Mentre il Piatto del Nazareno si gonfia ogni 
giorno di nuove pietanze – le controriforme elettorale e costituzionale,
 il mega-condono fiscale, il falso in bilancio copiato da quello di B., i
 vertici delle Procure-chiave, gli inciuci per issare al Quirinale il 
consigliori di Craxi nonché candidato del Caimano – saltano fuori (dal 
piatto) due leader che offrono una zattera a chi non vuol morire 
nazareno. Entrambi strappano con le precedenti appartenenze all’insegna 
della legalità.
Il primo è un politico, Sergio Cofferati, uscito dal Pd dopo la 
vergogna delle primarie liguri truccate da extracomunitari cammellati e 
infiltrati mafiosi, fascisti, alfaniani e scajoliani, uniti ai 
renzian-burlandiani per continuare a spartirsi la regione: un 
SuperNazareno locale che diventa partito unico con candidato unico, ben 
oltre il patto e il piatto romano. 
Il secondo è un giudice, Piercamillo Davigo, che abbandona dopo oltre
 30 anni la corrente conservatrice di Magistratura Indipendente, ormai 
ridotta a ruota di scorta dei nazareni del Csm, un tempo organo di 
autogoverno delle toghe e ora organo di controllo del governo sulle 
toghe. E sta per fondarne una nuova, “Autonomia e indipendenza”, 
ispirata all’articolo 104 della Costituzione, uno dei più traditi e 
calpestati dai politici e da una parte degli stessi magistrati: “La 
magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro
 potere”. La genesi dello strappo la spiega lo stesso Davigo, già membro
 di punta del pool Mani Pulite, poi giudice d’appello, infine di 
Cassazione, nell’intervista al Fatto   [clicca qui per leggerla]. 
Ma c’è anche un aspetto politico che un magistrato come lui non può 
affrontare: la supermaggioranza Renzi-B., complice Napolitano, ha messo 
le mani sul Csm con tre mosse mai viste nella storia repubblicana. 
1) Ha paracadutato il sottosegretario Legnini (Pd) alla vicepresidenza, cioè alla guida operativa del Consiglio.
2) Si è tenuto come sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, il 
magistrato berlusconiano che da via Arenula seguita a fare il ras di MI,
 sponsorizzando i suoi fedelissimi, poi regolarmente eletti nel nuovo 
Csm (Pontecorvo e Forteleoni).
3) Ha assecondato con tutto il peso dei membri laici di destra, di 
centro e di sinistra e con l’aggiunta del Presidente e del Pg della 
Cassazione le manovre del Quirinale per orientare le nomine dei capi 
delle Procure (vedi Palermo), i procedimenti disciplinari e le pratiche 
di incompatibilità ambientale salvando i magistrati allineati (Bruti 
Liberati) e colpendo i cani sciolti (Esposito, Di Matteo, Robledo ecc.). 
Così nel Csm s’è saldata un’inossidabile maggioranza “nazarena” 
filogovernativa: i 2 capi della Cassazione, gli 8 laici di tutti i 
partiti e i 4 di MI. Totale: 14 su 27 (il 27° è il capo dello Stato, che
 di solito non vota, ma fa votare). La prova su strada l’han fatta con 
la nomina di Franco Lo Voi, il candidato meno esperto e titolato, a 
procuratore di Palermo, a danno dei due concorrenti molto più meritevoli
 di lui, Lo Forte e Lari, che l’hanno subito impugnata al Tar. Quando 
Davigo, noto per l’intransigente indipendenza dalla politica, è stato 
proposto a presidente di MI, i Ferri-boys l’hanno stoppato, 
preferendogli Pontecorvo, uno dei protetti del sottosegretario 
impiccione. La nuova corrente, che ora potrebbe attrarre molti 
magistrati di vari orientamenti, accomunati dall’insofferenza per il 
collateralismo politico delle vecchie, si chiama “Autonomia e 
indipendenza” proprio per questo. E ha già sortito l’effetto di mandare 
in minoranza i nazareni al Csm, che ora sono 13 a tavola: uno dei 
quattro di MI, Aldo Morgigni, se n’è andato con Davigo. 
Chi coltivava il disegno autoritario e 
velleitario di papparsi l’Italia comprimendo ogni differenza, soffocando
 ogni dissenso e irregimentando tutto e tutti sotto un sudario di 
conformismo che non ammette voci stonate, è servito: la pentola a 
pressione è esplosa. Cofferati nel Pd e Davigo nella magistratura hanno 
aperto le prime falle nel coperchio, per far uscire la puzza e far 
entrare un po’ d’aria fresca. 
Marco Travaglio (Jack's Blog - Il Fatto Quotidiano - 20 gennaio 2014) 

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