Pubblico
con molto piacere la email appena ricevuta dall'amico Pippo, al quale avevo
segnalato la visione di due interessanti video, postati nel suo spazio web di You
Tube, dal pittore Luca Alinari.
"Ho rivisto con piacere gli interventi di Luca Alinari (ndr. Vedi i due links indicati in calce).
Me li aveva già segnalati una mia allieva.
Per quanto utili (specialmente come dimostrazione dell’efficacia della lettura strutturale dell’immagine) ritengo che non aggiungano niente di nuovo all’infinita letteratura sui rapporti e sulle contiguità tra pittura e fotografia.
A titolo esemplificativo - e ti ricordo che il dibattito sulle relazioni e sui “contagi” tra i due linguaggi c’è sempre stato e non poteva essere diversamente – ti rinvio a Palazzoli-Carluccio, Un combattimento per l’immagine, Bompiani (un testo epocale e definitivo nonostante sia assai datato); i due preziosissimi Aaron Scharf, Arte e fotografia,Einaudi, e Heinrich Schwarz, Arte e fotografia, Boringhieri; occorre leggere anche l’amico Claudio Marra, Fotografia e pittura del 900, Bruno Mondadori, anche in relazione al testo della Palazzoli.
Il direttore del MOMA, Peter Galassi approverebbe ogni parola dei due filmati; vedere in tal senso il suo “Prima della fotografia”, Bollati Boringhieri. E siccome il nostro Alinari ha ricordato la scuola toscana gli farebbe piacere ritrovare echi delle sue intuizioni nel testo pubblicato da Alinari (guarda un pò) “i macchiaioli e la fotografia”.
Credo che, per cominciare, queste letture siano un buon inizio (dimenticavo Augusto Pieroni e, naturalmente, Rosalind Krauss).
Ritengo opportuno, però, soffermarmi sul fatto che noi siamo fotografi (almeno io) cioè uomini e donne che, senza desiderio alcuno di essere chiamati artisti, raffigurano il mondo con l‘articolo determinativo.
Io non fotografo un cane ma quel cane, non un albero ma quell’olmo, in quel giardino, in quell’ora ed a quell’età.
Io ho bisogno di chiamare le cose per nome ed attribuirgli i loro contorni reali e veri. Non posso mentire, devo essere vero.
Altrimenti farò metafotografia che in virtù della maggiore libertà di linguaggio godrà di giustificati quozienti artistici e potrà mentire come vuole, col consenso e con l’approvazione di chi guarda e compra. Il resto è filosofia per la qual sono attrezzato ma che non mi riguarda.
Ma se proprio vogliamo rimanere in campo filosofico allora tornerei sulla benedetta e medievale “disputa sugli universali” ricordata da Eco e dall’amico Ferdinando Scianna che ne riporta, applicata alla fotografia, un’importante derivazione che puoi trovare all’inizio del libro “obiettivo ambiguo” Contrasto.
Buona lettura e congratulazioni all’amico Alinari per tanta chiarezza espositiva e precisione di linguaggio."
"Ho rivisto con piacere gli interventi di Luca Alinari (ndr. Vedi i due links indicati in calce).
Me li aveva già segnalati una mia allieva.
Per quanto utili (specialmente come dimostrazione dell’efficacia della lettura strutturale dell’immagine) ritengo che non aggiungano niente di nuovo all’infinita letteratura sui rapporti e sulle contiguità tra pittura e fotografia.
A titolo esemplificativo - e ti ricordo che il dibattito sulle relazioni e sui “contagi” tra i due linguaggi c’è sempre stato e non poteva essere diversamente – ti rinvio a Palazzoli-Carluccio, Un combattimento per l’immagine, Bompiani (un testo epocale e definitivo nonostante sia assai datato); i due preziosissimi Aaron Scharf, Arte e fotografia,Einaudi, e Heinrich Schwarz, Arte e fotografia, Boringhieri; occorre leggere anche l’amico Claudio Marra, Fotografia e pittura del 900, Bruno Mondadori, anche in relazione al testo della Palazzoli.
Il direttore del MOMA, Peter Galassi approverebbe ogni parola dei due filmati; vedere in tal senso il suo “Prima della fotografia”, Bollati Boringhieri. E siccome il nostro Alinari ha ricordato la scuola toscana gli farebbe piacere ritrovare echi delle sue intuizioni nel testo pubblicato da Alinari (guarda un pò) “i macchiaioli e la fotografia”.
Credo che, per cominciare, queste letture siano un buon inizio (dimenticavo Augusto Pieroni e, naturalmente, Rosalind Krauss).
Ritengo opportuno, però, soffermarmi sul fatto che noi siamo fotografi (almeno io) cioè uomini e donne che, senza desiderio alcuno di essere chiamati artisti, raffigurano il mondo con l‘articolo determinativo.
Io non fotografo un cane ma quel cane, non un albero ma quell’olmo, in quel giardino, in quell’ora ed a quell’età.
Io ho bisogno di chiamare le cose per nome ed attribuirgli i loro contorni reali e veri. Non posso mentire, devo essere vero.
Altrimenti farò metafotografia che in virtù della maggiore libertà di linguaggio godrà di giustificati quozienti artistici e potrà mentire come vuole, col consenso e con l’approvazione di chi guarda e compra. Il resto è filosofia per la qual sono attrezzato ma che non mi riguarda.
Ma se proprio vogliamo rimanere in campo filosofico allora tornerei sulla benedetta e medievale “disputa sugli universali” ricordata da Eco e dall’amico Ferdinando Scianna che ne riporta, applicata alla fotografia, un’importante derivazione che puoi trovare all’inizio del libro “obiettivo ambiguo” Contrasto.
Buona lettura e congratulazioni all’amico Alinari per tanta chiarezza espositiva e precisione di linguaggio."
F.to Pippo Pappalardo
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