ Onde evitare quanto sopra... in strada... togliersi il cappello da fotografo, bisogna sembrare tutto meno che quello! La Street Photography non è per chi vuole atteggiarsi a fotografo durante il suo operare. Ne segue… lasciare a casa apparecchiature voluminose e appariscenti; usarne del tipo che non obbligano a poggiare l’occhio sul mirino, ‘ché talvolta è necessario scattare anche senza inquadrare.
​ Meglio uscire da soli. Se si viene notati, nel migliore dei casi, chi ritratto si metterà in posa, e si perderà la spontaneità; ma si può anche arrivare a rimediare cazziate 😱.
​ Scesi in strada e individuata la scena da riprendere, mettere in opera (nel limite del possibile) quanto conosciuto di composizione, gestione della luce, ecc… sempre che la “situazione” lo consenta; considerare poi che non di rado quanto si propone agli occhi ha la durata di qualche secondo (mettere in conto, quindi, una considerevole dose di fortuna necessaria).

(da Italia che cambia)
"Non ti spaventa il salto da dipendente a freelance, a maggior ragione passando a una disciplina artistica in un paese dove l’arte è considerata un hobby e non una professione?"

Considerando le necessità in famiglia, con Frankie che ha bisogno di assistenza continua e che terminando la scuola non è pensabile che resti a casa da solo a "far niente"… ecco che un’attività freelance in cui Frankie potrà accompagnarmi, se non anche partecipare fattivamente, viene da me immaginata come una soluzione da tentare. Funzionerà? Non lo so. E in considerazione del tipo di fotografia che realizzo, sono convinto che se non incontrerò chi creda nell’idea, e che possa fare qualcosa, la disciplina intrapresa resterà una "scusa" per impegnare il tempo, sia mio che di Francesco.
Ma, citando B.Russel, "gli ingenui non sapevano che l’impresa era impossibile, dunque la fecero”.

Tenere a mente quanto in premessa; la Street Photography non è il banale fotografare gente che cammina per strada, né il fotografare banalità in strada; in un’immagine di Street deve essere presente un protagonista e raccontare un qualcosa di non banale né scontato.

Marco DiDomenico - fotografo freelance
Francesco - modello e accompagnatore (Frankie, il ragazzo che non conosce l'odio)
shot@comic.com 348 ventisette 53024

giovedì 9 febbraio 2023

"The Fabelmans" di Steven Spielberg



Ho visto il film di Steven Spilberg, il suo ultimo, quello autobiografico, per intenderci "The Fabelmans". Un film difficile da descrivere in poche parole, ma sicuramente di bellissima fattezza e per molteplici aspetti.
Fra le recensioni quella di "Anonima Cinefili" appare molto azzeccata ed esaustiva, pertanto non vale la pena perdersi in altre considerazioni di dettaglio.
Al di là della storia che lo riguarda, Spielberrg, con la descrizione degli avvenimenti e degli stati d’animo, le sfumature, nel racconto propone una serie di porte socchiuse ma abbastanza aperte per lasciare intravedere intimità e dove ciascuno spettatore, se vuole, potrà personalizzare a soggetto e, nel caso, rispecchiarsi.
I vari personaggi rappresentati costituiscono, infatti, un caleidoscopio di vita e delle tante anime diverse che alloggiamo nel nostro mondo terreno.
La lettura in chiave americana, pur soffermandosi nel sottolineare specificatamente aspetti antisemiti, in verità addita questioni universali, che possono tranquillamente essere traslate in qualunque altra forma di razzismo o di discriminazione sociale.
Nel film il tutto è presentato in una chiave quasi fiabesca che riesce ad addolcire anche aspetti controversi, complessi, spigolosi, drammatici palesati nei tanti passaggi di scena.
Lo Spilberg maturo d'oggi è riuscito a stendere con grande abilità una patina, che scherma e modula dolcemente le sequenze lungo lo scorrere del filmato; normalizzando fantasmi e rendendo perfino lievi e raffinati anche i traumi e le instabilità raccontate. Esorcizzando esperienze e situazioni che percorrono le infanzie e le adolescenze dei "tanti ognuno" dei personaggi rappresentati.
Uno Spielberg fortemente felliniano che rielabora i suoi ricordi, come stesse parlando di un sogno altrui e che accompagna per mano lo spettatore; in una narrazione della storia che lo ha riguardato e che nel film fa apparire come un qualcosa di distante, come fosse già per lui un racconto ampiamente sedimentato, assilimato, lontano, ma in verità ancora profondamente vivo e presente.
Dopo aver visto il film mi sovviene il ricordo di una poesia d’un tempo, per l'appunto intitolata "Cinema d'autore", pubblicata nel volumetto "Sole nero".
"Valori universali, intense sensazioni, poesie fatte d'immagini, musiche senza stagioni. Sono i bagliori puri che inebriano la mente, genialità di artista che parla con la gente. Sono gli eterni codici privi di ogni barriera che, con battute semplici, illuminano la scena. E dentro te si destano dei sentimenti cheti: mille violenze inutili, molte miserie umane, gli inverni malinconici, le primavere strane. Ed in qualunque campo spuntano sempre dei fiori: la forza della vita c'è sempre in tutti i cuori. Le pagini sublimi di quel tal bel racconto trapassano steccati, colorano lo sfondo di un universo umano tanto diverso e vero, che vede molti ideali brillare nel suo cielo."
La poesia si ispirava a un'altra bellissima opera cinematografica; il film giapponese del 1991, diretto da Akira Kurosawa, con la partecipazione straordinaria di Richard Gere, dal titolo "Rapsodia in Agosto".

Buona luce a tutti!

© ESSEC

martedì 7 febbraio 2023

“Chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza”

Wikipedia recita che “il calendario gregoriano è il calendario solare ufficiale di quasi tutti i paesi del mondo. Prende il nome dal papa Gregorio XIII, che lo introdusse il 4 ottobre 1582.” Inoltre riporta che “si tratta di un calendario basato sull'anno solare, cioè sul ciclo delle stagioni, che corregge il vecchio calendario giuliano in vigore dal 46 a.C. al 1582. L'anno è composto da 12 mesi con durate diverse (da 28 a 31 giorni) per un totale di 365 o 366 giorni: l'anno di 366 giorni è detto anno bisestile. Tale ripetizione avviene ogni quattro anni, con alcune eccezioni (si veda sotto per la regola)”.
La tabella riportata di seguito indica la durata del tempo espresso anche in giorni di calendario, includendo, in maniera approssimata, anche i 29 dei mesi di febbraio bisestili e i giorni medi corrispondenti ai nove mesi dal concepimento di ogni essere umano.



Sono dei puri calcoli matematici che di per sé non cambiano lo stato delle cose, se non per l’aspetto psicologico che se ne può trarre: anniversario, decennale, lustro, centennale, millennio, era.
L’osservazione dei numeri per dare un significato spesso però induce a delle riflessioni, che piace condividere.
Considerare l’età per anni è un po’ come soffermarsi sulla propria età nel solo giorno in cui ricorre il nostro compleanno. Un approccio molto positivo e salutare, indubbiamente, che in pratica ci allontana dal prendere piena coscienza dello scorrere del tempo, specialmente in merito alla longevità che ci riguarda.
Già come grandezze matematiche, ad esempio, una cosa è venire dire di avere settanta anni, altra è aver consapevolezza di essere vissuto per 25.981 giorni (comprendendo nel calcolo - e per approssimazione - anche i nove mesi dal concepimento).
Per quanto elementare, seppur il primo conteggio ricorre nel giorno dell’anno corrispondente alla nascita, il secondo si implementa con trascorrere delle ore d’ogni giorno.
L’effetto psicologico che ne deriva è assolutamente diverso; fatto sta che la ricorrenza dell’evento annuale rinnova il rito della festa e, già il giorno dopo l’evento è andato, e non ci si pensa più.
Di regola, per la nostra natura animale, la vita è costituita dal futuro che immaginiamo con noi protagonisti e ciò è una forza.
Ma la mente umana, complessa e immaginifica, con imbrogli filosofici e credenze religiose o presunte tali - che illudono – si è creata i deterrenti per annullare il concetto negativo di tempo, proiettandosi in una “coesistenza procreativa”, rivolta a un futuro sempre migliore, con discendenze attive pronte a trasmettere il concetto dell'eterno custodito in un seme.
In verità la vita è con ogni giorno e accadono di continuo, anche a nostra insaputa, dipartite spesso impreviste; in considerazione sia al tempo di esistenza accumulato che alle probabilità di vita media teorica di ciascuno. Con il naturale alternarsi del giorno e della notte, per dei fenomeni fisici collegati all’enigmatico universo, fatta eccezione per incidenti di percorso imprevedibili, in verità moriamo e rinasciamo ciclicamente con ogni giorno e fino ad al punto in cui il calendario delle nostre cellule mostra inesorabilmente la data di scadenza.
In conclusione hanno sempre ragione le parole di quei saggi che, come Lorenzo de’ Medici detto il Magnifico, nel carnevale del 1490, con la poesia “Canzona di Bacco” è riuscito a fotografare efficacemente in una sola frase la realtà umana che ci riguarda, sentenziando: “chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza”.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

sabato 4 febbraio 2023

'U Ciarduni - Mostra fotografica di Michele Di Leonardo e Salvo Valenti - Cantieri Culturali alla Zisa

Link per visionare lo slide show: https://youtu.be/n9V8-tVDdZM

Mostra fotografica di Michele Di Leonardo e Salvo Valenti che segue un ominimo libro dagli spessi pubblicato.
La mostra è stata allestita nei prestigiosi spazi del Centro Internazionale di Fotografia di Letizia Battaglia, ubicato nel cuore dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo.
Un montaggio che racconta della costrizione oggettiva del regime carcerario miscelata al desiderio di evadere ...... un azzardo fotografico che vorrebbe rendere l'idea.

Buona luce a tutti!

© ESSEC

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La fotografia è in genere un documento, la testimonianza di un ricordo che raffigura spesso persone e luoghi, ma talvolta può anche costituire lo spunto per fantasticare un viaggio ovvero per inventare un racconto e leggere con la fantasia l’apparenza visiva. (cliccando sopra la foto è possibile visionare il volume)

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