Ma perché nessuno glielo dice Renzi che il suo ministro della Giustizia di Giustizia non capisce niente? Ha senso assumersi orgogliosamente la paternità degli inciuci?
 Per di più affrontando con superba faciloneria questioni tecniche di 
cui sfuggono significato e conseguenze. Prendiamo l’ultima schifezza, il falso in bilancio riveduto, corretto e rimasto tale quale. Orlando
 e Renzi lo sanno cosa sono le soglie di punibilità e a che servono? 
Evidentemente no, però – se hanno pazienza – leggendo qui lo possono 
capire.
Queste soglie nascono nel 1982, con i reati tributari:
 sono talmente tanti che è impossibile celebrare tutti i processi. 
Attenzione, tutti i processi per i reati che si scoprono; che sono una 
piccola parte (il 10 %) di quelli che si commettono. Sicché si decide di
 alleggerire lo strumento penale: sarà utilizzato solo per le evasioni 
più rilevanti quelle al di sopra di una certa “soglia” 
(fissa, uguale per tutti, non percentuale); per quelle più piccole, 
sotto la “soglia”, se ne occuperà l’Agenzia delle Entrate che oltre a 
riscuotere le imposte dovute, irrogherà sanzioni amministrative, le 
multe.
Il sistema dunque sanziona tutta l’evasione fiscale 
(scoperta): parte con la Giustizia penale e parte con quella 
amministrativa. Ma le “soglie fantasiosamente immaginate dall’avv. Ghedini
 in Tribuna le a Milano, mentre difende va B. imputato di falso in bi 
lancio, respinte con perdite perché non previste dalla legge, quindi 
introdotte con legge dallo stesso B., oggi riproposte dal duo dinamico, 
semplicemente depenalizzano questo reato. In
 altre parole se la posta falsificata è inferiore al 5 % del risultato 
di esercizio, o all’ 1 % del patrimonio netto, il bilancio è falso sì; 
ma è un falso lecito; nessuna sanzione, penale o amministrativa è prevista.
La cosa più assurda è che tanto più è ricco il falsificatore, tanto più è elevato
 il falso; ma, purché inferiore alle soglie, non costituisce reato. 
Invece un piccolo falsificatore, che però superi le soglie lui sì che 
può essere condannato. Orlando e Renzi non lo sanno (ma Renzi dovrebbe, 
laureato in Legge, ha studiato Diritto penale) ma stanno applicando a 
rovescio una vituperata teoria giuridica nazista: la colpa d’autore (Tater schuld). Secondo questa teoria ciò che merita punizione non è tanto il delitto ma il modo di essere di chi lo ha commesso: si punisce qualcuno perché è molto cattivo indipendentemente dalla gravità del reato.
Ovviamente è un’aberrazione: la legge punisce il reato in funzione 
della sua gravità; e prevede una pena variabile tra un minimo e un 
massimo; entro questi limiti si tiene conto della personalità
 del reo e si determina la misura della pena, più o meno alta. Con le 
soglie previste da Orlando (e prima ancora e non a caso da B) succede 
che, quanto più è ricca una persona, tanto meno è meritevole di pena. 
Sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. La riforma copia carbone 
ha mantenuto la procedibilità a querela: vuol dire che non si può 
procedere (tranne si tratti di società quotate) anche per un falso 
gravissimo, se i soci della società o i creditori non sporgono querela.
I soci: avete mai visto un ladro che si autodenuncia? I soci che non 
fanno parte del Consiglio di Amministrazione e che nulla sanno della 
gestione della società; e i creditori: come fanno a sapere che il 
bilancio è falso? Magari lo scoprono dopo un anno o due: con una 
prescrizione di 7 anni e mezzo, meglio che risparmino i soldi 
dell’avvocato, non ce la faranno mai. Soprattutto il falso in bilancio 
riformato (!) mantiene la natura (inventata da Ghedini, lui sa benissimo
 ciò che fa) di reato di danno: occorre, perché sia reato, che il falso abbia cagionato un danno ai soci o ai creditori.
Che siano danneggiati i soci che lo hanno fatto è da escludere: il falso gli serviva per procurarsi un vantaggio: ottenere finanziamenti,
 distribuire dividendi, pagare meno imposte. Restano i soci 
eventualmente fregati e i creditori. Ma siamo sempre lì: chi glielo dice
 che il bilancio è falso? E quando se ne accorgono? Insomma: avrà 
qualche significato il fatto che, dal 2000 (legge Ghedini / B), di 
processi per falso in bilancio non se ne sono fatti più? Questa è la non
 contestabile dimostrazione che una legge del genere di fatto lo 
depenalizza.
E, tanto per concludere con un’ovvietà: il falso in bilancio è la mamma di tutti i reati contro l’economia. Procura i soldi “neri” per pagare la corruzione e il voto di scambio;
 e senza di lui non si può commettere evasione fiscale. Stando così le 
cose, le vanterie di Orlando (l’avevamo previsto proprio così, siamo noi
 che lo vogliamo così) equivalgono a spararsi in un piede. Se proprio 
devi fare le porcate, falle di nascosto e spera che non ti scoprano. Ma 
forse hanno ragione loro. Forse alla gggente di tutto ciò non gliene importa nulla: sperano solo che, un giorno, un bel falso in bilancio capiti di farlo anche a loro.
Bruno Tinti (Il Fatto Quotidiano, 17 gennaio 2015)
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