Palermo,18 novembre.
Dopo
quest'ultima, drammatica esperienza, arricchisco il mio bagaglio di esperienza
di un'emozione nuova, mai vissuta in tanti anni di Maratone corse un pò
ovunque: passare dal "Paradiso all'Inferno" in poco più di un'ora di
gara.
A
Palermo è possibile, ma nonostante tutto anche questa dura sconfitta mi ha
fatto apprezzare il volto sportivo della mia Città.
Le
ultime settimane erano filate via abbastanza liscie ed avevo badato
maggiormente a non cogliere malanni di stagione curando ogni aspetto utile a
prevenire.
Gli
allenamenti erano stati tirati e mirati soprattutto ad affrontare le lunghe
uscite su percorsi molto difficili, vallonati e con i consueti lunghi cambi di
ritmo in modo da simulare le difficoltà altimetriche che avrei incontrato in
gara.
Ho
fatto tutto il possibile per arrivare preparato alla Maratona, senza
tralasciare gli impegni familiari.
Ed
è per questo motivo che sono arrivato alla vigilia della Maratona senza
particolare tensione, se non quella consapevole di voler arrivare a podio.
Il
"compitino" era semplice: concludere la Maratona di Palermo sotto le
2h40' non è una sfida facile, ma con sufficiente allenamento ed un'attenta
strategia di corsa è fattibile.
Avevo le idee chiare in mente e, a parte la tensione nervosa
fisiologica avvertita al mattino, trovare un clima mite addirittura correndo il
breve riscaldamento con una lieve pioggerella, mi dava tanta tranquillità.
La partenza è avvenuta in leggero ritardo, per un'edizione
tra le più bene organizzate in termini di chiusura al traffico delle auto.
Peccato
per l'assenza del nostro Sindaco al via.
Alla
partenza, visti passare i più forti atleti della Maratona (i due keniani
chiamati a lottare per la vittoria) ed i migliori specialisti sulla Mezza
(Idrissi il vincitore, Bibi, S. Laudicina e Mazzara), mi sono adagiato sul
ritmo a me più congeniale, chiamando a me un folto gruppo a seguirmi.
In una gara di endurance la compagnia ricopre un ruolo
fondamentale per far passare facilmente i chilometri.
In poco tempo usciamo dal Parco della Favorita e, come da
tradizione, ci immettiamo direttamente su Via Libertà, verso il Centro storico
con le sue ricchezze artistiche tutte da vedere.
"Stranamente" iniziavo ad avvertire caldo (il
cielo era nuvoloso ma il sole si faceva sentire) e l'aria fresca e umida mi
portava ad una facile sudorazione.
I
rifornimenti erano fondamentali, da prendere tutti perchè era più prudente bere
tanto da non avvertire il senso di sete, che il contrario.
Inizio a strabuzzare gli occhi (coperti dagli immancabili
occhiali da sole, scelti gli Zony Aero Pro) quando l'incrocio da sempre critico
coincidente con il Giardino Inglese era stato isolato dalla circolazione delle
auto: finalmente mi sentivo al sicuro!
Pochi
chilometri più avanti, superata la magnificenza della Cattedrale ed entrati
dentro Palazzo delle Aquile, il gruppo da me trainato con molto entusiasmo (e
comunque sul filo moderato dei 3'35"-45"/Km) faceva il suo ingresso
su Via Roma.
Normalmente
questa via principale della Città, parallela a Via Maqueda e Via Libertà,
restava parzialmente chiusa lasciando ai podisti una striscia asfaltata in modo
tale da non creare più di tanto "offesa" agli automobilisti.
Quest'anno,
con sommo stupore, mi renderò conto dopo poche centinaia di metri che la strada
era stata completamente CHIUSA alle auto, consentendoci di correre esattamente
a centro strada su una sede praticamente ampia, larghissima.
Che
dire, il più bel ricordo della corsa, in quel momento attraversando i vari
blocchi stradali, mi sentivo come se mi trovassi a New York City affrontando la
1st Avenue!
Rientrando
su Via Libertà affiancando il Teatro Massimo e successivamente il Teatro
Politeama, particolarmente colorata era la partecipazione di un tifo preparato
per l'occasione ma comunque d'effetto.
Una
volta lasciate alle spalle le bellezze artistiche, si rientrava verso il Parco
ed iniziava la lunga ed inesorabile salita.
Io, sempre euforico, seguivo il migliore di un gruppo che man mano si andava
sgretolando, ivi compreso un altro contendente per la Maratona, un runner
lombardo.
Preso
dall'entusiasmo di trovare maggiore frescura sotto gli alberi, spingevo il
ritmo di circa 3'40"/Km ritrovandomi ormai a tre chilometri dal traguardo
della mezza maratona, con un solo compagno di via, un atleta della Podistica
Messina.
Il
passaggio della metà gara non era dei migliori, ma lo accettavo di buon grado
visto che da quel momento in avanti mi sarei trovato da solo a correre contro
le avversità altimetriche: 1h18' circa e via verso Mondello!
Bevo
da una bottiglia preparata ad hoc la mattina, con tanto miele e sali minerali
con magnesio e potassio su acqua leggermente frizzante, ciò che solitamente
bevo in allenamento.
Stranamente
quell'acqua, rimasta all'aria circa due ore, era divenuta tiepida…
Strano, eppure c'era tanto fresco nell'aria, eppure il mio
completo era totalmente sudato ed avevo bevuto ad ogni rifornimento con reale
necessità... non riusco ben a capire quanto fosse calda l'atmosfera per via
dell'aria fresca che tirava!
L'entusiasmo c'era ancora, da vendere, ma non riesco a
ripartire alla stessa maniera al secondo giro nel tratto di discesa che durava
meno di tre chilometri...
Il
percorso faceva si che si rientrasse sul tracciato affrontato dai podisti in
mezza, quindi avevo comunque tanta e colorata compagnia per strada per gran
parte del tratto da affrontare nuovamente che attraversava per intero il Parco
della Favorita...
La
differenza stavolta si sentiva, non riuscivo a tenere i 4'00"/Km e
continuavo a sudare, sentendo il vento sempre più freddo addentrarsi nella mia
pelle man mano che gli alberi si infittivano.
In
quel momento di reale difficoltà, ho avvertito un primo "movimento allo
stomaco" che rendeva reale il disagio sul cronometro.
Non
mi volevo abbattere, sapevo che poco più avanti iniziava la lunga discesa che
portava a Mondello e che avrei avuto tempo e modo di recuperare.
Il
freddo, invece, iniziava a picchiare sullo stomaco...
Giunti
alle porte della spiaggia ormai il terzo posto era comunque andato, sorpassato
con facilità dal bravo podista lombardo che normalmente veleggia su questi
tempi.
Il
rettilineo del Lido di Mondello non finiva più.
Mi
passavo il tempo a vedere quanto si divertissero le persone a passeggiare sulla
spiaggia, giocando con i cani, oppure passeggiando sulla strada deserta alle
auto.
Volevo
essere con loro, fermarmi e ammirare tanta pace, beatitudine e silenzio dalle
assordanti auto...
Alcuni
passanti, ahimè, erano totalmente noncuranti del passaggio degli atleti in gara
(me compreso) con scarso spirito sportivo, di partecipazione o semplice
rispetto per chi prendeva parte alla manifestazione.
Ero
ormai cotto, le gambe non reggevano più lo sforzo della corsa e mancavano 10
durissimi ed estenuanti chilometri.
Dove
avrei trovato le altre forze?
Da
nessuna parte, eppure nella mente c'era un solido "meccanismo di
protezione" che mi impediva di fermarmi perchè sapevo con certezza che lì
sarebbe stata la fine, la più ingloriosa.
In
quei momenti avevo solo voglia di scappare in bagno ed invece mi aspettava una
impegnativa ed infinita salita...
Continuavo
ad idratarmi, cosa assurda, ma di certo avevo preso una crisi intestinale di
notevole potenza.
La
gente continuava comunque ad incitarmi (loro sono stati determinanti con il
loro affetto), a darmi aiuto e la salita di
Mondello
stavolta si faceva pesante.
Pian
piano scollino, pian piano raggiungo la Palazzina Cinese, Villa Niscemi e,
raggiunto ormai il quarantesimo, mi accosto fugacemente al bagno, con
discrezione e celerità da record (quella sicuramente).
Al
giro di boa conclusivo emetto il seguente verbo, mestamente: "adesso
andiamocene a casa" e continuo sul piede dei 4'40"/Km verso il
traguardo.
Perdo
qualche secondo per il pubblico, che mi applaude, mi sostiene, ha capito che
qualcosa non è andata per il verso giusto e mi inchino per loro, mi sembrava
giusto: l'edizione migliore in assoluto organizzativamente parlando meritava
tanto calore anche da parte mia.
Se
non fosse chiaro ancora, il crono è di 2h49'07" e quarto posto assoluto
finale.
Anche il secondo keniano giunto al traguardo non se l'è
passata bene con un modesto 2h26' e man mano arrivano tutti gli eroici finisher
mi rendo conto delle dimensioni delle imprese e delle vicissitudini personali
di ognuno di loro.
Le premiazioni di categoria si fanno aspettare anche troppo,
ma passo il tempo a far passare i crampi ed a idratarmi, bevendo tanto e nel
contempo tremando per il freddo.
Una
Maratona vissuta così male prima d'ora non mi era mai capitata e come al solito
il clima caldo umido mi ha dato un pugno diretto allo stomaco.
Ma
quanto di buono realizzato dall'organizzazione va evidenziato, con il tracciato
di mezza maratona veramente leggero e filante senza inutili giri di boa e, come
non ribadirlo, completamente chiuso alle auto.
Per
la prima volta in vita mia mi sentivo nella mia Città dentro a una
manifestazione internazionale dove il running per una domenica è padrone su
tutti gli altri sport...
Mondello
è la croce e delizia di una Maratona veramente tanto, troppo dura, che mi
immaginerei correre magari a dicembre, anche con il rischio pioggia, perchè no!
E'
la ragione insita di chi l'ha corsa, magari con successo e soddisfazione
personale e poi non la corre più: molti di loro sono podisti che provengono
dall'estero o da altre Città d'Italia.
Di
certo torneranno a casa sognanti e soddisfatti di aver chiuso con una medaglia
una simile impresa, ma sapranno che la Maratona di Palermo è bella "ma non
per fare il tempo".
Io chiudo la mia terza esperienza in modo drammatico e posso
dire: cara mia Città, il prossimo anno mi vedrai nuovamente al via, per
vendicarmi di te ;-)