Storie di ordinaria follia. Burocratica. Della Tim. Vicenda che è
capitata a me, ma pure a molti altri utenti anche se non nelle forme
kafkiane della mia.
Ho due linee di telefono fisso, una collegata al fax, una risalente a
quando era ancora vivo mio padre prima sotto Stipel poi diventata Sip
poi Telecom infine l’attuale Tim. Insomma un numero che sta in casa mia
da oltre 70 anni. Naturalmente gli apparecchi sono cambiati e
modernizzati. Anche se il vecchio modello, tipo ‘telefoni bianchi’, che
io tengo in un’altra stanza, fa il suo porco dovere. Tant’è che quando
lascio la cornetta del telefono principale attaccata male, quello invece
squilla.
Il secondo numero, collegato al fax, non mi serviva più. A settembre
ho chiesto alla Tim, con una certa fatica perché non si riusciva mai ad
arrivare ad un umano, di toglierlo di mezzo. Finalmente la Tim mi
informò che il giorno 30 novembre sarebbe arrivato il tecnico, senza
peraltro dirmi a che ora. Sono quindi rimasto in casa tutto il giorno.
Ma quello non si è fatto vedere.
Allora con la solita difficoltà delle
nuove tecniche (devi schiacciare un’infinità di numeri, come il lettore
sa bene) sono riuscito a fissare un nuovo appuntamento. Il tecnico non è
arrivato. Alla Tim avevo fatto ben presente che volevo togliere il
numero suppletivo ma lasciando ovviamente l’altro, quello di sempre. Il
15 gennaio, circa cinque mesi dopo la mia prima richiesta, si è alla
fine presentato un tecnico in carne e ossa. Un vecchio operaio che aveva
cominciato con la Sip e la cosa mi ha rassicurato. Anni prima infatti
avevo avuto un incrocchio per cui se funzionava la segreteria telefonica
non funzionavano il fax e il fisso. E viceversa. Era venuto un giovane
tecnico, di ultima generazione, che quando, un po’ preoccupato, gli
spiegai il problema si mise a ridere: “E’ cosa da nulla”. Non riuscì a
combinare un picchio. Ne chiamai un altro, sempre giovane, col quale si
ripeté la stessa scena. Ne chiamai un terzo e nulla cambiò. Mi rivolsi
allora a un vecchissimo tecnico che risaliva addirittura alla Stipel.
Risolse tutto.
L’ultimo tecnico, quello ex Sip, operò molto bene. Sembrava tutto
risolto. Il telefono principale funzionava, il numero collegato al fax
era stato tolto di mezzo. Chiesi al tecnico una certificazione che
documentasse la nuova situazione. Mi disse che ormai tutto avveniva per
vie interne alla Tim, che quindi non ce n’era bisogno. Qualche giorno
dopo ricevetti una telefonata della Tim. Una donna mi disse: “Lei ha
lasciato Tim. Vorremmo quindi…”. “Io non ho mai lasciato Tim. Ho solo
chiesto di togliere un numero suppletivo”. “Mi lasci controllare”. Poi
mi richiamò confermando che le cose stavano come le avevo detto.
Ricevetti però una seconda telefonata Tim che mi poneva la stessa
questione. Diedi la stessa risposta. Ce ne fu poi anche una terza dello
stesso tenore, stessa domanda, stessa risposta. A questo punto pensai
che questa logorante interlocuzione con la Tim fosse finalmente chiusa.
Bene. Domenica mattina, verso le undici, alzo il telefono, faccio un
numero e una voce registrata mi dice: “Per ragioni amministrative il suo
telefono è disattivato”. Aggiunge poi, la voce, di chiamare il numero
di emergenza. Per un colpo di sfiga avevo rotto il cellulare. Ero quindi
completamente isolato. Il cellulare però non è obbligatorio. Uno può
non avercelo per ragioni sue. Per smaltire il nervosismo sono andato in
piscina. Sono ritornato alle quattro e il telefono continuava a non
funzionare, c’era sempre la stessa voce registrata che cominciava: “Per
ragioni amministrative…”.
Ritengo che in una società come questa, basata tutta sulle
telecomunicazioni, e in una città come Milano, modernizzatissima ma dove
uno non conosce nemmeno il suo vicino di pianerottolo, lasciare una
persona per quattro o più ore senza la possibilità di comunicare sia un
tantino criminale. Un vecchio, un single, può sentirsi male e non può
nemmeno chiamare il 118. In ogni caso, anche se era la Tim che aveva
sbagliato tutto, aveva almeno il dovere di informarmi qualche giorno
prima che mi avrebbe disattivato il telefono.
Verso le quattro e mezza del pomeriggio il telefono ha ripreso,
misteriosamente, a funzionare. Erano passati cinque mesi dalla mia prima
richiesta. Tim mi ha spiegato che c’erano stati dei difetti e degli
equivoci nelle loro comunicazioni interne (che non è affatto detto che
non si possano ripetere, e infatti l’altro giorno il telefono è rimasto
disattivato per mezzora). Insomma la più importante società di
telecomunicazioni, che è la proprietaria delle linee telefoniche, non sa
comunicare al proprio interno. E il dottor Gubitosi che ieri ha
rilasciato un’intervista trionfalistica al Corriere, dove è
prospettata una serie di agganci internazionali con altri operatori,
farebbe bene, prima, a sistemare un po’ meglio la propria organizzazione
interna.
Massimo Fini (Il Fatto Quotidiano, 3 febbraio 2019)
Nessun commento:
Posta un commento
Tutto quanto pubblicato in questo blog è coperto da copyright. E' quindi proibito riprodurre, copiare, utilizzare le fotografie e i testi senza il consenso dell'autore.