"Dopo gli anni ovattati dell'infanzia e quelli spensierati dello studio ci si immerge nella catena lavorativa che, al di là di qualunque gratificazione, assorbe e lascia poco tempo ... e poi finalmente arriva la tua quarta dimensione ... e ritrovi quella serenità smarrita."

Il presente blog costituisce un almanacco che in origine raccoglie i testi completi dei post parzialmente pubblicati su: http://www.laquartadimensione.blogspot.com, indicandone gli autori, le fonti e le eventuali pagine web (se disponibili).

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Fotogazzeggiando: Immagini e Racconti

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venerdì 1 agosto 2025

L’arte può raccontare, per essere poi letta in tanti modi



Un’idea artistica di SID che indubbiamente intriga.
Una installazione comunque poco fortunata, fatiscente, che non ha avuto lunga vita a causa di intemperie climatiche sopravvenute nell’area e che l’hanno ridotta, dopo solo qualche giorno, in brandelli.
Le indicazioni incrociate, non so quanto siano state volutamente o consciamente collegate a simboli reali. Cioè agli avvenimenti di cronaca accaduti in città, ovverossia al contesto urbano dove è venuta cessare la lunghissima latitanza di Matteo Messina Denaro.
Sta di fatto che il risultato posto in essere era venuto a fondere in un univoco: ironia, dubbio e sorpresa.
La figura disegnata da SID risulta infatti fortemente ieratica, termine che può essere “usato anche con intonazione ironica” per l’appunto “allo scopo d’indicare una gravità e solennità ostentata, fortemente caricata e sproporzionata al luogo o alla circostanza”.
In genere, nell’iconografia cattolica, Maria Maddalena è principalmente associata a una delle figure delle ultime scene rappresentate nelle stazioni della Via Crucis, ovvero alla crocifissione e deposizione al Calvario, quindi al massimo della rappresentazione fideistica del simbolo eucaristico di Cristo.
Nella fotografia realizzata dallo stesso autore, Sid la colloca invece in un contesto urbano isolato, sotto una indicazione stradale che, a Palermo, indica la direzione per raggiungere “La Maddalena SpA”, punto di riferimento assoluto e di eccellenza per l'oncologia in Sicilia.
Da qui deriva un’iconoclastia sottile e originale, probabilmente non completamente pensata nei dettagli indicati, che porterebbe a una irriverenza/blasflemia verso i principi e le credenze della fede, comunemente pure associati alla “Maddalena” della storia.
La Maddalena di Sid è l’ennesima dimostrazione di come l’arte concettuale può raccontare, per essere poi letta in tanti modi.

Buona luce a tutti!

© Essec

martedì 29 aprile 2025

“Punti di Vista” ... di SID

Come ho già avuto modo di ricordare, il mitico Antonio Billeci, durante un ricevimento di professori, nel descrivermi dal punto di vista scolastico ebbe a dire di me .... “in una classe di ciechi lui ci vede con un occhio solo”. Per me, anche per la stima nei confronti di quel mio “professore filosofo” (amante appunto di filosofia e che insegnava ragioneria), quello rimase e rimane ancora uno dei maggiori complimenti ricevuti nella mia vita.
In questi giorni mi sono accompagnato con l’amico SID nel popolare quartiere Capo di Palermo, poiché aveva programmato la realizzazione di un murales su una parete fatiscente che qualche giorno prima gli si rivelò vagando per i luoghi.
Gli artisti hanno il privilegio di osservare la realtà attraverso dei filtri per loro naturali che aggiungono e sottraggono alle loro personali visioni.
Mi ricordava momenti creativi che mi capitavano da ragazzo, nel realizzare disegni mai programmati prima, che discendevano da elaborazioni successive di linee e rette precedentemente accennate e tracciate senza alcun raziocinio.
Attraverso letture successive – che fotograficamente potremmo pure assimilare alla stregua della postproduzione – le tracce abbozzate costituivano di per sé degli elementi idonei ad ispirare figure, contesti, ambienti che a posteriori necessitavano solo di essere definiti.
Si trattava quasi di un gioco che, con elaborazioni spontanee, generavano forme frutto di diletto, anche per una creatività’ grafica che era in continuo divenire.
Tornando a SID e al suo progetto, dalla fotografia del muro aveva poi definito un bozzetto dell’opera che si era proposto di realizzare. L’arte, però, ha la peculiarità di rimanere mutevole, pure in fase realizzativa.
Soffermandosi ad osservare il muro SID, già tracciando le prime linee di contorno della figura, mi rendeva partecipe di una sorta di visione suggestiva che intanto ci accomunava.
Le macchie di colore, gli scrostamenti, le tante linee e le variegate tonalità delle tinte presenti e frutto d’intemperie tendevano a uscir fuori, a mettersi di per sé in evidenza, come fossero dei disegni sedimentati, preesistenti, dormienti.
Succedeva, in sostanza, che l’opera da realizzare era già presente sul muro e che a SID era quasi solo demandato il compito di farla uscire fuori dal letargo.
Si trattava insomma di un appuntamento inconscio, tra l’artista e la sua opera, che si era già palesata alcuni giorni prima, con la scoperta del muro.
Man mano che il pennello, la vernice nera e la scala di grigi tirava fuori l’immagine, si capiva perfettamente che la figura veniva quasi fuori da sola.
Capitava perfettamente la stessa cosa che accade in camera oscura. Quando, dopo aver impressionato la carta, viene ad emergere l’immagine nella bacinella di sviluppo. Compito del fotografo, che ha già catturato in pellicola la sua luce, nella successiva sua veste di stampatore (almeno nel ruolo classico di una volta) rimane quello di governare l’effetto reattivo del “Rodinal” e bloccarlo con il liquido di fissaggio nel momento opportuno.
Bastarono non più di un paio d’ore perché l’opera di SID fosse completata.
A commento del suo time-lapse pubblicato su FB l’autore ha scritto: “Quando un muro si esprime da solo, i colori e le imperfezioni diventano già arte. Il mio compito è cercare di coprire il meno possibile la parete e interagire con essa”.
La figura era venuta fuori senza resistenze e con il messaggio che si accostava molto alla massima a me cara e proferita dal professor Billeci.
Mi fu pertanto naturale suggerire a SID il titolo che poteva essere attribuibile al suo bellissimo murale: “Punti di vista” e che con mio piacere ha raccolto.
Un breve slide show pubblicato su You Tube, musicata con parte di un brano del 2006 dello stesso SID, evidenzia l'evoluzione creativa dell'opera.

Buona luce a tutti!

© Essec

martedì 25 marzo 2025

Instagram: “virgilio_boydog” (nickname)



L’altro giorno ascoltavo in TV la Mannoia dire che per poter scrivere dei buoni testi di canzoni occorre leggere molto. È un principio che vale per ogni forma d’arte in genere; che sia musica, letteratura o altro poco importa perché più che i suoni o le parole, che rappresentano solo tasselli, quello che si ricicla nella composizione sono le melodie e i concetti che gli autori hanno assimilato nel loro tempo.
Si parla spesso e molto male dei social, ma è innegabile che rappresentano anche un’opportunità che avvicina i tanti modi di pensare, talvolta diversi, magari molto lontani dal comune sentire o inconciliabili; che offrono però anche occasioni per vedere punti di vista “altri” e che comunque inducono ad ascoltare, se recepire o magari riflettere.
In questo l’onestà intellettuale è elemento indispensabile, il valore aggiunto necessario che porta ad analizzare - ed elaborare - le opinioni altrui con la propria testa; partendo dall’immedesimarsi nell’altro per cercare di trovare delle logiche o dettami differenti.
In questo la fotografia costituisce un prezioso documento moderno di sintesi comunicativa, che consente di descrivere e raccontare ciò che uno vede attraverso immagini che vengono proposte a chi, poi leggendole, potrà dedurre conclusioni autonome.
Per questo, anche se il messaggio di chi produce fotografie è unico, le letture spesso risultano diverse, senza mai assumere il valore di verità assolute.
Come noto la fotografia realizzata da ciascuno inquadra e include elementi scelti, dettati magari dal caso, ma che la mente coglie e assembla nello scatto. È in parte anche un qualcosa d’istintivo che induce il fotografo a quello scatto, talvolta col proposito di catturare un’armonia compositiva, ovvero a cogliere l’attimo, congelando così un gesto, nell’immagine di una sensazione manifesta. Con componenti forse progettati ma anche occasionali, apparsi per caso e utili alla narrazione.
In questo i social offrono valide opportunità di confronto, favorendo incontri e vicinanze che stimolano le menti.
Su Instagram da qualche tempo seguo “virgilio_boydog”, un fotografo che definirei “randagio” e che a me sembra rappresentare un visionario dell’epoca 2.0.
Con le immagini che posta lui riesce a proporre squarci della normalità che gli sta intorno. Contesti, aspetti urbani, spesso corroborati da tracce artistiche di writer e graffitari che scrivono sui muri o disegnano cose.
Per questo non trovo le sue immagini, che siano esse isolate o proposte in modo sequenziale, mai banali, anzi che siano rappresentative di elementi di un unico racconto realista.
Per lo più sono fotogrammi di periferia, non solo intesa come estremità di logistiche urbane, ma di periferiche esistenze, incluse anche all’interno dello stesso centro di Roma; dove tanti cittadini si muovono in comprensori, coabitano e convivono come fossero delle isole sconnesse.
Non occorre descrivere in dettaglio i contenuti pubblicati nella sua pagina, basta solo andare a visitare per farsi un’idea.
I post continui sembrano la comunicazione di un unico racconto, che si esprime in tante formule e per lui la fotografia, associata a brani musicali del suo tempo, è il mezzo che rende anche trasversali i suoi messaggi.

Buona luce a tutti!

© Essec

venerdì 14 febbraio 2025

Street Art & ..... per fare un po' il punto. Suggerimenti per qualche libro, video, slide show e altro

Street art. Indipendentemente da come la si pensi o la si intenda, rappresenta un fenomeno ormai consolidato e sempre più diffuso, quasi a macchia d’olio, nel “globo terracqueo”.
Di certo le formule applicate dai vari autori costituiscono il risultato di miscellanee diffuse, essendo ogni opera frutto, oltre che del talento individuale, anche d’influenze sociali correlate alle dislocazioni geografiche e le culture dei luoghi.
Nei nostri tempi moderni, la globalizzazione e il capillare sviluppo dei media hanno contribuito a contaminare il fenomeno, influenzando l’arte dei writer e graffitari di tutti i continenti.
Al di là della tolleranza nelle diverse realtà politiche locali, le varie amministrazioni di prossimità differenziano e influenzano a loro volta la disciplina di settore. Privilegiando in maniera differente i fronti che oggettivamente si ritrovano spesso anche contrapposti. In molte realtà il fenomeno non solo è tollerato, ma è divenuto anche un utile strumento di promozione turistica.
Oggi sono abbondanti le fonti consultabili per poter conoscerne e approfondire la storia dei graffiti: antichi, di medio periodo e moderni (dal paleolitico, al fenomeno messicano d’inizio novecento, ai Tag newyorkesi degli anni settanta fino ad ora). Letture e visualizzazioni social disponibili consentono di acquisire facilmente tante interessanti informazioni al riguardo.



Per citarne uno, ad esempio, il lavoro editoriale “Graffiti – Arte e ordine pubblico”, frutto della collaudata collaborazione tra Alessandro Dal Lago e Serena Giordano, descrive in modo abbastanza completo l’evoluzione dei graffiti e della street art in generale. Oltre a tracciare un’esaustiva storia del fenomeno, costituisce uno strumento didattico attuale, anche per le molte testimonianze di artisti e critici che sono state raccolte. Che vanno a creare una interessante insieme di pareri e considerazioni che permettono di cogliere le peculiarità dei tanti tasselli concettuali, delle tendenze e scuole di pensiero riguardanti l’arte di strada.
In rete è presente un intervento svoltosi a Pistoia nel 2018 (Arte, potere e innovazione) nel corso del quale i due autori si alternano nel trattare le varie questioni (sociologiche e artistiche), intervallandole con alcune estrapolazioni dal libro in argomento che, nel caso, si presta a una scorrevole lettura.



Un altro volume sulla street art, meritevole d’esser consultato è quello scritto da Valeria Arnaldi, dal titolo “Sulle tracce della street art – Viaggio alla scoperta dei più bei murales italiani”. In questo caso ogni capitolo attiene a uno specifico luogo d’Italia e se ne descrive l’evento artistico di street collegato. Per i diversi luoghi, che interessano quasi tutte le regioni, sono indicate le opere e i relativi artisti coinvolti; nonchè le motivazioni o storie sottostanti alle idee realizzate. In appendice, per ogni capitolo sono pure citati collegamenti web, utili per eventuali approfondimenti e ricerche.

Per chi poi vuol farsi un’idea più precisa sulle logiche creative e magari avere un quadro completo dei personaggi che ogni volta sono coinvolti (punti di vista dei graffitari e delle varie amministrazioni pubbliche preposte ai controlli nell’eventuale rilascio delle autorizzazioni) si suggerisce la visione di una registrazione di oltre un'ora realizzata dall’artista Diavù nel corso di una tavola rotonda svoltasi qualche tempo fa a Roma, postata sulla sua pagina di You Tube. Nel corso dell’incontro viene portato anche ad esempio l’originale intervento proposto e poi realizzato lungo il lungotevere di Roma "Triumphs and Laments" dall’artista sudafricano William Kentridge (volendo, un mio slide show è accessibile attraverso il seguente link: https://youtu.be/zIhlVmsKChk?si=hem_rFQamo7yWSEq)

In conclusione mi piace anche ricordare un progetto sperimentale curato personalmente sul tema street art "DISSERTAZIONI SU STREET ART NE VOGLIAMO PARLARE?" Realizzato con il coinvolgimento di un gruppo di amici, tutti chiamati a esprimere liberamente - e secondo il loro sentire - un loro punto di vista. Un’operazione che è stata accompagnata da fotografie di tante opere di diverso genere (stencil, murales, poster art, etc...), non tutte ancora esistenti, dislocate principalmente tra Roma e Palermo (anche raccolte in uno slide show).

Diversi articoli riguardanti la street art, postati nel mio blog generico, sono accessibili tramite: https://laquartadimensionescritti.blogspot.com/search/label/street%20art

Buona luce a tutti!

© Essec

lunedì 30 dicembre 2024

Street art ....... e Via delle Conce



In una precedente operazione avevo coinvolto diversi amici nella raccolta di argomentazioni diverse sulla street art, con il felice risultato d’essere addivenuto a tante dissertazioni su questo fenomeno sempre più diffuso.
Come noto, la street art moderna è una forma artistica che nasce negli Stati Uniti alla metà del secolo scorso, con utilizzo in origine tecniche minimaliste e l’impiego di variegati strumenti creativi, tesi a produrre risultati estetici abbastanza elementari finalizzati a marchiare territori e richiamare attenzione.
Da allora ad oggi si è sempre più implementata la qualità dei messaggi visivi che, sviluppando uno spirito emulativo fra i giovani, si sono caratterizzati come fenomeni rappresentativi di ribellione rispetto a un politicamente corretto, sempre più improntato al pieno rispetto dell'identità politica, etnica, religiosa, sessuale, sociale, ecc. dominanti. Tendendo, quindi, a scalfire quanto lentamente consolidato dalle rigidità regolamentate dalle varie borghesie.
Norme di legge tutelano l’estetica di edifici e strutture. L’art 24 “Decoro dei fabbricati e scritte sui muri” prevede, ad esempio, il divieto d’imbrattare con scritte, affissioni o disegni i muri degli edifici pubblici e privati. Articoli del codice penale prevedono ammende e pene per affissioni abusive.
Sono stati tanti i graffitari che, avendo violato il rispetto degli articoli dei codici, si sono ritrovati coinvolti in procedimenti amministrativi e penali, fino a essere chiamati al ripristino dei luoghi e al risarcimento dei danni. Sono stati gli Street artist che hanno aperto la strada per i murales nazionali.
Per grandi linee, l’attenzione degli artisti impegnati nel campo si andava variamente a caratterizzare. I writer, ad esempio, cominciavano ad aggredire muri prossimi alle principali vie di comunicazione e, soprattutto, carrozze di treni, disegnando su ogni cosa scritte stilizzate. Altri creativi andavano ad interessarsi di capannoni fatiscenti e edifici di centri storici decadenti per realizzare opere che si andavano ad inserire in spazi che venivano a costituire veri e propri musei a cielo aperto.
In entrambi i casi si era sempre trattato di una ricerca per l ‘utilizzo di spazi e obiettivi facilmente accessibili, utili a poter rendere maggiormente visibili i loro propositi creativi. La caducità delle opere, poi, ha da sempre legato all’attualità ogni realizzazione artistica. Per esse non è mai stata prevista una particolare tutela atta a rallentarne il degrado naturale. Con lo scopo sotteso di voler In qualche modo ribadire il concetto ciclico naturale e tragico di ogni esistenza: dal nulla la nascita, una vita, la sua lenta decadenza, il degrado e, infine, la morte, con un ritorno al nulla preesistente. Comunque inserito alla logica quantistica della fisica, sublimata dal ricordo dell’esperienza creativa, da trasmettere ad altri per chi ne era stato casualmente testimone.
La spettacolarizzazione del fenomeno ha fatto poi da volano nel generare i molti graffitari che hanno cominciato a diffondere il fenomeno, viaggiando in un apostolato laico nei vari contesti. Emilia, Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia cominciarono così a divenire i luoghi prescelti dai vari artisti che, come contagiati da un virus comune, si sono ritrovati a dover lasciare una propria traccia nei luoghi, trasformando via via in veri spazi espositivi suggestivi quelli che erano ambienti in origine degradati e fortemente desolati.
La bellezza estetica della lenta operazione implementativa ha, così, prodotto mutazioni di contenuti culturali nei contesti sociali, con accettazioni del fenomeno da parte delle comunità locali. Venivano così a svilupparsi atteggiamenti di tolleranze atte a modificare i risvolti penalistici che ancora interessavano il fenomeno.
Oggi, anzi, amministrazioni comunali più attente, hanno iniziato pure ad assegnare appositi spazi a graffitari e writers per consentire di realizzarvi liberamente le loro opere. L’attento Marino, ex Sindaco di Roma, ad esempio, ebbe a consentire il nascere del complesso artistico di “Tor Marancia”, assegnandolo in gestione al relativo condominio popolare, riuscendo così a produrre un riscatto a un ambiente fortemente degradato e noto per lo spaccio di droghe.
In Emilia venivano nottetempo presi d’assalto dagli artisti molti capannoni industriali e tanti luoghi abbandonati che davano origine alla creazione di pagine artistiche socio-politiche spettacolari e di evidente efficacia comunicativa.
Napoli e dintorni veniva anch’essa a scatenare le fantasie più disparate, miscelando figure assurte a mito con eroi moderni: dalla maschera di pulcinella, alle allegorie politiche e sociali, dallo sport ai fenomeni sociali correnti. Nell’ambiente a me più vicino un’iniziativa tra artisti di Palermo e Lecce ha di recente prodotto un gemellaggio e un interscambio artistico volto a abbellire scatoloni abitativi popolari e periferici delle rispettive città.
In tutti i casi si è intesa cavalcare l’immediatezza comunicativa dei messaggi visivi. Un fenomeno ormai conclamato attraverso la fotografia artistica, quella impegnata sulle infinite tematiche sociali. L’interesse per la street art, diventando anche oggetto di attenzione fotografica, produceva la testimonianza. La documentazione fotografiche delle opere artistiche, lentamente veniva quindi a storicizzare visivamente le stesse, alterando in qualche modo il concetto di fatiscenza d’origine che comunque continuava a persistere nella realizzazione creativa attraverso la caducità fisica.
Quasi naturalmente in ogni città si sono venuti a caratterizzare - quasi automaticamente – luoghi; prescelti e destinati a ospitare le creazioni collettive. I ricambi artistici, che talvolta si riciclavano, talvolta venivano a sovrapporsi a installazioni preesistenti, sbiadite per le intemperie o ormai pressoché cancellate.
A Roma, oltre al Quadraro, San Lorenzo, Garbatella, Trullo, Torpignattara e Pigneto, luoghi annoverati a tali spazi espositivi sono anche presenti nel quartiere Ostiense e lungo la via del Porto Fluviale in particolare.
Come accennato, le opere di street art non sono destinate a rimanere eterne. Lungo via del Porto Fluviale sono infatti svaniti o vengono via via a sgretolarsi disegni storici importanti; come quelli immediatamente riconoscibili di Carlos Atoche o la meravigliosa composita, imponente e complessa opera “Oltre il segno, dentro la materia” disegnata dal mitico Blu sull’edificio di una ex caserma dell’aeronautica occupata. Oggi, recenti interventi di ristrutturazione sembrerebbero destinati a cancellarle completamente o quasi ...... a lavori ultimati si potrà valutarne l’impatto e ogni conseguenza.
Nell’azione di questo restauro di certo risulta del tutto già cancellato l’esistente che figurava ancora nel sottopasso ferroviario di via delle Conce. Questo luogo poteva ben essere annoverato a esposizione d’opere d’arte contemporanea.
Nato in origine con disegni pittorici estintisi, si era nel tempo trasformato in una particolare location - quasi un vivaio, se intesa come galleria artistica - affollata da un’infinità di poster, pittorici, stencil, sticker, e altro che, oltre a riproporre opere correlate a concetti filosofici fondamentali del convivere civile, prendevano di mira fenomeni d’attualità e il contemporaneo. Anche attraverso formule artistiche sperimentali.
Via delle Conce ha quindi e da subito rappresentato una bacheca pubblica per giovani artisti in erba, impegnati a voler esprimere propri ideali, un loro punto di vista, spesso dissacrante ma sempre simbolico, esplicito e rappresentativo. Tornano utili, al riguardo, ascoltare due lectio filosofiche di Umberto Galimberti pubblicate su You Tube sulle ricerche della verità e della felicità insesa come "eudaimonia" . Propositi da sempre presenti nell'età adolescenziale di ogni individuo.
Un tazebao di ideali, di utopie, di protesta, d’espressioni liberamente espresse in uno spazio free e privo di censure; destinato a raccogliere comunque tutti e tutto. Con idee convergenti, allineate, trasversali, contrapposte, in ogni caso costituenti sempre occasioni e opportunità per espressioni libere del mondo giovanile.
Oggi il sottopasso risulta triste, uniformemente intonacato, anonimo. Un luogo storicamente ricco di memorie dove è stata cancellata tout court ogni traccia delle opere esistenti. In un sol colpo, l’intervento di restauro, ha ripristinato il destino che accomuna tutti i murales: quello di restare solo nella memoria, di coloro che hanno avuto l’opportunità di averli ammirati durante la loro breve esistenza.


Buona luce a tutti!
© Essec

venerdì 6 dicembre 2024

Le "Sirene marine" di Bianca

Girando per i centri storici si scoprono spesso angoli e personaggi imprevedibili.
Mi era capitato di vedere abbozzato un disegno di un murale che dopo qualche giorno sono tornato a vederlo finito.
Quanto raccontato non era per nulla banale e induceva ad una lettura attenta. Mentre ero intento ad osservare in aiuto interveniva l’autrice che ora andava a leggermi i vari contenuti.
Lo scritto riportato di seguito descrive il murale in modo completo.
Alla stessa, che si chiama Bianca, piace anche scrivere e il link https://amzn.eu/d/4ju9lG9 corrisponde al libro “Aisa” che ha recentemente scritto, come è capitato a molti, anche per sfuggire dall’angoscia causata dalla pesante pandemia.


Buona luce a tutti!
© Essec



“Dunque tutto nasce da un mio disagio quotidiano che si perpetua già da molti anni nel vedere e sapere con certezza ciò che accade nel Mar Mediterraneo, luogo meraviglioso dove sono fortunata a vivere. Non si può restare inermi e impotenti, addirittura indifferenti alle stragi di vite! Ho immaginato una figura magica e universale, padrona dei mari, ammaliatrice, ambigua e al di fuori del bene e del male. Le Sirene potrebbero fare ciò che gli uomini non vogliono fare dietro a miliardi di giustificazioni vomitevoli e spesso insensate. Le Sirene potrebbero essere empatiche a tal punto di salvare altri esseri diversi da loro! Come del resto fanno moltissimi animali sul pianeta. Ho voluto aggiungere il paesaggio per dare quel senso di arrivo, rappresenta la sopravvivenza, come quando i vecchi marinai urlavano " Terra! " E la barca fuori dall'acqua per evidenziare la speranza! La simbologia della Medusa si complica un po'... Perché affronto invece il tema del femminicidio, perché la bellissima Medusa venne prima violentata e poi punita per gelosia e vendetta. Temi, ahimè, attualissimi. Ma il murale vuole essere un simbolo di rivalsa, di rinascita. Rappresenta nel mio pensiero, la figlia nata dalla violenza subita da Poseidone. Volevo "smentire" per gioco che dopo la sua morte, dalla sua testa, siano nati solo i due esseri conosciuti, ma anche lei, la Sirena Medusa, la parte femminile, sempre tenuta in disparte o nascosta totalmente! Vuole lanciare il messaggio che se si desidera davvero, ma davvero, potremmo tutti trasformare il male. La Sirena Medusa è un essere nuovo, privo di rancore. Non trasforma nessuno in pietra, al contrario aiuta le vite a trovare approdo. È bellissima, come sua madre! F.to: Bianca Nascimento Gonçalves”

lunedì 8 gennaio 2024

Mediterraneo



Mazara del Vallo è un luogo siciliano difficile da raccontare perché, per come è organizzata, costituisce una sintesi dell’ideale sociale mediterraneo integrato.
Nel suo museo custodisce la splendida statua greca del Satiro Danzante, pescata fortuitamente nei fondali del Canale di Sicilia dal peschereccio “Capitan Ciccio”. Su http://legislature.camera.it/serv_cittadini/553/554/9101/5165/5166/documentofoto.asp si racconta in sintesi la storia del ritrovamento.
Per avere un’idea puntuale della cittadina occorre visitarla magari in periodi in cui il turismo è minore. Girare per la casba e per il centro storico consente di respirare l’aria molto particolare che la identifica.
Sono molte le chiese e i luoghi di rilevanza storica e architettonica e, per poterle visitare, è consigliabile organizzarsi con gli enti preposti per essere certi di potervi accedere e magari accompagnandosi con guide locali.
Sul lungomare e nella piazza principale, qualche cartello esposto mantiene sempre vivo l’appello per il ritrovamento di Denise Pipitone.
L’antropologia è al centro dell’idea che l’amministrazione pubblica ha inteso sviluppare da sempre, favorendo la mescolanza etnica di questo luogo che si pone nel cuore del Mediterraneo.  Ad essa si è venuta, in tempi più recenti, ad assommare un’idea artistica che, principalmente attraverso opere in ceramica, tende ad integrare le differenze che identificano le diverse culture e religioni che coesistono simbioticamente da tempo.
Mazara del Vallo è stata una delle prime cittadine a sperimentare l’integrazione di popoli differenti. La pesca ha creato i presupposti affinché l’imprenditoria ittica potesse attingere a manovalanze straniere (principalmente tunisine) che ben presto si sono stabilizzate nel territorio. 
La Casba mazarese ha costituito fin da subito un esperimento ben riuscito d’immigrazione integrata.
Camminare oggi per le vie, apparentemente disabitate di rioni d’impronta nordafricana, risulta suggestivo, specie nelle ore in cui i muezzin richiamano con voce melodica i fedeli alla preghiera. Cosa che accade di regola cinque volte al giorno. 
Anche se una mappa permette di individuare un percorso, la visita del luogo può essere effettuata seguendo un itinerario libero e autonomo.
Ogni angolo e vicolo, anche per le molteplici installazioni artistiche, assicurano visuali uniche e, scorci esposti a luci particolari del giorno, rivelano scenari simili a analoghe altre casbe mediterranee.
Le opere, variegate per tematiche miscelano le diversità culturali presenti nel luogo e comprendono anche scritte che vanno a comporre anch’esse dei quadri. Il tutto organizzato seguendo logiche geometriche ed equilibri di volumi che fanno apparire il contesto come fosse una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto.
Muoversi nei vicoli crea anche delle opportunità’ per incontri con soggetti che, una volta stimolati o coinvolti, si rivelano dei personaggi. Capita, come è capitato quindi, d’incontrare un insegnante di tedesco in pensione, trasferitosi in Lituania e che si trova oggi a svernare nella più calda terra d’origine che, nel breve incontro, ci illustra i tanti vantaggi del vivere a Vilnius; e il tempo si rivela sufficiente per creare collegamenti in funzione di potenziali interscambi futuri.
All’occorrenza la gente è disponibile a fornire indicazioni. All’interno della casba casualmente si può anche incontrare G, un locale che ha tanta voglia di comunicare, disponibile a fornire delucidazioni sulla peculiarità dei luoghi e sulla storia di personaggi che sono oggi rappresentate sulle saracinesche come opere di street art. Ascolterai un po’ delle sue singolari vicissitudini e scoprirai pure che sta lavorando per la pubblicazione di un suo libro.
Pur poco interessato dalla street art pittorica, quella invasiva costituita dai murales, il fenomeno è comunque presente, anche circoscritto alle saracinesche utilizzate per raccontare storie mazaresi o di suoi abitanti come nel caso, ad esempio, del noto pittore mazarese Salvino Catania.
Alcuni vicoletti riportano in ogni caso tracce di qualche writer teen-ager, che ha congelato per lo più sul muro considerazioni su momenti sentimentali che sta vivendo.
La presenza di un controllo pubblico e il fatto che, in un contesto provinciale come quello mazarese, ci si conosca tutti, fanno sì che la cittadina risulti pulita e che ogni turista possa muoversi con assoluta sicurezza nell’ambito dell’ampio territorio.
Validi ristoranti sono pronti a proporre tanti menù a base di pesce e il cous cous in ogni locale la fa da padrone.
Se si è fortunati, al mercato ittico o lungo il porto canale, si può assistere al rito della vendita all’asta del pescato. Uno spettacolo che si tramanda, mantenendo inalterate le tradizioni popolari locali e che consente, a chi ama la fotografia, di catturare qualche fortunato scatto.
Per chi fosse rimasto incuriosito - e, o non è stato mai a Mazara del Vallo, o l'ha vista di fretta - non resta che programmarne la visita.


Buona luce a tutti!


© ESSEC

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La fotografia è in genere un documento, la testimonianza di un ricordo che raffigura spesso persone e luoghi, ma talvolta può anche costituire lo spunto per fantasticare un viaggio ovvero per inventare un racconto e leggere con la fantasia l’apparenza visiva. (cliccando sopra la foto è possibile visionare il volume)

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Monte Pellegrino visto dalla borgata di Acqua dei Corsari

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