Fino
a quando non avevo particolare interesse per la fotografia, i miei itinerari
erano finalizzati al raggiungimento dei luoghi.
I miei percorsi, infatti, non prevedevano la contemplazione, seppur furtiva, di quanto potessi incontrare lungo il tragitto.
Con la nascita in me della passione per la fotografia, oggi forse anche corroborata dalla senilità che avanza, è cambiato tutto.
Come ho avuto modo di scrivere in altre circostanze, l’occhio del fotografo invidia quello delle mosche, perchè vorticosamente gira e ricerca con lo sguardo, magari sopperendo al limite fisico aiutandosi con l’esperienza e la propria fantasia.
Per muovermi in città prediligo sempre percorsi pedonali e lungo il tragitto lo sguardo si concentra a visionare con la mente tutto quello che incontro.
Nella limitata esperienza da sub, ad esempio, avevo appreso che certi resti di molluschi costituivano indizi per individuare la tana di un polipo, ovvero che in particolari anfratti si era certi di trovare murene, saraghi o cefali.
In fotografia è un pò la stessa cosa, perché ambientandosi nei luoghi si impara a capire cosa si potrebbe trovare dietro l’angolo, a leggere quello che ti sovrasta lungo il cammino, a ricercare dettagli e tracce che suscitino un qualche interesse, siano esse scritte, resti di cartelloni pubblicitari, personaggi ambientati in certi contesti; insomma tutto quanto può contribuire a sollecitare l’intima immaginazione creativa.
Certo, molto dipende anche dall’umore del momento, dallo stato d’animo con cui ti accingi ad approcciare a una battuta. Per questo, quando si è indisposti o di umore non buono, anche per il bene degli altri, è molto meglio restare a casa, magari dedicandosi alla “post produzione”.
Come è risaputo, la fotografia è un qualcosa di indefinito che coesiste con il nostro essere e che comprende tutto quanto incontriamo e ogni cosa o persona che ci circonda.
La sensibilità di ciascuno e l’esperienza di certo aiutano molto nel “mestiere” ………. ma resto fermamente convinto che il ruolo da padrone lo fa sempre il “Fattore C”.
I miei percorsi, infatti, non prevedevano la contemplazione, seppur furtiva, di quanto potessi incontrare lungo il tragitto.
Con la nascita in me della passione per la fotografia, oggi forse anche corroborata dalla senilità che avanza, è cambiato tutto.
Come ho avuto modo di scrivere in altre circostanze, l’occhio del fotografo invidia quello delle mosche, perchè vorticosamente gira e ricerca con lo sguardo, magari sopperendo al limite fisico aiutandosi con l’esperienza e la propria fantasia.
Per muovermi in città prediligo sempre percorsi pedonali e lungo il tragitto lo sguardo si concentra a visionare con la mente tutto quello che incontro.
Nella limitata esperienza da sub, ad esempio, avevo appreso che certi resti di molluschi costituivano indizi per individuare la tana di un polipo, ovvero che in particolari anfratti si era certi di trovare murene, saraghi o cefali.
In fotografia è un pò la stessa cosa, perché ambientandosi nei luoghi si impara a capire cosa si potrebbe trovare dietro l’angolo, a leggere quello che ti sovrasta lungo il cammino, a ricercare dettagli e tracce che suscitino un qualche interesse, siano esse scritte, resti di cartelloni pubblicitari, personaggi ambientati in certi contesti; insomma tutto quanto può contribuire a sollecitare l’intima immaginazione creativa.
Certo, molto dipende anche dall’umore del momento, dallo stato d’animo con cui ti accingi ad approcciare a una battuta. Per questo, quando si è indisposti o di umore non buono, anche per il bene degli altri, è molto meglio restare a casa, magari dedicandosi alla “post produzione”.
Come è risaputo, la fotografia è un qualcosa di indefinito che coesiste con il nostro essere e che comprende tutto quanto incontriamo e ogni cosa o persona che ci circonda.
La sensibilità di ciascuno e l’esperienza di certo aiutano molto nel “mestiere” ………. ma resto fermamente convinto che il ruolo da padrone lo fa sempre il “Fattore C”.
Dopo che l'articolo è stato postato mi arriva il commento acuto del mio carissimo amico P. che mi piace condividere con chi sta leggendo: "L’articolo sulla fotografia si può commentare con delle citazioni: “Non è la meta quello che conta ma il viaggio “, “Il vero viaggio non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi “ oppure parafrasando “Ciò che fotografiamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo“, ferma restando naturalmente la famosa Fortuna con la C maiuscola!"
Buona luce a tutti!
© Essec
Un caso di puro fattore C
RispondiEliminaUn giorno un pescatore andò a calare le reti, ne aveva due una per le trigliole da scoglio, a maglia di un centimetro da calare vicino alla riva , e una per pesci più grossi a maglia da cinque centimetri da calare al largo. L'indomani ritirò prima quella delle triglie e rimase soddisfatto delle prede, poi andò alla seconda e anche lì rimase soddisfatto perchè la sentiva pesante e carica di pesci, ve n'erano in gran quantità tutti pressappoco della stessa grandezza tranne .... un gruppetto di trigliole ma proprio piccole, "ma come sono morte?", si chiese e così si rispose: "**chia c**o, hanno sbattuto contro il filo della rete".