“L’Italicum è stato concepito per mettere fuori gioco Beppe Grillo“.
 Obiettivo il bipolarismo e tenere fuori dall’influenza del governo il 
terzo partito. Lo dice apertamente il viceministro alle Infrastrutture e
 ai trasporti Riccardo Nencini intervenendo ad Agora su
 Rai 3. Parla di una riforma della legge elettorale debole e incapace di
 raggiungere lo scopo, ma che soprattutto rischia di non sopravvivere al
 risultato delle prossime Europee. “L’Italicum era stato concepito per 
mettere fuori gioco Grillo e per ridurre a due i partiti, centrodestra 
contro centrosinistra, con una proposta di legge che però era troppo 
debole per raggiungere questo obiettivo. L’Italicum nasce per mettere 
fuori gioco il terzo partito e impostare un bipolarismo europeo. Se 
Grillo diventa il secondo partito alle Europee l’Italicum cade“.
A inizio aprile l’aveva  dichiarato l’ex ministro della difesa Mario Mauro:
 “Questa legge non è vero che è contro i piccoli partiti”, aveva detto a
 “Porta a porta” a fine gennaio, “è una legge per fare fuori un grande 
partito: il Movimento 5 stelle”. E su Rai 3 lo conferma oggi anche Clemente Mastella (Forza
 Italia): “Il 25 maggio segnerà lo spartiacque della politica italiana, 
ed è ovvio che, laddove Grillo prenderà molti voti, l’Italicum è 
completamente fregato, cioè bisogna cambiare i meccanismi. Tutto sommato
 Grillo può arrivare anche al 25-30 per cento – ha aggiunto Mastella – 
però rimane una minoranza sostanziosa. Certamente, non è la maggioranza 
del Paese”. 
Così la riforma della legge elettorale, figlia del patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi, appena cominciata, rischia di essere già finita. Dai toni trionfali delle prime cronache, ora i ritardi. Dopo l’approvazione sul filo del rasoio alla Camera è stata rimandata la discussione al Senato dopo le elezioni Europee. E mentre il ministro per le riforme Maria Elena Boschi
 assicura: “Approvazione entro l’estate”, i risultati del voto per 
Bruxelles rischiano di cambiare le carte sul tavolo. Anche per le 
richieste che potrebbero arrivare dallo stesso ex Cavaliere: il tonfo 
alle urne lo porterà a nuove modifiche per evitare di essere spazzato 
via.
La riforma per garantire la governabilità, con il leit motiv del Partito democratico,
 rischia di portare però ad un risultato inaspettato nel caso in cui il 
Movimento 5 stelle ottenesse molti voti alle prossime Europee. Lo sa 
bene il leader Grillo: “L’Italicum”, aveva detto a inizio maggio in un 
comizio a Bari, “l’hanno fatto per non far partecipare noi alla gara 
delle elezioni. Ma hanno fatto una legge talmente del ‘ca…’che se l’applicassero vinciamo noi”. Il deputato Pd Pippo Civati addirittura dal palco di Bologna l’ha chiamata “Pizzarottum”:
 “L’Italicum non funziona più, perché, fatti due conti ci si è accorti 
che è diventato un Pizzarottum”, aveva ironizzato sulla legge elettorale
 mettendola in relazione con l’esito delle elezioni amministrative di 
due anni fa: un ballottaggio fra centrosinistra e Movimento 5 Stelle che
 alla fine ha visto prevalere il candidato sostenuto da Beppe Grillo, 
ovvero l’attuale sindaco di Parma. Si era detto che la riforma 
elettorale e quella del Senato sarebbero state approvate entro il 25 
maggio. E’ chiaro che era una forzatura. Io spero che dopo le Europee ci
 siano le condizioni per riprendere il percorso che mi pare sia in 
grande difficoltà, soprattutto per l’Italicum: lo hanno votato quasi tutti, ma non piace a nessuno“.
Redazione Il Fatto Quotidiano | 19 maggio 2014
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